«Piano Marshall» per salvare Roma dalle buche

Torna l’emergenza buche a Roma. È vero: la grande nevicata del 26 febbraio questa volta ci ha messo del suo. E a questa è dovuta infatti la premura con cui è stato lanciato, da parte del sindaco Virginia Raggi, un urgente «piano Marshall» (nientemeno. Ma, forse, l’ultima volta che le strade romane sono state in condizioni simili a quelle attuali era la fine della Seconda Guerra mondiale) per la riparazione delle strade della Capitale.

Ma ormai, è inutile negarlo, non è colpa del gelo e della pioggia: quello delle voragini sul manto stradale, a Roma è un problema costante da oltre dieci anni, e rappresenta una vera e propria minaccia alla sicurezza per le persone alla guida (e non solo). E quel che più preoccupa i cittadini romani è che la situazione sembra andare di male in peggio anno dopo anno. Ma per quale ragione le strade della città eterna sono oggi paradossalmente solo un lontano ricordo di quelle indistruttibili dell’antica Roma?

Una prima ragione, che è forse anche quella più scontata, è la costante diminuzione dei fondi al Comune di Roma, che di certo non aiuta a fronteggiare il problema. E questo lo confermano anche i dati dell’ultimo progetto di Bilancio di previsione del Comune di Roma per il 2018, che prevede un calo delle entrate di circa 27 milioni rispetto all’anno precedente.

In particolare, per quanto riguarda la manutenzione stradale, nel 2016 sono stati messi a disposizione 53 milioni di euro: 13 milioni in meno rispetto al 2015, e addirittura 15 milioni in meno rispetto al 2010, quando per le immortali buche delle strade romane erano stati stanziati 68 milioni di euro. E questo costante calo dei fondi dedicati alla manutenzione delle strade non sta di certo a voler intendere che le buche sono di meno. Semmai il contrario.

Per l’anno appena trascorso invece (il 2017), non sono stati ancora resi pubblici bilanci ufficiali o perlomeno completi; infatti, sempre parlando di appalti alla manutenzione delle sedi stradali, le uniche proiezioni di spese che si riescono a consultare sul sito web del Comune di Roma (anch’esso in fase di ‘restauro’), sono quelle relative al Municipio XI.

In questo municipio, è stato di circa 3 milioni in totale l’importo impegnato dal Comune di Roma per gli appalti rivolti alla manutenzione stradale nell’anno 2017. In questa cifra sono inclusi anche circa 800 mila euro di appalti che devono essere ancora assegnati.
Tuttavia, conoscendo solo questo dato si può ricavare un’idea, anche se piuttosto approssimativa, della spesa totale che potrebbe essere stata impegnata per la manutenzione stradale di Roma anche per l’anno 2017.
Se sono stati infatti impiegati 3 milioni di euro per riparare 70.875 chilometri quadrati (la superficie di tutto il Municipio XI), la proiezione delle spese per riparare le strade dell’intera città (1.285 chilometri quadrati) dovrebbe ammontare a circa 54 milioni di euro per il 2017. Che è in effetti una cifra congrua e simile a quella impegnata nel 2016.
Non è detto che sia stato distribuito equamente lo stesso denaro in ogni zona di Roma, ma è perlomeno un quadro approssimativo del possibile budget per il 2017, e il risultato è che è sempre troppo basso rispetto a quello messo a disposizione negli anni passati. L’equazione diventa quindi semplice: meno fondi, più buche sulle strade.

Finanziamenti a parte, un’altra causa del problema va ricercata nel modo in cui viene riparato il manto stradale, e quindi, nell’ottimizzazione dei fondi impiegati.
La maggior parte delle volte viene infatti utilizzato il metodo più veloce ma anche il meno duraturo: una palata di bitume nella buca e via. In questo modo la buca è destinata a riformarsi nel giro di pochi mesi, e una volta riempita l’ultima, si dovrà ricominciare da capo. Così la manutenzione diventa un lavoro infinito, e alla lunga la perdita economica supera l’apparente ‘risparmio’ momentaneo. Per questo si è nel tempo proposto di utilizzare un asfalto più resistente. Ma è comunque il metodo del ‘rattoppo’ che non funziona.

Negli ultimi anni, in molti hanno confrontato il modo in cui le buche vengono riparate in Italia e negli altri Paesi. In diversi Paesi del nord Europa, ad esempio, invece di riempire semplicemente con del bitume l’area sprofondata, con il rischio di creare anche del dislivello con il resto della strada, vengono eseguiti degli intagli di forma quadrata o rettangolare attorno a tutta l’area dissestata, in modo tale da ricostruire una buona parte di manto stradale e livellarlo con il resto della strada. Il tutto con l’ausilio di macchinari appositi per il livellamento e la fresatura.
Ma anche questo è un metodo che, seppur più duraturo, agisce solo sullo strato più superficiale della pavimentazione, ovvero sul tappeto di usura, e al massimo sullo strato di collegamento al di sotto di esso (il cosiddetto binder). Ed è realmente efficace solo se la strada è ben costruita sin dalle sue fondazioni.

Quella che infatti andrebbe controllata con dei mezzi rilevatori appositi, è la fondazione della pavimentazione delle strade romane, quindi lo strato di sottofondo alla base, che deve essere rigido e resistente, in maniera tale da poter sostenere senza problemi il passaggio dei mezzi pesanti sul manto stradale di superficie.
Se infatti la fondazione (il sottofondo) cede, cedono di conseguenza anche tutti gli strati a esso superiori e in ultimo anche lo strato di usura in superficie, che non avendo più un sostegno su cui poggiare si spacca e si sbriciola, permettendo in un primo momento la formazione delle crepe – dove può infiltrarsi l’acqua e quindi con il freddo anche il ghiaccio che va a dilatare ancor di più il terreno – e, alla fine, delle buche.

Nelle documentazioni tecniche degli appalti per le strade sul sito del Comune di Roma, si legge in effetti che oltre al tappeto di usura, gli addetti ai lavori dovrebbero eseguire anche la «bonifica di tratti di sottofondo stradale». Quello che non è chiaro però è cosa si intenda esattamente per «tratti» in una città dalle enormi dimensioni come Roma.

Ma, soprattutto, rimane ancora ‘incomprensibile’ perché, nonostante sia specificato nelle documentazioni, automobilisti e motociclisti romani debbano continuare a rischiare danni e incidenti più o meno gravi a causa delle buche. O a ballare su miriadi di maldestri rattoppi di superficie, nel ‘migliore’ dei casi.

 
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