Perché la Bce non può cancellare i debiti a suo piacimento e senza conseguenze

Di Daniel Lacalle

La proposta del momento sembra essere la cancellazione dei debiti governativi detenuti dalla Banca Centrale Europea «in cambio di maggiori investimenti pubblici», che a loro volta verrebbero pagati con l’emissione di nuovo debito pubblico. Lo hanno chiesto il 5 febbraio, in una lettera aperta, oltre 100 economisti, guidati dal francese Thomas Piketty, già creatore di alcune tra le più assurde proposte economiche abbracciate dall’estrema sinistra.

Luís de Guindos, vicepresidente della Bce, ha risolto la controversia con due semplici argomentazioni: «La cancellazione del debito [nel bilancio della Bce] è illegale […] [e] non ha alcun senso economico o finanziario», ha spiegato in un discorso riportato da Europa Press. Il significato della prima frase è ovvio. Si tratta di un’operazione vietata dallo statuto della Bce. Ma perché non avrebbe senso neanche da un punto di vista economico?

Una cancellazione o un annullamento del debito è la prova dell’insolvenza dell’emittente. Se, come ripetono gli economisti, la solvibilità e la credibilità creditizia dell’eurozona non è in dubbio, perché chiedere una cancellazione? Se, inoltre, come sostengono Piketty e altri fautori del massiccio indebitamento statale, i deficit non sono un problema e l’aumento del debito non è un problema dato che crea riserve, allora perché cancellarlo?

Non dimentichiamo che molti dei partiti che hanno abbracciato l’idea di Piketty in Europa – Podemos, Syriza e altri partiti radicali europei – hanno presentato nel 2015 una proposta di uscita dall’euro che non hanno mai ritirato o contestato in seguito. Gli eurodeputati di Podemos hanno presentato una risoluzione a Strasburgo affinché l’Unione europea prepari i meccanismi per la «dissoluzione ordinata della zona euro». Hanno anche proposto di stabilire «i meccanismi che permetterebbero a un Paese integrato nella moneta unica di abbandonarla per adottare un’altra moneta», secondo il giornale spagnolo Crónica Global.

Quindi, fondamentalmente, i partiti radicali in Europa chiedono che la Bce condoni il loro debito e stampi più denaro, garantendo al contempo la possibilità di lasciare l’euro.

La maggior parte degli Stati della zona euro si finanziano oggi a tassi negativi o con rendimenti estremamente bassi. Sarebbe un errore pensare che questi bassi rendimenti siano la conseguenza di una buona politica fiscale dei governi. Se l’eurozona ha bassi tassi d’interesse e bassi rendimenti è perché i contribuenti europei la mantengono solvibile, soprattutto grazie alla solvibilità finanziaria della Germania. I contribuenti europei sostengono la credibilità dell’euro come moneta, e con questo la Bce può portare avanti politiche monetarie espansive.

Piketty e colleghi aprono a una soluzione pericolosa: la cosiddetta monetizzazione diretta di tutte le spese pubbliche, in stile argentino. E lo fanno dimenticando che l’euro è l’unica valuta di riserva globale a rischio di ridenominazione, e che la sua credibilità si mantiene solo grazie alla grande fiducia nell’impegno dell’area euro a ripagare i propri debiti.

Un’obbligazione in euro è un vantaggio per molti investitori globali solo perché si suppone che abbia il rischio più basso. Aprire il vaso di Pandora delle cancellazioni significherebbe perdere questo vantaggio.

Quello che si legge nella lettera aperta sono tipici argomenti populisti e fallaci. La cancellazione del debito e le inadempienze esistono, ovviamente: sono la prova dell’insolvenza di un emittente. Quello che non esiste è la riduzione del debito per permettere di spendere di più e indebitarsi ancora di più, che è la loro proposta, che porterebbe a una costante monetizzazione e cancellazione che alla fine minerebbe la solidità dell’euro. Quello che questi economisti chiedono è la monetizzazione diretta da parte della Bce di tutte le spese pubbliche, senza limiti o differenziazioni. Il che equivarrebbe a replicare il modello dell’Argentina.

Né gli Stati Uniti né il Giappone, né il Regno Unito, pensano a queste sciocchezze, perché sanno che le proprie valute perderebbero lo status di ‘riserva globale’.

La Bce ha già comprato il 100% delle emissioni nette della maggior parte degli Stati membri della zona euro e circa il 30% del loro debito in circolazione. Con cosa l’ha comprato? Con l’affidabilità creditizia degli agenti economici dell’intera area dell’euro. Questo è essenziale per capire perché il debito non è una semplice nota contabile e la Bce non può cancellarlo a piacimento.

La Bce può prendere denaro in prestito grazie alla forza del risparmio e dell’economia dei Paesi membri dell’eurozona.

Quando la Bce compra obbligazioni sovrane della zona euro, per la banca centrale quel debito è un’attività di massima qualità e di minimo rischio che ha valore se gli Stati membri rispettano i loro impegni di credito e sono debitori affidabili. Se la Bce dovesse eliminare questo debito dal suo bilancio, distruggerebbe il suo patrimonio, e con esso la fiducia nella sua redditività, nonché la sua capacità di rimanere una banca centrale leader.

Cancellare il debito nelle mani della Bce distruggerebbe la sua posizione globale come finanziatrice e garante di ultima istanza, perché mostrerebbe agli investitori mondiali che i suoi beni (il debito dei Paesi che ha comprato) non sono di alta qualità e basso rischio, ma al contrario insolventi. Qualsiasi investitore capirebbe che quel che ora sembra ‘una tantum’, si ripeterà in futuro, a giudicare dalle massicce politiche di spesa in defecit promosse dai partiti che seguono Piketty; il che distruggerebbe quindi la credibilità dell’euro e della Bce. Pensate che dopo questa ‘cancellazione una tantum’ la maggior parte dei Paesi non ne chiederà altre tra qualche anno?

Ricordate che il bilancio della Bce è considerato tra i più sicuri al mondo perché i suoi asset (le obbligazioni che compra) sono i più sicuri. La proposta degli economisti significherebbe demolire la credibilità del sistema euro e della Bce.

Se la Bce rimuove dal proprio bilancio quello che dovrebbe essere l’asset di più alta qualità e a più basso rischio – le obbligazioni sovrane – cosa si può pensare che abbia in bilancio se non debito tossico di Paesi insolventi? Di conseguenza, cosa succederebbe alla fiducia nell’affidabilità creditizia della zona euro in generale, al sistema monetario e alla sua stabilità se la Bce decidesse di cancellare dal suo patrimonio quelli che vengono considerati i titoli più sicuri?

Eliminare le obbligazioni della Spagna, dell’Italia o di qualsiasi altro Paese dagli attivi della Bce metterebbe in serio dubbio la stabilità, la solvibilità e la credibilità dell’intero sistema.

Se la Bce eliminasse dal suo bilancio una parte delle obbligazioni acquistate dalla Spagna, sarebbe un riconoscimento dell’insolvenza del Paese, ma rifletterebbe anche l’impossibilità di continuare a comprare tali obbligazioni in futuro. La richiesta degli economisti di cancellare e monetizzare tutte le spese pubbliche equivale semplicemente a replicare gli errori commessi dall’Argentina, che ha devastato il peso argentino e la propria economia. Quelli di Podemos, che è stato in favore dell’uscita dall’euro, hanno una bella faccia tosta per sostenere questa proposta. Chiedono che venga loro condonato il debito per indebitarsi di più e poi, se non sono soddisfatti, intendono andarsene.

Non solo è illogico da un punto di vista economico, si tratta di una truffa verso tutti i contribuenti europei.

La semplificazione secondo cui il debito sarebbe solo una nota contabile che la Bce può eliminare a suo piacimento può venire in mente solo a qualcuno che non sa come funziona la stabilità del sistema monetario e finanziario.

A nessun governatore della Federal Reserve o della Banca Centrale del Giappone verrebbe in mente l’assurdità di eliminare dal suo bilancio asset di prima qualità – i titoli di Stato – perché equivarrebbe a riconoscere (1) che sono tossici, (2) l’insolvenza del loro emittente (lo Stato), e (3) la mancanza di valore degli asset che raccoglie. Equivarrebbe a distruggere la credibilità del sistema che conferisce fiducia alla moneta e al debito statale, sostenuto dai risparmi attuali e futuri dei cittadini. Nel caso della Bce sarebbero i risparmi degli europei, e distruggerebbe quindi lo status dell’euro come valuta di riserva e, allo stesso tempo, la possibilità di sostenere il debito nazionale in futuro.

Il lettore potrebbe affermare che alla Grecia è stata concessa una riduzione del debito. Vero, ma in cambio di cosa? In cambio di un ampio e vigoroso programma di riforme e tagli di bilancio che dovrebbero riportare il Paese a un avanzo primario in breve tempo. La ristrutturazione del debito esiste, certo; quello che non esiste è la ristrutturazione del debito in cambio di aumentare la spesa e prendere in prestito ancora più denaro.

Solo qualcuno che non ha idea di come funzioni il sistema monetario potrebbe credere che una ristrutturazione del debito detenuto dalla Bce equivarrebbe a ‘un giro gratis’. Al contrario, sarebbe necessariamente accompagnata da molti più tagli e sacrifici, in quanto è una prova dell’insolvenza.

In ogni caso, una riduzione non risolve nulla se il deficit annuale continua a correre all’impazzata, un problema che né Piketty né i partiti che difendono le sue teorie intendono risolvere, anzi. Tra qualche anno, l’indebitamento del Paese tornerebbe allo stesso livello mentre accumula deficit strutturali sempre più elevati.

La riduzione del debito non è un regalo, è una dimostrazione che l’emittente non è solvibile o affidabile. Con questo, l’accesso ai finanziamenti attuali e futuri verrebbe fortemente ridotto. Non è un assegno in bianco per continuare ad aumentare gli squilibri. Sfortunatamente, questo non è mai importato a coloro che, senza battere ciglio, manderebbero l’eurozona in stagflazione e verso il disastro monetario con le loro incantevoli proposte.

Il debito non è un numero, è un contratto di impegno il cui valore si mantiene finché la garanzia e l’affidabilità dell’emittente sono assicurate. Il debito, che è un asset del bilancio della Bce, mantiene la stabilità e la solvibilità dell’euro come moneta perché l’impegno degli Stati membri a rimborsarlo è indiscusso. Una volta rotto questo impegno, l’euro, e con esso la capacità di finanziamento dell’economia del Paese, scomparirebbe in breve tempo.

Ad ogni modo, queste proposte arrivano mentre la comunità degli investitori è per lo più rialzista sull’euro e assume ‘posizioni lunghe’ sull’Europa. Il rischio di queste proposte è che, quella che sembra un’idea casuale e senza importanza di un economista radicale potrebbe un giorno diventare realtà, il che rende la scommessa a lungo termine sull’euro non un rischio, ma senz’altro un grande motivo di preoccupazione.

Daniel Lacalle, Ph.D., è capo economista presso l’hedge fund Tressis e autore di ‘Libertà o Uguaglianza’, ‘Fuga dalla trappola della Banca Centrale’ e ‘La vita nei mercati finanziari’.

Le opinioni espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni di Epoch Times.

Articolo in inglese: Europe’s Debt Cancellation Would Mean Recognition of Insolvency

 
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