Per porre fine ai genocidi in Cina bisogna fare sul serio

Dato che il Pcc è l’artefice del genocidio non solo degli uiguri, ma anche dei praticanti del Falun Gong, le sanzioni economiche contro lo Xinjiang andrebbero estese a tutta la Cina.

Il genocidio del Partito Comunista Cinese (Pcc) contro gli uiguri è ormai noto. Nel gennaio 2021 l’ex segretario di Stato americano Mike Pompeo lo ha riconosciuto ufficialmente in quanto tale, proprio all’inizio dell’amministrazione di Trump. Due mesi dopo il segretario di Stato Antony Blinken l’ha confermato.

Il genocidio contro il Falun Gong è invece meno riconosciuto.

Nel 2019, un tribunale internazionale di Londra ha trovato ampie prove che contribuiscono alla designazione di genocidio contro il Falun Gong. Il Pcc ha dimostrato pienamente l’intento di ‘sradicare’ la pratica spirituale, secondo ulteriori prove, tra cui quelle riportate dai media statali cinesi il 12 luglio scorso.

Decine di milioni di praticanti del Falun Gong sono stati repressi con detenzioni arbitrarie, torture e conversioni forzate dal totalitario Partito Comunista Cinese. Uno degli strumenti più scioccanti è il prelievo forzato di organi, in cui un prigioniero di coscienza viene giustiziato o portato ancora vivo sul tavolo operatorio quando la domanda di organi corrisponde al gruppo sanguigno del prigioniero.

Ad aprile, l’American Journal of Transplantation ha pubblicato numerose prove del prelievo forzato di organi, che a volte avviene anche con l’uccisione di prigionieri ancora in vita al momento del trapianto.

Ciò illustra una delle peggiori minacce del Pcc, ovvero la compromissione non solo dei membri del Partito o addirittura dei cittadini cinesi, ma anche di persone in tutto il mondo che credono di poter trarre vantaggio economico dalla Cina nonostante il suo sistema politico repressivo e la scarsa tutela dei diritti individuali.

Questi vantaggi a volte includono la vita stessa, anche se un prigioniero cinese ne è privato.

Ne è l’esempio il ‘turismo dei trapianti’ in Cina: la maggior parte degli organi che le persone di Paesi esteri ricevono in Cina – con dei viaggi programmati – proviene da prigionieri non consenzienti, che possono venire uccisi al momento opportuno, risolvendo il problema delle lunghe liste d’attesa inevitabili con il sistema della donazione volontaria.

Nel 2015, l’80% degli 8.600 trapianti dell’anno precedente proveniva da prigionieri, secondo quanto ha dichiarato un funzionario cinese responsabile dei trapianti di organi nazionali.

Sono poche le prove di cambiamento del Pcc nonostante i suoi tentativi di migliorare la percezione internazionale sui trapianti cinesi, compresa la falsificazione di dati scientifici.

Al contrario ci sono innumerevoli prove secondo cui il bacino di donatori per il prelievo forzato di organi si è ampliato a causa della detenzione di massa degli uiguri e della raccolta sistematica dei loro campioni di sangue.

Tuttavia, rimangono i praticanti del Falun Gong la fonte principale, grazie al loro stile di vita sano in assenza di alcol e fumo.

Le leggi dovrebbero proteggerli, ma la maggior parte non lo fa. Le leggi internazionali che dovrebbero limitare il traffico di organi mancano di specificità e mezzi per la loro applicazione. E chi va in Cina per un trapianto spesso viene anche da Paesi ricchi e potenti come Stati Uniti, Giappone, Australia, Canada, Israele, Oman e Arabia Saudita.

Sono poche le nazioni che vietano il traffico di organi. A maggio, il Regno Unito ha approvato una legge che vieta ai suoi cittadini e residenti di recarsi all’estero per effettuare trapianti di organi illegali in Gran Bretagna. Una legge simile è stata proposta anche negli Stati Uniti.

Ma è necessario andare oltre.

Per fermare la guerra in Ucraina sono state aumentate le sanzioni sulle esportazioni russe. Ebbene, per fermare le violazioni dei diritti umani commesse dal Pcc si potrebbero aumentare le sanzioni alla Cina giacché attualmente hanno una portata limitata.

La maggiore violazione sono i beni prodotti con il lavoro forzato dalla regione dello Xinjiang, che è solo una delle 31 province, regioni autonome e municipalità. Le aziende dello Xinjiang possono ancora esportare negli Stati Uniti camuffando le loro merci come prodotte con manodopera consensuale.

Poiché i genocidi contro gli uiguri e il Falun Gong sono concepiti e guidati a livello nazionale, le sanzioni contro la Cina non dovrebbero essere limitate a particolari regioni. Né dovrebbero concentrarsi su individui che all’atto pratico non subiscono reali danni. È probabile che questo tipo di sanzioni abbia un valore simbolico piuttosto che effetti economici importanti. In quest’ultimo caso, dovrebbe essere sanzionata tutta la Cina, in modo da esercitare la massima pressione sul regime di Pechino.

Se Pechino si rifiuta di migliorare i propri diritti umani, gli alleati internazionali dovrebbero imporre sanzioni sempre più ampie che porterebbero a un graduale distacco della Cina dai sistemi finanziari e commerciali internazionali.

A questo punto il Pcc ha solo una scelta chiara: migliorare i diritti umani in Cina o unirsi a Paesi come la Russia, l’Iran e la Corea del Nord come paria internazionali.

Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di The Epoch Times.

Articolo in inglese: End the Falun Gong Genocide

 
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