Pompeo: restrizioni su Taiwan tolte per affrontare le minacce poste da Pechino

Di Frank Fang

Il segretario di Stato Mike Pompeo ha dichiarato che le sue recenti decisioni su Taiwan sono state prese con grande attenzione, a fronte della minaccia che il Partito Comunista Cinese rappresenta per tutto il mondo.

L11 gennaio, durante un’intervista con Voice of America, Pompeo ha parlato di alcune sue recenti e importanti iniziative: la revoca delle decennali «linee guida diplomatiche» in merito alle interazioni tra i funzionari statunitensi e le loro controparti taiwanesi, la visita a Taiwan dell’ambasciatore statunitense presso l’Onu Kelly Craft, e al comunicato congiunto sugli arresti di massa a Hong Kong.

«Avrei voluto che queste cose fossero state fatte molto tempo fa – ha dichiarato Pompeo – Queste azioni non sono affrettate. Rappresentano gli sforzi che abbiamo intrapreso e sono una parte importante della strategia che abbiamo delineato rispetto a come proteggere e preservare le libertà americane di fronte alle sfide che presenta il Partito Comunista Cinese (Pcc)».

Dal canto suo, Pechino si è scagliata contro l’amministrazione Trump per le due mosse riguardanti Taiwan, che il regime cinese sostiene faccia parte del proprio territorio. Il media statale cinese Global Times ha criticato le mosse come «l’ultima follia» del governo Trump, minacciando una guerra e suggerendo azioni per inchiodare Pompeo al «pilastro della vergogna».

A causa degli sforzi di Pechino per limitare l’influenza internazionale di Taiwan, l’isola ha attualmente solo 15 alleati diplomatici. E gli Stati Uniti non sono tra questi, poiché l’amministrazione Carter ha trasferito il riconoscimento diplomatico a Pechino nel 1979. Nonostante la mancanza di un rapporto formale, Washington ha sempre mantenuto un solida diplomazia con l’isola autogovernata, anche grazie al Taiwan Relations Act.

La revoca delle restrizioni da parte di Pompeo è stata accolta favorevolmente non solo dai parlamentari statunitensi ma anche da quelli del Regno Unito. Il 9 gennaio Luke de Pulford, membro della Commissione per i diritti umani del Partito Conservatore britannico, ha scritto su Twitter che il Regno Unito dovrebbe seguire l’iniziativa di Pompeo.

Pompeo ha inoltre ribadito che ci si deve avvicinare alla Cina rossa con «sfiducia e cautela». Per chiarire questo punto, Pompeo ha sottolineato che i recenti arresti a Hong Kong di oltre 50 attivisti – ex parlamentari e politici – sono un’ulteriore prova che Pechino si è «allontanata» dalla promessa fatta agli hongkonghesi. Gli arrestati sono accusati di «sovversione del potere statale» ai sensi della nuova legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong.

Quando nel 1997 Hong Kong – ex colonia britannica – è tornata sotto il dominio cinese, lo Stato comunista monopartitico aveva promesso che gli hongkonghesi avrebbero goduto di libertà e diritti non garantiti nella Cina continentale, per almeno 50 anni. Tuttavia il Pcc ha portato avanti il proprio programma e ha infranto la sua promessa, anche con la recente implementazione della draconiana legge sulla sicurezza nel giugno dello scorso anno, che prevede pene fino all’ergastolo per reati vagamente definiti come la sovversione e la secessione.

Pompeo ha quindi concluso: «Il Partito Comunista Cinese ha un chiaro intento di dominio egemonico, e noi abbiamo l’obbligo e la responsabilità nei confronti del popolo americano, e francamente nei confronti delle persone amanti della libertà in tutto il mondo, di assicurarci che quello non sarà il mondo in cui vivranno i nostri figli».

 

Articolo in inglese: Taiwan Restrictions Removed to Address Beijing Threats, Says Pompeo

 
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