Orban annuncia referendum sulla ‘legge contro la propaganda Lgbtq’

Di Marco D'Ippolito

Il premier ungherese Viktor Orban ha annunciato un referendum sulla recente ‘legge contro la propaganda Lgbtq’, per cui il suo governo è stato pesantemente criticato dall’Unione Europea e dalla stampa internazionale nelle scorse settimane.

«Bruxelles ha chiaramente attaccato l’Ungheria nelle ultime settimane a causa della legge sulla protezione dei bambini», ha dichiarato Orban in un video-annuncio pubblicato nella mattinata del 21 luglio su Facebook. Per poi continuare: «Ora Bruxelles chiede emendamenti alla legge sull’istruzione e alla legge sulla protezione dei minori. Cinque anni fa c’è stato un referendum. E c’è stata la volontà comune del popolo di impedire a Bruxelles di obbligarci ad accogliere i migranti. Li abbiamo fermati allora, possiamo fermarli ora».

La mossa del leader ungherese è un tentativo di rispondere a chi lo accusa di avere inclinazioni antidemocratiche, come anche al Rapporto sullo Stato di diritto appena pubblicato dalla Commissione Europea, che ha criticato l’Ungheria in materia di corruzione, libertà di stampa e altro. Anche in questo caso è stata dura la risposta di Budapest, che ha dichiarato per bocca del ministro della Giustizia Judit Varga che «il rapporto fa parte di una campagna in cui Stato di diritto non significa ‘principio’ ma ‘strumento di estorsione’».

Quella del governo ungherese è di fatto una legge antitetica alle leggi promosse dall’Unione Europea in materia Lgbtq, come ad esempio il tanto dibattuto ddl Zan. Secondo Orban, in Europa occidentale «gli attivisti Lgbtq vanno negli asili e nelle scuole e impartiscono lezioni di educazione sessuale. Vogliono fare lo stesso qui in Ungheria ed è per questo che i burocrati di Bruxelles ci minacciano e danno il via a procedure di infrazione ma così abusano del loro potere». Il premier ha quindi sottolineato enfaticamente che «solo la volontà comune del popolo potrà proteggere» il Paese.

Stando all’annuncio, gli ungheresi saranno chiamati alle urne per esprimere il proprio parere su cinque questioni:

  • Siete d’accordo che si svolgano presentazioni negli istituti di istruzione pubblica per introdurre i minori a temi sull’orientamento sessuale senza l’autorizzazione dei genitori?
  • Siete d’accordo che si promuovano trattamenti di riassegnazione di genere per i minori?
  • Siete d’accordo sul fatto che questi trattamenti siano a disposizione dei minori?
  • Siete d’accordo che ai minori vengano mostrati, senza alcuna restrizione, contenuti di natura sessuale che possono influenzarne lo sviluppo?
  • Siete d’accordo che vengano mostrati ai minori materiali che promuovono la riassegnazione di genere?

Dal canto suo, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen si è già espressa con toni molto forti a riguardo, affermando: «Questa legge ungherese è una vergogna. […] Discrimina chiaramente le persone in base al loro orientamento sessuale. Va contro i valori fondamentali dell’Unione europea: dignità umana, uguaglianza e rispetto dei diritti umani. Non scenderemo a compromessi su questi principi».

In seguito 17 governi di Paesi membri dell’Unione, inclusa l’Italia, hanno sottoscritto una dichiarazione che ha espresso «profonda preoccupazione per l’adozione da parte del Parlamento ungherese di emendamenti che discriminano le persone Lgbtiq e violano il diritto alla libertà di espressione con il pretesto di proteggere i bambini».

Mentre Orban ha risposto affermando che le leggi approvate dal Parlamento ungherese «non riguardano l’omosessualità», ma «la difesa dei diritti dei bambini e dei genitori».

 
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