Prospettive sulla pandemia, i legami tra Boris Johnson e il regime cinese

Di Tian Yun

Il primo ministro britannico Boris Johnson aveva annunciato il 27 marzo di essere positivo al virus del Pcc. Fortunatamente il 12 aprile è stato dimesso dall’ospedale, dopo aver trascorso alcuni giorni in cui, citando le sue parole, non sapeva se si sarebbe potuto salvare.

Johnson è il leader del Partito Conservatore che attualmente guida il governo. Da quando si è insediato al numero 10 di Downing Steet, lo scorso 24 luglio, ha incontrato grandi difficoltà e critiche per quanto concerne la Brexit, Huawei e il suo ruolo nel 5G britannico, le relazioni tra Inghilterra e Stati Uniti, come anche per il suo atteggiamento nei confronti della Cina.

Ad ogni modo, il primo ministro britannico è una delle persone più importanti al mondo sinora colpite dal virus del Pcc (Partito Comunista Cinese), meglio noto come nuovo coronavirus.

Nell’antica Cina ogni volta che una calamità colpiva l’Impero, i sovrani e i funzionari riflettevano sul proprio operato e sulla propria condotta. Così, nella lunga storia di quello che era un tempo chiamato il Celeste Impero, ci sono stati almeno 79 imperatori che hanno emanato una ‘Condanna di sé stessi’ per esaminare i propri errori, nella speranza di ottenere il perdono e la protezione dei Cieli.

L’editoriale di Epoch Times “Il Covid-19 ‘segue’ i Paesi amici della Cina comunista” fa notare che «le aree o i Paesi più colpiti al di fuori della Cina hanno tutti una caratteristica in comune: relazioni strette, o quantomeno lucrative, con il regime comunista di Pechino».

Da questa prospettiva, quali sono allora i legami tra Johnson e il Pcc?

L’Inghilterra apre le porte a Huawei

Il 28 gennaio 2020, Johnson ha annunciato che l’Inghilterra avrebbe consentito ai «fornitori ad alto rischio» di partecipare in una certa misura alla costruzione di «parti non strategiche» della rete 5G del Regno Unito; in altre parole ha dato il via libera alla partecipazione, seppur limitata, di Huawei. Molti politici inglesi e funzionari statunitensi sono rimasti sconcertati dalla decisione di Johnson.

Lo stesso giorno, Zhang Jiangang, vicepresidente di Huawei, ha accolto con entusiasmo la decisione del Regno Unito di permettere al colosso cinese di partecipare alla costruzione del 5G.
Il 30 gennaio, la Bbc ha dichiarato in un articolo che la decisione del Regno Unito «è senza dubbio un’approvazione che renderà felice Pechino».

Le inchieste su Huawei, cosi come le informazioni diffuse dagli insider, hanno rivelato che l’azienda ha stretti legami con il Pcc, e tra l’altro è stata spesso accusata di aver rubato informazioni da altre aziende per sviluppare la propria tecnologia. L’amministrazione Trump sta cercando da tempo di convincere i propri alleati ad escludere Huawei dalla costruzione delle reti 5G per motivi di sicurezza. Tuttavia, Johnson ha ignorato gli avvertimenti statunitensi e le preoccupazioni sollevate dai parlamentari inglesi.

Tom Tugendhat, membro del Parlamento e presidente della commissione Affari esteri della Camera, si è opposto alla decisione di Johnson di includere Huawei tra i costruttori del 5G britannico, dipingendo questa scelta come un «permettere alla volpe di entrare nel pollaio, proprio mentre dovremmo fare la guardia alla staccionata». Tugendhat ha anche scritto in un tweet che la decisione del governo «lascia molte perplessità e non protegge le reti del Regno Unito da un attore internazionale spesso maligno».

Dal canto suo, Tom Cotton, membro repubblicano del Comitato per l’Intelligence del Senato statunitense, ha chiesto «un’approfondita revisione dei rapporti tra l’intelligence Usa e quella britannica» dopo che è stata annunciata la decisione di Johnson. «Temo che Londra si sia liberata da Bruxelles solo per cedere sovranità a Pechino», ha dichiarato Cotton, per poi aggiungere che è più o meno come se gli Stati Uniti avessero «permesso al Kgb di costruire la propria rete telefonica durante la Guerra Fredda».

Il 22 febbraio, il leader del Brexit Party Nigel Paul Farage ha criticato la decisione di accettare la partecipazione di Huawei al 5G, definendola «la peggiore decisione che il governo britannico prende da molti anni a questa parte… Mette a repentaglio la partnership dei Five Eyes [la consolidata rete di collaborazione tra le intelligence di Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti, ndt], le prospettive di un nuovo accordo commerciale con gli Stati Uniti e l’Australia e forse anche il futuro della Nato».

Dopo la decisione ufficiale, 38 membri del Partito conservatore britannico che sostenevano l’esclusione di Huawei hanno proposto un emendamento alla legge sulle infrastrutture della telecomunicazione. La proposta richiedeva al Regno Unito di bandire la partecipazione di Huawei e di altre società «ad alto rischio» dalla costruzione della rete nazionale 5G entro il 31 dicembre 2022.

Ma il 10 marzo il parlamento ha rifiutato la proposta, con il governo di Johnson che ha vinto con 306 voti favorevoli e 282 contrari, secondo quanto riferito da Reuters.

Huawei a Londra

Il Regno Unito è uno dei Paesi europei che collabora più strettamente con Huawei. Sebbene il governo britannico sia consapevole che i prodotti Huawei costituiscono una minaccia per la sicurezza, ritiene che i rischi siano gestibili. L’approccio britannico rappresenta in effetti il modello con cui l’Europa ha accettato Hauwei, consentendo il suo costante sviluppo nell’ultimo decennio.

Da quando Johnson è entrato al numero 10 di Downing Street, le attività di Huawei sono rimaste di alto profilo e molto vitali nella città di Londra. A settembre del 2019, la stampa statale cinese ha citato il Business Insider che dichiarava che Huawei aveva già fondato un nuovo laboratorio di ricerca sull’intelligenza artificiale a Londra. Secondo l’articolo, il nuovo laboratorio fa parte del circuito globale di ricerca e collaborazione noto come Huawei OpenLab. Una fonte informata sulle iniziative di Huawei ha inoltre indicato che l’azienda prevedeva di assumere in quel laboratorio circa 200 ingegneri specializzati nella ricerca sull’intelligenza artificiale.

Il 16 dicembre 2019, poi, è stato inaugurato il 5G Innovation and Experience Center di Huawei a Londra, in uno dei più prestigiosi spazi per uffici dell’Europe-Kekong Global Building.

L’editorialista americano Nick Kristoff ha scritto nel suo articolo di opinione: «Ho visto il meglio e il peggio della Cina: se a un’azienda come Huawei viene chiesto di collaborare con le spie della sicurezza dello Stato cinese, i suoi dirigenti non possono dire di no».

L’atteggiamento amichevole di Johnson nei confronti della Cina

Il 23 luglio 2019, il giorno prima dell’insediamento di Johnson, la Hong Kong Phoenix Television lo ha intervistato. In quell’occasione Johnson ha dichiarato: «Siamo molto entusiasti della Nuova Via della Seta (Belt and Road Initiative). Siamo molto interessati a ciò che sta facendo il presidente Xi».

Johnson ha anche menzionato nell’intervista che il Regno Unito è il primo Paese occidentale ad aver aderito alla Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib) guidata dalla Cina, e che lui avrebbe fatto del suo meglio per mantenere il Regno Unito «l’economia più aperta d’Europa». A tal proposito ha dichiarato: «Non dimenticate che siamo la destinazione più aperta per gli investimenti internazionali, in particolare per gli investimenti cinesi. Abbiamo aziende cinesi che vengono per costruire ad esempio la grande centrale nucleare di Hinkley».

Le interazioni tra Johnson e il Pcc quando Boris era sindaco di Londra

Nell’ottobre 2013, Johnson ha guidato una delegazione commerciale, in qualità di sindaco di Londra, fino in Cina, per una visita di sei giorni. Ha incontrato alcuni tra i più importanti imprenditori e investitori cinesi, nonché diversi funzionari di alto livello, nella speranza di stabilire un rapporto di cooperazione più stretto con la Cina.

Durante il suo mandato da sindaco, ha promosso una partnership tra Londra e Shanghai, due poli finanziari. Il 17 giugno 2019, la China Securities Regulatory Commission e la Financial Conduct Authority del Regno Unito hanno annunciato congiuntamente l’approvazione del nuovo Shanghai-London Stock Connect. E lo stesso giorno si è tenuta a Londra la cerimonia di inaugurazione.

Secondo il suo regolamento, le società idonee, quotate alla Borsa di Shanghai, possono inviare il cosiddetto Global Depository Receipts al Regno Unito ed agli investitori globali per richiedere di essere quotate sul mercato principale della Borsa di Londra. Dall’altra parte, le società idonee quotate alla Borsa di Londra potranno inviare le Chinese Depository Receipts agli investitori cinesi e chiedere di essere quotate sul mercato principale dellla Borsa di Shanghai.

Alcuni commentatori hanno sottolineato che l’istituzione dello Shanghai-London Stock Connect equivale a una «trasfusione di sangue» in favore del Pcc.

Le relazioni tra Regno Unito e Cina dopo la Brexit

Dopo che l’amministrazione Johnson ha completato la fuoriuscita dall’Unione Europea, ha avuto naturalmente bisogno di trovare nuovi partner commerciali. Da un lato, il Regno Unito mantiene la sua amicizia con gli Stati Uniti, ma è anche desideroso di rafforzare i legami economici e commerciali con la Cina. La Cina è del resto il suo secondo partner commerciale fuori dell’Ue. Tra gennaio e agosto 2018, il volume degli scambi bilaterali tra Cina e Gran Bretagna ha raggiunto i 51,05 miliardi di dollari.

Da gennaio al 23 agosto 2019, diverse aziende cinesi hanno completato 15 importanti acquisizioni nel Regno Unito, per un valore totale di circa 8,3 miliardi di dollari. Ad esempio, la Ant Financial di Alibaba ha acquisito a febbraio la società di pagamenti World First con sede a Londra. Nel mese di giugno, la Hillhouse Capital ha acquistato azioni del marchio di whisky scozzese Loch Lomond Group per un totole di 400 milioni di sterline, diventando così l’azionista di maggioranza dell’azienda.

Nel settembre dello scorso anno, la Borsa di Hong Kong ha tentato di acquisire la Borsa di Londra per 36,6 miliardi di dollari, ma l’offerta è stata respinta. Il governo cinese è il maggiore azionista della Borsa di Hong Kong e detiene 6 dei 13 seggi nel consiglio di amministrazione. È prevedibile che, se l’acquisizione avesse successo, il Pcc guadagnerebbe una notevole influenza sull’intero mercato finanziario europeo.

Il 2 gennaio 2020, cinque diverse fonti hanno comunicato a Reuters che il regime cinese aveva temporaneamente sospeso il piano Shanghai-London Connect per via della posizione assunta dal Regno Unito in merito alle proteste pro-democrazia di Hong Kong, e per la reazione britannica alla detenzione di un ex dipendente del consolato britannico di Hong Kong. Il giorno successivo, la China Securities Regulatory Commission ha tuttavia affermato che il piano Shanghai-London Connect non sarebbe stato influenzato.

In effetti, il Pcc è abituato a usare gli interessi economici come merce di scambio per costringere i governi e le aziende occidentali a tacere sulle violazioni dei diritti umani.

Forse Johnson non si è ancora reso conto che la strada della cooperazione economica e commerciale con il Pcc è estremamente pericolosa. Ogni nazione che collabora con il Pcc rischia di essere costretta a rinunciare alla propria coscienza a un certo punto.

I legami tra la famiglia di Johnson e il Pcc

Il 22 febbraio 2020, il leader del Brexit Party Nigel Paul Farage ha pubblicato un articolo su Newsweek intitolato We Didn’t Free Britain from Brussel Only to Bow Before Beijing (Non abbiamo liberato gli inglesi da Bruxelles per inchinarci a Pechino), nel quale ha manifestato ancora una volta la sua opposizione al piano di Johnson di permettere a Huawei di costruire parte della rete 5G britannica, e lo ha criticato per essersi avvicinato troppo al Pcc negli ultimi anni.

«Purtroppo, sotto il governo di Boris Johnson, non sembra essere cambiato molto. Basta guardare a una delle nostre industrie strategiche chiave, la British Steel. Sembra che sia stata venduta ad un’azienda cinese, la Jingye, nonostante le valide offerte provenienti da altre parti del mondo. Credo che lo stesso establishment che ha venduto la nostra nazione all’Unione Europea ci stia vendendo alla Cina», ha scritto Farage.

Ha anche sottolineato che Johnson è stato influenzato da molte figure pericolosamente vicine alla Cina, tra cui alcuni dei suoi stessi famigliari: «Giusto un paio di settimane fa suo padre, Stanley, ha avuto un incontro di 90 minuti con l’ambasciatore cinese a Londra, Liu Xiaoming. In seguito, Johnson senior ha inviato una e-mail ai funzionari britannici sottolineando le preoccupazioni di Xiaoming per il fatto che suo figlio Boris non aveva inviato alla Cina un messaggio personale di sostegno durante l’epidemia di coronavirus. Questa interessante informazione è diventata pubblica solo perché Johnson senior ha accidentalmente inviato il suo messaggio anche alla Bbc», secondo quanto scritto da Farage.

«Poi c’è il fratello minore di Boris, Jo, che è stato ministro delle Università della Gran Bretagna fino al 2019. Durante il suo incarico, ha sostenuto la collaborazione dell’Università di Reading con l’Università cinese di Nanchino, specializzata in informazione, scienza e tecnologia».

Farage ha rivelato anche che il fratellastro del primo ministro, Max, ha stretti legami con il regime cinese. Secondo informazioni pubbliche, Max Johnson ha ottenuto il suo Mba all’Università di Pechino prima di lavorare per la Goldman Sachs a Hong Kong. Ora gestisce una propria società di investimenti, che si rivolge alle aziende che vendono in Cina.

Ad ogni modo sembra che il deplorevole comportamento del regime cinese nell’attuale pandemia abbia fatto suonare un campanello di allarme nella società britannica, e forse anche nell’ormai convalescente Boris Johnson. Di fatto, proprio in questi giorni molti parlamentari britannici stanno chiedendo a gran voce l’esclusione di Huawei dal 5G, e il primo ministro ad interim Dominic Raab ha dichiarato che dopo la crisi il Paese non potrà tornare a «fare affari come al solito» con la Cina.

L’editoriale di Epoch Times Il Covid-19 ‘segue’ i Paesi amici della Cina comunista evidenzia che il virus del Pcc sta colpendo principalmente il regime cinese e coloro che lo sostengono. In effetti, la diffusione di questo virus nel mondo coincide in maniera sorprendente con i Paesi e le regioni che hanno stretti legami con il Pcc.

 

Le opinioni espresse in quest’articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese: Perspective on the Pandemic: British PM’s Ties With the Chinese Regime

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