Pechino e Wall Street potrebbero rafforzare i legami sotto un eventuale presidenza Biden

Di Emel Akan

WASHINGTON— Nonostante Wall Street abbia prosperato sotto il presidente Donald Trump, in queste ultime elezioni molti dei suoi finanziatori hanno favorito Joe Biden. Una delle ragioni potrebbe essere il disagio derivato dalle politiche di Trump nei confronti della Cina.

Infatti, anche se l’esito della corsa alla presidenza degli Stati Uniti non è ancora chiaro a causa delle cause legali e dei riconteggi, si può dire che una vittoria di Biden sarebbe apprezzata da Wall Street. Lo si può dedurre, del resto, da come il settore delle banche di investimento abbia spesso fatto pressioni sull’amministrazione Trump per ridurre le tensioni con Pechino.

Finanziamenti politici

Secondo la Cnbc, durante questo ciclo elettorale, Wall Street ha contribuito con più di 70 milioni dollari alla campagna politica di Biden, molto più di quanto Trump abbia ricevuto dagli hedge fund e dalle banche di investimento e anche più di quello che Barack Obama ha raccolto da Wall Street nell’insieme delle sue due corse presidenziali.

Il 3 novembre, dalla sede della sua campagna elettorale, in Virginia, Trump ha spiegato ai giornalisti che i democratici hanno raccolto una notevole quantità di denaro dal settore, sentenziando: «Significa che stanno facendo accordi».

«Quello che non ho fatto è chiamare Wall Street e chiedere al capo di ogni azienda di mandarmi 25 milioni di dollari […] Avrei potuto farlo. Sarei stato il re di tutti i tempi della raccolta fondi, se lo avessi fatto; ma una volta che lo fai, non puoi più gestirli correttamente. Non puoi proprio», ha spiegato Trump.

Cina e Wall Street

Per più di un decennio, le aziende cinesi hanno approfittato dei mercati dei capitali statunitensi, operando secondo standard permissivi. I regolatori di Pechino hanno infatti rifiutato di consentire ispezioni di audit delle aziende cinesi quotate in Borsa negli Stati Uniti, citando motivi di sicurezza nazionale e segreto di Stato.

Nel 2013, sotto l’amministrazione Obama-Biden, il regolatore statunitense, Public Company Accounting Oversight Board, aveva firmato un memorandum d’intesa con le autorità di regolamentazione cinesi, che ha fornito alle aziende cinesi un migliore accesso ai mercati dei capitali statunitensi senza però dover rispettare le stesse regole di divulgazione richieste alle aziende statunitensi.

La concessione pare sia stata un effetto del coinvolgimento attivo dell’allora vicepresidente Biden nel rafforzamento dei legami commerciali tra America e Cina: secondo un articolo pubblicato a maggio su Just the News, le trascrizioni dagli archivi dell’amministrazione Obama mostrano che l’accordo è stato raggiunto dopo che i leader cinesi hanno tenuto diversi incontri con Biden.

Come risultato di questa concessione, gli investitori americani, attraverso i loro fondi pensione, hanno inconsapevolmente trasferito ricchezza dagli Stati Uniti a enti cinesi che non rispettano gli standard statunitensi. Alcune di queste aziende sono state sanzionate dal governo degli Stati Uniti in quanto coinvolte in violazioni di tipo militare, di spionaggio o dei diritti umani da parte del Partito Comunista Cinese.

Secondo la Commissione di revisione economica e di sicurezza Usa-Cina, al 2 ottobre 2020 c’erano 217 aziende cinesi quotate nelle borse statunitensi con una valutazione di mercato totale di 2 mila 200 miliardi di dollari.

Le banche di investimento americane hanno un forte interesse nelle raccolte di fondi per le società cinesi all’interno dei mercati dei capitali statunitensi, perché guadagnano commissioni importanti da queste attività.

Repressione delle aziende cinesi

L’amministrazione Trump ha intrapreso diverse azioni quest’anno per frenare il flusso di denaro dai fondi pensione federali statunitensi alle azioni cinesi. La Casa Bianca ha anche rilasciato un piano che richiederebbe a tutte le società quotate, comprese le cinesi, di conformarsi agli standard statunitensi entro il 1 gennaio 2022.

Non è chiaro se un’amministrazione Biden possa invertire tutte le misure prese da Trump, data la crescente impopolarità della Cina negli Stati Uniti. Un numero crescente di società cinesi, infatti, sta già valutando la revoca dalle borse statunitensi a causa della maggiore repressione da parte di Washington.

Migliaia di società cinesi che non sono quotate nelle borse statunitensi, ma che hanno accesso ai mercati finanziari statunitensi tramite gli indici globali (global index), sono preoccupate per il maggiore controllo. Un fornitore di indici di massima importanza, Msci, lo scorso anno ha notevolmente aumentato la ponderazione delle azioni cinesi nei benchmark dei mercati globali ed emergenti, portando miliardi di dollari a confluire nelle azioni cinesi. Rispetto agli indici Msci, molti fondi indicizzati e fondi comuni di investimento possiedono azioni con sede in Cina.

Le preoccupazioni su come i fondi pensione statunitensi stiano finanziando l’ascesa del regime totalitario cinese, hanno spinto molti parlamentari statunitensi a chiedere una maggiore supervisione degli investimenti sulle azioni cinesi. Recentemente, i senatori repubblicani Marco Rubio e Mike Braun hanno introdotto un disegno di legge che proibirebbe ai fondi di investimento statunitensi di investire nelle società cinesi elencate nella lista nera del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, o nelle aziende legate all’esercito cinese presenti nella lista del Pentagono.

Roger Robinson, presidente e Ceo della società di ricerca e consulenza sui rischi con sede a Washington Rwr Advisory Group ha spiegato a Epoch Times: «Pechino è chiaramente preoccupata per la raccolta fondi su larga scala della Cina nei mercati dei capitali statunitensi, che sta diventando sempre più attenzionata, preoccupante e limitata». E questa preoccupazione potrebbe aver avuto un ruolo parziale nella sospensione all’Ipo di Ant Group. «Si può essere certi che il Partito Comunista abbia notato l’attenzione e la preoccupazione del governo degli Stati Uniti per l’Ipo dell’Ant Group», aggiungendo che attualmente si discute all’interno dell’amministrazione Trump, di «intraprendere azioni che hanno l’effetto di rafforzare le disposizioni della legislazione Rubio».

La scorsa settimana, il gigante cinese della tecnofinanza Ant Group ha interrotto la sua quotazione nelle borse di Shanghai e Hong Kong, con un offerta pubblica iniziale (Ipo) record da 37 miliardi di dollari (circa 33,3 miliardi di euro), a meno di 48 ore dall’evento.

Le principali banche statunitensi Citigroup, JPMorgan Chase, Morgan Stanley, erano tra i principali sottoscrittori dell’Ipo di Ant. La quotazione ha registrato un eccesso di richieste pari a 872 volte, il che indica la grande domanda delle sue azioni.

La forte domanda è stata evidente anche nella recente offerta di titoli di Stato cinesi. Il mese scorso, Pechino ha attirato più di 27,2 miliardi di dollari (circa 24 miliardi di euro) di richieste per la sua obbligazione da 6 miliardi di dollari (circa 5,4 miliardi di euro), che è stata commercializzata direttamente agli investitori istituzionali statunitensi. I titoli di Stato cinesi hanno infatti un rendimento leggermente più elevato di quasi tutti gli altri titoli di Stato mondiali.

Un alto dirigente di una società di gestione degli investimenti a New York, che ha chiesto di non essere identificato, ha detto che gli investitori istituzionali continuano a preferire la Cina perché sono alla disperata ricerca di rendimenti. «Il problema è che la politica delle banche centrali globali di spingere i tassi a zero o a un valore negativo, è davvero negativa per gli investitori istituzionali come i fondi pensionistici e le compagnie di assicurazione che devono ottenere un rendimento minimo. Questo li sta spingendo sempre di più verso attività rischiose come i titoli di Stato cinesi. Inoltre, la maggior parte della gente di Wall Street non è del tutto d’accordo con la politica di Trump di aumentare le tensioni con la Cina, perché ritengono che la Cina potrebbe essere un male per alcuni settori come l’industria o la tecnologia, ma non per Wall Street».

 

Articolo in inglese: Beijing and Wall Street Could Deepen Ties Under Potential Biden Presidency

 
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