Pechino punta al monopolio del litio

Pechino rafforza sempre più il suo controllo sulle forniture mondiali di litio, minerale di fondamentale importanza nella filiera produttiva delle nuove tecnologie.

L’ultima conquista risale infatti a pochi giorni fa: il 17 maggio, la cinese Tianqi Lithium ha sborsato più di quattro miliardi di dollari per acquisire una consistente partecipazione nella Società Chimica e Mineraria del Cile (Sqm), una delle più grandi produttrici di litio al mondo. Tianqi ha acquistato la quota di Sqm dalla società canadese di fertilizzanti Nutrien.

Il litio è un minerale essenziale per la produzione delle batterie ad alta capacità, che oggi troviamo nei comuni smartphone, o per alimentare le auto elettriche e le reti a energia rinnovabile. Nei prossimi anni, la prevista crescita nella produzione globale di auto elettriche dovrebbe andare a incrementare drasticamente anche la domanda di litio: ne consegue che chiunque controlli la produzione di questo minerale avrà una grande influenza sul prezzo e sulla catena di approvvigionamento delle tecnologie da esso dipendenti.

La Sqm ha un’importanza strategica nella fornitura globale del litio, proprio perché forse ne è il più efficiente produttore. A oggi, sono due i principali metodi di produzione del litio: la prima tecnica, che è anche la più dispendiosa in termini di tempo e risorse economiche, si basa sull’estrarre il litio da minerali duri come petalite, lepidolite o spodumene. L’altro metodo consiste nell’estrarre il minerale dalle saline o dai bacini di acque salate che contengono litio in abbondanza e ‘in salamoia’.

E proprio grazie a questi bacini ricchi di litio, la Sqm è anche il produttore di litio ‘più economico’ al mondo. L’azienda infatti, dai serbatoi sotterranei pompa la salamoia in giganti piscine rettangolari scavate nel bel mezzo del deserto cileno. Il liquido risultante dopo l’evaporazione  ̶  cloruro di litio  ̶  viene quindi inviato alle raffinerie per la produzione di carbonato di litio.

L’OLIGOPOLIO MONDIALE DEL LITIO

Un piccolo numero di grandi produttori di minerali controlla una grandissima porzione di tutta la fornitura globale di litio: questo era vero anche prima dell’investimento di Tianqi nella Sqm.

Secondo Bloomberg, la Albemarle Corp, produttore chimico con sede a Charlotte, è il primo produttore di litio al mondo, e detiene il 18 per cento della produzione. Al secondo posto, con il 17 per cento, c’è la cinese Jiangxi Gangeng Lithium Co, seguita a sua volta dalla cilena Sqm, con il 14 per cento. La Tianqi è il quarto più grande produttore, con una quota di mercato del 12 per cento.

In termini di riserve, il United States Geological Survey stima che, al 2017, il Cile sia il Paese con la maggiore quantità di litio al mondo: 7,5 milioni di tonnellate. Segue la Cina, con 3,2 milioni di tonnellate; poi l’Argentina e l’Australia al terzo e quarto posto.

Ma questi dati, non tengono in considerazione, come si è visto, che la fornitura mondiale di litio è concentrata quasi tutta nelle mani di pochissimi produttori, tutti connessi tra loro. La miniera di Greenbushes, in Australia, è il più grande giacimento minerario al mondo. E Greenbushes è non a caso una joint-venture tra la già citata Albermarle e la Tianqi: da sola, secondo i dati di Bloomberg, nel 2017 ha rappresentato circa il 35 per cento della produzione mondiale di carbonato di litio.
Secondo la rivista finanziaria Caixin, la Tianqi ha acquisito inoltre una quota di controllo della Talison Lithium in Australia, un altro importante produttore mondiale.

I maggiori produttori cinesi che figurano tra i primi cinque al mondo (ovvero Ganfeng e Tianqi) sono ufficialmente società private quotate in borsa. Tuttavia, appartengono entrambe a settori strategicamente cruciali per il programma ‘Made in China 2025’, e i loro interessi vanno quindi nella stessa direzione di quelli del Partito Comunista Cinese. Jiang Weiping, presidente di Tianqi, è stato infatti un delegato all’Assemblea nazionale del popolo lo scorso marzo.
Inoltre, chi vedeva nell’acquisto della Sqm un puro accordo economico tra società private, ha dovuto del tutto ricredersi il mese scorso, prima che l’acquisizione fosse ultimata: secondo il Financial Times infatti, Xu Bu, l’ambasciatore cinese in Cile, ha dichiarato al quotidiano La Tercera che qualsiasi potenziale interferenza nell’accordo tra Tianqi e Sqm da parte delle autorità di regolamentazione cilene, avrebbe potuto «influenzare negativamente lo sviluppo delle relazioni economiche e commerciali tra i due Paesi».

PREZZI, DOMANDA E OFFERTA: PREVISIONI DISCORDANTI

L’attuale stato del mercato favorisce il consolidamento del settore. Dopo anni di incremento dei prezzi ‘spot’ del litio, in particolare dal 2014 al 2017, di recente il prezzo del minerale si è stabilizzato sull’aspettativa dell’aumento di produzione, e anche i prezzi delle azioni dei produttori di litio si sono abbassati.

Stando ad Asianmetal.com, un sito che tiene traccia dei prezzi di importazione delle materie prime, i prezzi spot del carbonato di litio puro al 99 per cento importato in Cina, sono diminuiti dell’1,1 per cento nel corso degli ultimi sei mesi. Il prezzo era aumentato di circa l’1 per cento nell’anno appena trascorso.

Nello stesso periodo, anche il valore dei produttori di litio e di batterie è diminuito. Il prezzo per azione di Global X Funds Lithium Etf, che tiene traccia del Solactive Global Lithium Index (comprendente società impegnate nell’estrazione del litio, esplorazione e produzione di batterie agli ioni di litio), è diminuito quasi dell’11 per cento negli ultimi sei mesi (al 18 maggio).

Su un più lungo termine, i prezzi del litio potrebbero assistere a un calo persino maggiore, a causa della maggiore offerta a basso costo in arrivo dal Cile e dall’Australia.

«Il 2018 sarà l’ultimo anno di deficit del mercato globale del litio, seguito da significativi surplus dal 2019 in poi   ̶  hanno previsto gli analisti di Morgan Stanley in una nota del 26 febbraio ai clienti in merito ai prezzi globali del litio   ̶  A nostro parere occorrerebbero tassi di penetrazione Ev (veicoli elettrici) molto più alti per compensare queste eccedenze e bilanciare il mercato».
Secondo Morgan Stanley, i prezzi del litio dovrebbero raggiungere il picco di circa 13 mila dollari per tonnellate nel 2018, prima di calare di circa il 45 per cento, ovvero settemila dollari per tonnellate, entro il 2021.

Ma gli esperti del settore ritengono che, nonostante tutto, la domanda continuerà a superare l’offerta. Ken Brinsden, amministratore delegato dell’australiana Pilbara Minerals, ha dichiarato a Reuters all’inizio di quest’anno che Wall Street «sta sottovalutando in maniera grossolana la velocità con la quale il mercato si sta muovendo a favore della domanda».

Sia la Cina che l’India stanno entrambe incrementando le loro richieste di veicoli elettrici, e anche l’Europa sta abbandonando il diesel e accettando l’idea dell’elettrico. Per quanto riguarda gli Usa, gran parte della diffidenza verso i veicoli elettrici è dovuta alla mancanza di dati sulla produzione da parte della Tesla Inc, ma, senza guardare per forza alla Tesla, è ormai un dato di fatto che tutti i principali produttori automobilistici, dalla General Motors alla Volvo, stiano pianificando di aumentare drasticamente la produzione di veicoli elettrici entro i prossimi tre anni.

La Cina controlla già una considerevole quantità di cobalto, nichel e altri rari metalli terrestri. Il crescente controllo sulla produzione del litio da parte di Pechino arreca quindi ulteriore disagio all’industria globale dell’Ev, e potrebbe innescare una lotta per garantirsi le risorse limitate del Pianeta. A lungo andare, il predominio della Cina sulle materie prime per l’industria, potrebbe impedire alle case automobilistiche occidentali di operare in un contesto di mercato caratterizzato da una sana competizione.

A quest’ultimo riguardo, il monito lanciato all’inizio di questo mese dall’agenzia di rating Moody’s Investors Service è eloquente: un’insufficiente fornitura di batterie potrebbe impedire alla Tesla di raggiungere i suoi obiettivi di produzione mensili. Il 16 maggio, Tesla ha stretto un accordo con l’australiana Kidman Resources Ltd affinché fornisse alla casa automobilistica l’idrossido di litio necessario per la sua produzione di batterie; tuttavia, secondo le previsioni, dall’azienda produttrice di litio non arriverà nulla fino al 2021.

 

Articolo in inglese: China Looks to Control Global Lithium Supply

Traduzione di Alessandro Starnoni

 
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