Pandemia, il Brasile deve fare una scelta

Col primo infetto del 26 febbraio, il Ministero della Salute confermava l’inizio della pandemia che avrebbe colpito il Brasile.

Un modello ricorrente, in cui rientra il caso del Brasile, mostra che i Paesi con stretti legami con il regime cinese hanno, comprensibilmente, registrato alti tassi d’infezione da virus del Pcc (Partito Comunista Cinese) e di decessi. Allora qual è il rapporto tra Brasile e Cina?

Secondo quanto riportato dai media il 1° maggio, nella città di San Paolo sono state scavate più di 13 mila tombe. Dal 13 maggio sono stati segnalati oltre 10 mila nuovi casi giornalieri nella città. All’11 giugno, il numero di casi confermati è salito a 772 mila 416, con 39 mila 680 morti, facendo del Brasile il secondo Paese più gravemente colpito, dopo gli Stati Uniti (vanno esclusi dal conteggio, però, Cina e Iran, che hanno occultato i loro dati in un modo tale che è difficile ricostruire la realtà).

Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro è contrario alla politica d’isolamento: «Ci sono molti governatori, a mio avviso, che stanno prendendo misure che danneggeranno molto la nostra economia», afferma. Tuttavia, la sua campagna per la riapertura dell’economia ha incontrato resistenze.

João Doria, il governatore di San Paolo, ha messo in quarantena la città da quasi due mesi: le imprese, le scuole e gli spazi pubblici sono stati chiusi e la gente è stata invitata a rimanere a casa: «Stiamo prendendo questo provvedimento per rispetto della medicina e della scienza».

San Paolo che ha una popolazione di circa 12 milioni di abitanti, dall’inizio di aprile è diventata l’epicentro del virus in Brasile. Al 10 giugno, il numero di morti confermate è di 9 mila 862. Il sistema ospedaliero locale, che già era sovraccarico e soffriva della mancanza di strutture, si è trovato con più di tremila operatori ospedalieri messi in quarantena, dei quali 700 hanno confermato di essere stati infettati dal virus. Dalle foto aeree si può vedere l’enormità delle fosse comuni per le persone che sono morte a causa del virus.

Brasile e Cina hanno solidi legami

Le relazioni diplomatiche tra il regime cinese e il Brasile sono iniziate ufficialmente nel 1974. Nel 2003 è stata costituita la Commissione di coordinamento e cooperazione ad alto livello Cina-Brasile (Cosban) che funziona come strumento di sviluppo del partenariato strategico tra i due Paesi, portando avanti azioni concrete come i piani operativi 2010-2014, 2015-2021 e quello decennale 2012-2021. Anni di collaborazione hanno permesso al regime cinese di infiltrarsi e diffondere la sua ideologia comunista in Brasile.

Nel 2018, Bolsonaro, come candidato conservatore alla presidenza, ha fatto notare che la Cina è un predatore che cerca di dominare settori chiave dell’economia brasiliana.

La trappola della Via della seta

Per anni, il regime comunista ha cercato di attirare investimenti dal Brasile attraverso l’iniziativa Belt and Road (Bri, nota anche come Via della seta). Il progetto prevede la realizzazione d’infrastrutture in tutta l’America Latina, Africa, Europa orientale e sud-est asiatico.

La Cina è il principale partner commerciale del Brasile. Secondo i dati del ministero della pianificazione brasiliano, dal 2003 al giugno 2018, le imprese cinesi hanno investito quasi 54 miliardi di dollari (circa 49 miliardi di euro) in circa 100 progetti in Brasile. Solo nel 2017, gli investimenti hanno quasi raggiunto gli 11 miliardi di dollari (circa 10 miliardi di euro).

Secondo i media statali cinesi, prima del 2010, i fondi cinesi che affluivano in Brasile erano principalmente destinati ad assicurare l’approvvigionamento alimentare ed energetico del gigante asiatico, ma negli ultimi anni questa strategia si è estesa ai settori delle telecomunicazioni, automobilistico, delle energie rinnovabili e dei servizi finanziari.

Nel campo delle infrastrutture e delle comunicazioni, la Cina ha completato l’acquisizione di uno dei terminal container più redditizi del Brasile. Si tratta del più grande investimento portuale mai realizzato in Brasile o in America Latina nel 2018.

Per quanto riguarda gli investimenti di capitale, il Dragone è diventato una delle principali fonti di capitale estero per il Brasile. Dal 2005 al 2017, secondo la Commissione economica delle Nazioni Unite per l’America Latina e i Caraibi, il Brasile è stato il destinatario del 55% di tutti gli investimenti effettuati dalle imprese cinesi in America Latina.

Impianto di trattamento delle acque di San Paolo controllato da un’azienda cinese

Cina Gezhouba Group Overseas Investment Co., Ltd. (Cggc) ha acquisito il 100% della partecipazione del Sistema Produtor São Lourenço S.A., di proprietà del Gruppo Camargo Correa e del Gruppo brasiliano Andrade Gutierrez, ottenendo le relative concessioni per l’approvvigionamento idrico. L’operazione è finanziata dalla Via della seta, per un investimento totale di circa 860 milioni di dollari (circa 785 milioni di euro). Una volta completato, l’impianto di trattamento dell’acqua sarà in grado di fornire 410 mila tonnellate di acqua al giorno per soddisfare il fabbisogno di 1,5 milioni di persone.

Uno studio del 2017 pubblicato dall’Accademia delle Scienze cinese ha concluso che «i problemi di scarsità delle risorse idriche diventeranno il tema centrale dello sviluppo dei Paesi lungo la Via della seta». Ciononostante, come illustra quest’articolo, è probabile che l’impatto sulle risorse idriche abbia un effetto consistente sulle politiche locali e regionali nei Paesi della Bri.

Vale la pena notare che la società Cggc ha sede a Wuhan, l’epicentro dell’epidemia del Covid in Cina. Ha punti vendita all’estero in 99 Paesi, 33 dei quali in partecipanti alla Bri.

Il Brasile accoglie gli istituti Confucio

Il regime cinese si è infiltrato anche nel sistema educativo brasiliano. Il primo Istituto Confucio (Ic) in Brasile è stato creato attraverso un accordo tra l’Università Statale di San Paolo (Unesp) e la sede dell’Istituto Confucio a Pechino, con il supporto dell’Università Hubei di Wuhan. Quello dell’Unesp fa parte di una rete di oltre 600 Istituti Confucio distribuiti in più di 140 Paesi.

L’Ic dell’Unesp ha iniziato a operare nella prima metà del 2009. Da allora, più di 12 mila brasiliani hanno frequentato i suoi regolari corsi di lingua cinese.

Il Brasile ha il più alto numero di Ic in America Latina. I think tank e le università brasiliane hanno creato diversi centri di ricerca e team di progetti cinesi per promuovere la comprensione della Cina da parte del Brasile attraverso campagne pubblicitarie. Anche il numero di studenti e turisti brasiliani in Cina è aumentato rapidamente, e più di 30 università cinesi offrono corsi di laurea in lingua portoghese.

Il regime comunista cinese è penetrato profondamente in Brasile con anni di partnership strategica. Poiché ora il Brasile è colpito dalla pandemia, non sarà forse ora che la sua leadership riconosca il vero volto del predatore e si liberi dalle sue grinfie?

 

Le opinioni espresse in quest’articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese: Brazil Faces a Choice With Soaring Pandemic Death Toll

 

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