Ponte Morandi, al via le indagini sulla causa del crollo

I Pm hanno aperto un’indagine sul crollo del ponte Morandi a Genova, a seguito del quale sono morte 38 persone.

Dopo il disastro, descritto da testimoni come «apocalittico», gli ingegneri avvertono che altre migliaia di strutture nel nostro Paese sono considerate a rischio.
È troppo presto per poter determinare la reale causa del crollo, ma gli esperti fanno riferimento allo stato di manutenzione negli anni e al design del ponte-viadotto, che è stato spesso oggetto di controversie.

Nel frattempo, il governo ha puntato il dito contro Autostrade, chiedendo la revoca della concessione.

Scenario apocalittico

Il 14 agosto 2018, sulle strade di Genova sembra una giornata come tutte le altre. Anche sul ponte Morandi c’è chi, come di consueto, percorre il tragitto casa-lavoro, e chi si sta recando in vacanza. Ma all’improvviso accade quello che nessuno si aspetta: una porzione di 200 metri del viadotto Morandi si frantuma letteralmente sotto gli occhi atterriti dei presenti; le automobili su quel dannato tratto di strada precipitano come sassi sul letto del fiume, ferrovia ed edifici. Tantissime le vite spezzate in una frazione di secondo.

Alle drammatiche telefonate di emergenza segue l’arrivo dei soccorsi che cercano vite e corpi tra le macerie, il buio e la pioggia.

Rescuers scour rubble of the collapsed bridge for survivors

 (Valery Hache/AFP/Getty Images)

In poco tempo fa il giro del web il video della tragedia con le grida angosciate di un testimone: «Oh mio Dio, oh mio Dio». Nello stesso video si nota, prima che il ponte crolli, un bagliore. Diversi testimoni hanno infatti parlato di un fulmine che avrebbe colpito la struttura, forse destabilizzando le sue condizioni strutturali già precarie.

Il gioco delle accuse

Secondo il ministro degli Interni Matteo Salvini, Autostrade italiane ha guadagnato «miliardi» dai pedaggi, «ma non ha speso i soldi come avrebbe dovuto», da qui la richiesta della revoca delle concessioni.
Per Toninelli, neo-ministro delle Infrastrutture e dei trasporti del governo Conte, il collasso è «inaccettabile» e se la negligenza è una delle cause, «chiunque ha sbagliato deve pagare».

Da parte sua, Stefano Marigliani, direttore di Autostrade per l’area di Genova, replica che l’accaduto è stato «inaspettato e imprevedibile».
«Code di auto e il volume del traffico causano un intenso deterioramento della struttura su base giornaliera  ̶  aggiunge Marigliani  ̶  Il ponte era costantemente monitorato e supervisionato molto più di quanto richiesto per legge. Non c’era alcuna ragione per considerarlo a rischio crollo».

Il ministro dei Trasporti ha comunque reso noto che nonostante i lavori di manutenzione fossero aggiornati, Autostrade stava per stanziare 20 milioni di euro per lavori di miglioramenti e messa in sicurezza della struttura. La gara d’appalto sarebbe dovuta servire a rafforzare i tiranti in cemento armato, compresi quelli del tratto che è crollato.

Una tragedia annunciata

Il ponte, inaugurato 51 anni fa, è stato progettato dall’ingegnere Riccardo Morandi, ma fin da subito era stato oggetto di critiche e dubbi rivolti all’aspetto strutturale.

A close up image of a section of the collapsed Morandi bridge

(Valery Hache/AFP/Getty Images)

Per questo il team di ingegneri specialisti sul suo sito web Ingegneri.info, parla di una tragedia annunciata. Nel suo design, Morandi ha utilizzato la tecnologia da lui stesso brevettata del cemento armato precompresso, in seguito rivelatasi problematica.

Antonio Brencich, professore di Costruzioni in cemento armato all’Università di Genova, ha dichiarato a Radio Capitale che la tecnologia utilizzata da Morandi «soffriva di gravi problemi di corrosione», e nel tempo si è dimostrata un «fallimento».

Secondo quanto dichiarato a Vrt da Guido De Roeck, professore presso l’Università del Belgio Ku Leuven, un punto debole del design del ponte Morandi era «il numero limitato di cavi, non cavi in acciaio, ma cavi pretensionati in calcestruzzo, soggetti quindi a corrosione».

Ma secondo quanto affermato al Daily Mail da Agathoklis Giaralis, vice-direttore del Centro Ricerca delle Strutture di Ingegneria Civile all’Università di Londra, sebbene le parti metalliche arrugginite siano per definizione l’anello più debole di una struttura come quella di Morandi, è molto improbabile che un tale stato di corrosione capace di causare quel crollo potesse passare inosservato: «Direi che molto probabilmente qualcosa è andato storto con la fondazione o il terreno di supporto, piuttosto che con il pontile, il ponte o i cavi».

Ian Firth, ingegnere strutturale del Regno Unito, ha dichiarato al Daily Mail che «è troppo presto per dire cosa ha causato il tragico crollo, ma dato che il ponte in cemento armato precompresso è lì da 50 anni, è possibile che le cause possano essere ricercate nella corrosione dei tiranti e nel mancato rinforzo».

«Decine di migliaia di strutture devono essere sostituite»

Sulla scia del disastro, l’integrità di altre strutture in tutta Italia è ora in discussione.

Per il ministro dei trasporti Danilo Toninelli, molte strutture soffrono la mancanza di controlli: «Non ci sono sufficienti controlli, manutenzione, e lavori di messa in sicurezza per molti dei ponti e viadotti costruiti in Italia duranti gli anni ’60, ovvero quasi tutti».

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha affermato che «tutte le infrastrutture» in tutto il Paese devono essere ricontrollate: «Non dobbiamo permettere che si ripeta un’altra tragedia come questa».

Diego Zoppi, ex presidente dell’Ordine degli architetti della sezione di Genova, ha affermato ai giornalisti: «Le costruzioni degli anni ’50 e ’60 hanno un urgente bisogno di rinnovamento. Il rischio crolli è sottovalutato, e le strutture costruite in quegli anni sono tutte arrivate a un’età che le inquadra come strutture ‘a rischio’».

Il Cnr ha reso noto che le strutture che hanno la stessa età del ponte Morandi hanno tutte superato le loro aspettative di vita. Decine di migliaia di ponti e viadotti costruiti negli anni ’50 e ’60 dovrebbero essere riparati o sostituiti.
Sempre secondo il Cnr, nella maggior parte dei casi sarebbe più conveniente demolire e ricostruire queste strutture da zero, piuttosto che spendere soldi per la manutenzione.

Articolo in inglese: Why Did Italy’s Genoa Bridge Collapse?

 
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