Pechino in una situazione molto imbarazzante, a causa di 4 errori di valutazione sull’Ue

Di Li Linyi

Il rapporto tra Cina ed Europa si sta deteriorando: il 20 maggio l’Unione europea (Ue) ha approvato una risoluzione per congelare la ratifica dell’Accordo globale sugli investimenti (Cai) Ue-Cina, in risposta alle sanzioni cinesi contro i politici dell’Ue. In futuro, è prevedibile che l’amministrazione di Xi apporterà gli opportuni adeguamenti alla sua politica nei confronti dell’Europa. Infatti, allo stato attuale Pechino non è disposta o pronta a lasciare che l’Ue diventi un altro rivale come gli Stati Uniti.

In ogni caso, la recente serie di azioni del Partito Comunista Cinese (Pcc) mostra che Xi Jinping, il massimo leader del Pcc, ha ripetutamente giudicato male l’Europa, compromettendo il rapporto con essa.

Il primo errore

Pechino pensa di riuscire a zittire l’Ue sulle violazioni dei diritti umani da parte della Cina in cambio di benefici economici.

La sera del 30 dicembre 2020, la Cina e l’Europa avevano concluso in linea di principio, i negoziati per il Cai, cosa che ha portato i media ufficiali del Pcc a festeggiare a gran voce.

Per molti anni, il Pcc ha avuto a che fare con l’Europa e gli Stati Uniti offrendo benefici economici in cambio di minori critiche o nessuna critica nei confronti dei suoi problemi di violazione dei diritti umani. Questa tattica ha funzionato ripetutamente negli ultimi dieci anni o giù di lì.

Tuttavia, il 7 dicembre dello scorso anno, l’Ue ha adottato una decisione e un regolamento che istituisce un «regime globale di sanzioni per le violazioni dei diritti umani», annunciando: «Per la prima volta, l’Ue si sta dotando di un quadro che le consentirà di prendere di mira individui, enti e organi, inclusi attori statali e non, responsabili, coinvolti o associati con gravi violazioni dei diritti umani e abusi in tutto il mondo, non importa dove si siano verificati».

In precedenza, il dialogo dell’Ue sui diritti umani con la Cina si era tenuto 37 volte, ma a porte chiuse, su richiesta di Pechino. E l’Europa si è ormai resa conto che questo dialogo ha avuto scarso impatto nel far sì che il Pcc migliori il suo stato in merito ai diritti umani.

L’accordo commerciale Ue-Cina sta affrontando grandi ostacoli a causa di problemi di violazione dei diritti nello Xinjiang. (Jason Lee/Reuters)

Pertanto, quando l’Ue ha adottato un nuovo regime di sanzioni contro i violatori dei diritti umani e ha concluso i colloqui con Pechino su un accordo economico simile alla prima fase dell’accordo economico e commerciale Usa-Cina, Xi ha commesso il primo errore, presumendo che si trattasse solo dell’Ue che vuole più soldi di prima, e che in cambio non si sarebbe rivolta completamente agli Stati Uniti e sarebbe rimasta ancora in silenzio sulle questioni relative ai diritti umani del Pcc, come aveva fatto prima.

In realtà è stato così fino alla fine dello scorso anno: il Cai si basa infatti sull’apertura unilaterale del mercato di Pechino all’Ue.

Secondo errore

Pechino non si rende conto che l’orientamento dell’Ue verso il Pcc è cambiato.

Nel 2003, la Cina e l’Europa hanno stabilito un partenariato strategico globale e le due parti si sono impegnate in una significativa cooperazione economica e commerciale. Nel 2013, dopo che Xi ha preso il potere, le due parti hanno persino pubblicato l’«Agenda strategica 2020 per la cooperazione Ue-Cina», ma da allora il conflitto di interessi del Pcc con l’Ue è aumentato in molte aree politiche ed economiche. E nel 2019, durante la guerra commerciale Usa-Cina, l’orientamento dell’Ue verso il Pcc è cambiato radicalmente.

Nel marzo 2019, l’Ue ha pubblicato il documento Ue-Cina – Una prospettiva strategica, che ha definito il Pcc un «partner», un «concorrente economico» e un «rivale sistemico». Questa posizione è simile a quella dell’amministrazione Biden verso il Pcc oggi, vale a dire che l’Ue coopererà con il Pcc su questioni internazionali come il cambiamento climatico, ma competerà economicamente con il Pcc e reagirà quando il Pcc minaccia la propria sicurezza.

L’amministrazione Xi ha chiaramente giudicato male questo nuovo posizionamento delle relazioni Cina-Ue. Dopo che l’Ue ha imposto sanzioni al Pcc nel marzo di quest’anno per le violazioni dei diritti umani nello Xinjiang, Pechino si è indignata. Ciò si è riflesso nelle osservazioni di Wang Yi, ministro degli esteri del Pcc. «Non ci è mai venuto in mente che l’Ue ci possa imporre sanzioni», ha affermato Wang, parlando alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco il 25 maggio. Secondo i media europei, si stava chiedendo «come un partner strategico potesse intraprendere tale azione».

Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi durante una conferenza stampa sul Summit sulla Belt and Road al Ministero degli Affari Esteri a Pechino il 19 aprile 2019. (Nicolas Asfouri/Afp/ Immagini di tendenza)

Wang ha ammesso che «Pechino era rimasta di stucco quando Bruxelles ha imposto sanzioni ai funzionari cinesi», ha riferito Reuters.

Wang ha anche affermato che le sanzioni hanno ricordato al Pcc «i giorni in cui erano vittime di bullismo da parte degli imperialisti europei».

Terzo errore

Pechino sottovaluta le conseguenze delle sanzioni sull’Europa, mentre molti legislatori europei sanzionati reagiscono.

Un altro segno della furia di Pechino è la mancanza di reciprocità nelle sanzioni imposte da Cina ed Europa. Il Pcc ha sanzionato 10 persone e 4 enti dell’Ue, mentre l’Ue aveva sanzionato solo 4 persone e 1 ente in Cina.

Le sanzioni imposte dal Pcc all’Ue hanno causato gravi conseguenze. L’amministrazione Xi ha valutato male o sottovalutato le conseguenze.

La conseguenza più immediata è stata il congelamento da parte del Parlamento Europeo della ratifica del Cai, il 20 maggio. Inoltre le sanzioni del Pcc hanno innescato vari effetti collaterali.

Ad esempio, Samuel Cogolati, membro del parlamento belga e uno degli europei sanzionati dal Pcc, avrebbe affermato che Alibaba (gigante cinese dell’e-commerce) è «un nido di spie» per il Pcc.

Questo tipo di reazione alle sanzioni di Pechino ha colto di sorpresa il regime cinese. Inoltre, le critiche per le violazioni dei diritti umani, originariamente confinate nello Xinjiang, hanno gradualmente iniziato a estendersi ad altre aree a causa delle sanzioni imposte dal Pcc ai funzionari europei.

Reuters ha riportato che le azioni intraprese dalla Lituania hanno avuto il maggiore impatto sulla diplomazia del Pcc. Il 20 maggio, il parlamento lituano ha affermato che il Pcc sta attuando un «genocidio» nello Xinjiang. Una risoluzione a riguardo sponsorizzata da Dovile Sakaliene, (un membro del Parlamento che è stato inserito nella lista nera del Pcc) è stata «sostenuta da tre quinti dei membri del parlamento lituano». La risoluzione non vincolante chiedeva «un’indagine delle Nazioni Unite sui campi di internamento e alla Commissione europea di rivedere le relazioni con Pechino».

Il 22 maggio, il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis ha annunciato la decisione della Lituania di ritirarsi dal «17+1» di Pechino, una mossa che ha messo in imbarazzo il Pcc.

La piattaforma «17+1», che è diventata ora «16+1», è stata lanciata dal Pcc nel 2012 per intensificare la cooperazione di Pechino con 11 Stati membri dell’Ue e cinque Paesi balcanici. Nel 2019, la Grecia ha aderito all’iniziativa che è stata poi ribattezzata «17+1».

Il leader cinese Xi Jinping tiene un discorso in una conferenza stampa dopo il Belt and Road Forum al China National Convention Center presso la sede del lago Yanqi a Pechino, Cina, il 27 aprile 2019. (Wang Zhao/Getty Images)

In futuro, per salvare la faccia (evitare l’umiliazione), il Pcc potrebbe assorbire altri Paesi europei nell’iniziativa e mantenere il numero «17+1». Tuttavia, il Pcc potrebbe dover affrontare ulteriori problemi in caso di conflitti di interesse tra le parti di recente adesione e i Paesi originari dell’Europa centrale e orientale.

Un altro Paese europeo che si oppone al Pcc è il Regno Unito. Il 22 aprile, il Parlamento britannico ha dichiarato che il trattamento riservato da Pechino ai musulmani uiguri nello Xinjiang costituisce un «genocidio».

Secondo una dichiarazione dell’Alleanza interparlamentare sulla Cina (Ipac), la mossa del Regno Unito «è l’ultima di una serie di azioni coordinate da parte dei membri dell’Ipac». L’Ipac (Inter-Parlamentary Alliance on China) «è un gruppo internazionale di legislatori interpartitico che lavora per riformare il modo in cui i Paesi democratici si avvicinano alla Cina».

Anche Miriam Lexmann, membro slovacco che fa parte della commissione per gli affari esteri del Parlamento europeo, è stata inserita nella lista nera delle sanzioni del Pcc a marzo, ed è anche lei membro dell’Ipac.

Altri membri europei dell’Ipac che hanno sostenuto la dichiarazione del Regno Unito sul genocidio del Pcc nello Xinjiang includono l’italiano Andrea Delmastro Delle Vedove, il belga Samuel Cogolati e Margarete Bause e Gyde Jensen dalla Germania.

Quarto errore

Pechino ha imposto sanzioni pesanti contro il Comitato politico e di sicurezza del Consiglio europeo.

Un altro errore di valutazione è l’annuncio del 22 marzo del ministero degli Esteri del Pcc che il Comitato politico e di sicurezza (Cps) del Consiglio europeo è incluso nelle sanzioni.

Come riporta il suo sito web ufficiale, il Consiglio europeo «stabilisce l’agenda politica dell’Ue» e «i membri del Consiglio europeo sono i capi di Stato o di governo dei 27 Stati nell’Ue, il presidente del Consiglio europeo e quello della Commissione dell’Unione europea». «Anche l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza partecipa alle riunioni del Consiglio europeo quando si discutono questioni di affari esteri».

Il Cps è «responsabile della Politica Estera e di Sicurezza Comune (Psc) e della Politica di Sicurezza e Difesa Comune (Psdc)» dell’Ue, ed è «composto dagli ambasciatori degli Stati membri con sede a Bruxelles, e presieduto dai rappresentanti del Servizio della Commissione Europea per l’azione esterna». I suoi ruoli includono: monitoraggio della situazione internazionale, raccomandazione di approcci strategici e opzioni politiche al Consiglio; fornire orientamenti al Comitato militare, al Gruppo politico-militare e al Comitato per gli aspetti civili della gestione delle crisi e garantire il controllo politico e la direzione strategica delle operazioni di gestione delle crisi.

Imponendo sanzioni a questo organismo, il Pcc sta di fatto sanzionando i decisori delle politiche estere e di sicurezza dell’Ue. Anche in futuro il Psc continuerà a elaborare le politiche dell’Ue relative al Pcc, che piaccia o meno al Pcc. E, nell’attuale clima politico, è improbabile che il Psc sia il primo a fare marcia indietro rispetto al Pcc.

Più seriamente, se il Pcc dovesse annunciare che vieterà ai diplomatici di questa organizzazione di entrare in Cina, finirebbe in una situazione imbarazzante nelle sue relazioni con l’Europa a causa dell’importanza di questi individui nel sistema diplomatico del loro Paese, una situazione che potrebbe essere descritta come devastante per le relazioni Cina-Europa.

È prevedibile che Pechino apporterà gli opportuni adeguamenti alla sua futura politica europea, altrimenti i rapporti tra Cina ed Europa subiranno un rapido declino. Il Pcc non è né disposto né pronto a lasciare che l’Ue diventi un altro rivale a fianco degli Stati Uniti. A tal fine, il Pcc ha dato cenni di addolcimento.

Il numero del 29 aprile del South China Morning Post (Scmp) ha riportato un raffreddamento delle sanzioni. «Ma da allora ci sono state poche indicazioni su come si applicano le restrizioni cinesi», ha riferito il Scmp: «Fonti diplomatiche affermano che i funzionari cinesi hanno cercato di minimizzare il significato delle loro sanzioni e di dimostrare che le politiche fossero meno efficaci di quanto non sembrassero».

Ovviamente alcuni addetti ai lavori diplomatici europei lo sanno bene: «Abbiamo smesso di chiedere chiarimenti, perché questo costringerebbe la parte cinese a definire la cosa», ha riferito una fonte al Scmp.

 

Linyi Li è caporedattore e commentatore di Epoch Times cinese, che si occupa di Cina e affari internazionali. Prima di questo è stato giornalista a Ottawa, in Canada e si occupava delle notizie su Parliament Hill.

Le opinioni espresse in quest’articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese: Beijing Is in a Very Awkward Situation Due to Four Major Misjudgments Against the EU



 
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