Perché gli Usa vendono armi al nuovo migliore amico della Cina, l’Arabia Saudita?

Di John Mac Glionn

Una delle maggiori priorità del Partito Comunista Cinese (Pcc) riguarda il rafforzamento dei legami con l’Arabia Saudita, noto violatore dei diritti umani. All’inizio di novembre, il ministero degli Esteri cinese si è infatti solennemente impegnato a diventare il «buon amico e partner a lungo termine, affidabile e stabile», dell’Arabia Saudita.

Secondo il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, è di primaria importanza che la Cina e l’Arabia Saudita «mantengano una stretta comunicazione strategica», il tutto nello sforzo di consolidare la «partnership strategica globale» tra i due Paesi. Le relazioni bilaterali devono essere spinte a «un livello più alto e più profondo», sostiene Wang, che aggiunge che Pechino desidera «un’ulteriore sinergia tra la Belt and Road Initiative e la Vision 2030 dell’Arabia Saudita».

Il ministro degli Esteri saudita, chiaramente contagiato da un linguaggio così inebriante, ha definito la Cina «un partner strategico davvero credibile».

Allora perché questa alleanza dovrebbe interessare i lettori di tutto il mondo?

Perché Pechino sta facendo tutto ciò che è in suo potere per spezzare il legame tra Riad e Washington.

A ottobre, come ha sottolineato il ricercatore Simon Watkins, Pechino sta compiendo uno sforzo netto «per neutralizzare l’influenza degli Stati Uniti in tutto il Medio Oriente», il che, a sua volta, «si accorda con i piani della Cina per lanciare il suo progetto multigenerazionale di acquisizione di potere, ‘One Belt, One Road’, che la vedrebbe sostituire gli Stati Uniti come la superpotenza numero uno in tutto il mondo».

Secondo Watkins, da quando nel 2014  l’Arabia Saudita ha lanciato una guerra sui prezzi del petrolio con l’intenzione specifica di distruggere «l’allora nascente settore del petrolio di scisto degli Stati Uniti», il legame tra Arabia Saudita e Stati Uniti è diventato sempre più traballante, ed ora la Cina vuole distruggerlo.

Certo, si può sostenere che il legame tra Riad e Washington avrebbe dovuto rompersi molto tempo fa. Dopotutto, 15 dei 19 dirottatori coinvolti negli attacchi dell’11 settembre erano cittadini sauditi. E Osama bin Laden, l’influente leader di al-Qaeda, proveniva da un’importante famiglia saudita con stretti legami con il governo. Più di recente, un rapporto dell’intelligence statunitense ha accusato il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman di aver approvato l’omicidio di Jamal Khashoggi, un giornalista con sede negli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti avrebbero dovuto separarsi dall’Arabia Saudita molti anni fa, ma ora sembrano essere i sauditi a chiedere il divorzio politico, rivolgendosi alla Cina, il più grande rivale degli Stati Uniti, per ottenere sostegno. Il che fa sorgere la domanda: perché l’amministrazione Biden sta vendendo armi all’Arabia Saudita?

Armare il nemico

Quando Joe Biden è diventato presidente, la sua amministrazione ha promesso solennemente di difendere i diritti umani e punire coloro che osano «commettere violazioni dei diritti umani». Secondo la sua amministrazione, il presidente «è impegnato in una politica estera che unisce i nostri valori democratici con la nostra leadership diplomatica». Le sue politiche, nel frattempo, sarebbero incentrate «sulla difesa della democrazia e sulla protezione dei diritti umani».

Vendere armi all’Arabia Saudita sembra quindi contraddire tali promesse. Dopotutto, si tratta di un Paese dove le fustigazioni pubbliche sono all’ordine del giorno, dove il numero delle esecuzioni è in aumento, dove le donne sono ampiamente discriminate e dove, secondo il Dipartimento di Stato americano, la discriminazione religiosa regna sovrana.

Il 4 novembre, il governo degli Stati Uniti ha accettato di vendere al Regno dell’Arabia Saudita «missili aria-aria avanzati a medio raggio (Amraam) e relative attrezzature per un valore di 650 milioni di dollari». Compresi anche, secondo il comunicato, «containers; supporto per armi e equipaggiamento di supporto; pezzi di ricambio e di riparazione; servizi di supporto tecnico e logistico del governo degli Stati Uniti e degli appaltatori; e altri elementi correlati di supporto logistico e di programma».

In modo un po’ ridicolo, il rapporto sostiene che la vendita «sosterrà la politica estera degli Stati Uniti e la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, contribuendo a migliorare la sicurezza di un Paese amico che continua a essere una forza importante per il progresso politico ed economico nel Medio Oriente».

Questo Paese «amico» non è amico della democrazia, e certamente non è amico dei diritti umani. Tuttavia, è un caro amico della Cina. In questo momento, Huawei, una società con stretti legami con il Pcc, è impegnata ad aiutare i sauditi a creare «città intelligenti», che trasformeranno il Paese mediorientale in uno Stato di polizia.

In un’intervista con l’Economic Times, Camille Lons, esperta di sorveglianza e sicurezza, ha affermato che «l’uso delle tecnologie per la sorveglianza della popolazione da parte dell’Arabia Saudita è più vicino alle pratiche della Cina che a quelle dei Paesi occidentali». La sua frase descrive una tendenza che si sta verificando in tutto il Medio Oriente.

In effetti, la sinificazione dei Paesi del Golfo è a buon punto. La Cina esercita già una grande influenza su Paesi come l’Egitto, gli Emirati Arabi Uniti e la già citata Arabia Saudita. E, per quel che vale, l’amministrazione Biden ha venduto armi a tutti e tre.

Gli Stati Uniti devono prendere posizione e rifiutarsi di vendere armi a Paesi che si oppongono alle norme democratiche. In altre parole, deve rifiutarsi di fare affari con Paesi che riflettono i valori del Pcc. Le possibilità che ciò accada, però, sono quasi inesistenti.

 

John Mac Ghlionn è un ricercatore e saggista. Il suo lavoro è stato pubblicato da riviste del calibro del New York Post, Sydney Morning Herald, Newsweek, National Review, The Spectator Us e altri. È anche uno specialista psicosociale, con un vivo interesse per le disfunzioni sociali e la manipolazione dei media.

Le opinioni espresse in quest’articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese: Why Is the Biden Administration Selling Arms to China’s New Best Friend, Saudi Arabia?

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