Onu, il Regno Unito critica Pechino su Hong Kong e Xinjiang

Di Lily Zhou

Dure critiche contro il regime cinese dalla Gran Bretagna. In occasione del Consiglio dell’Onu, il Regno Unito ha denunciato le violazioni dei diritti a Hong Kong e contro gli uiguri e ha anche chiesto che il regime lasci all’Onu il libero accesso allo Xinjiang.

Tariq Ahmad, ministro britannico per le Nazioni Unite e i diritti umani, ha tenuto un discorso al Consiglio per i diritti umani, richiamando l’attenzione sulla «grave situazione in Cina». Durante il suo intervento, ha invitato il regime cinese «a rispettare i diritti e le libertà della Dichiarazione congiunta, a rispettare l’indipendenza della magistratura di Hong Kong, a consentire il libero accesso allo Xinjiang e a rilasciare tutte le persone che sono detenute  arbitrariamente».

Hong Kong

La legge sulla sicurezza nazionale imposta a Hong Kong, che secondo Ahmad costituisce «una grave inadempienza della dichiarazione congiunta sino-britannica, che è giuridicamente vincolante», nonché una violazione dell’autonomia di Hong Kong e una minaccia ai diritti e alle libertà, per il ministro britannico «viene attuata con l’evidente intenzione di eliminare il dissenso».

E inoltre, ha continuato Ahmad, tale legge «permette di perseguire alcuni casi nella Cina continentale, dove è possibile trattenere gli imputati per lunghi periodi senza accuse o senza la possibilità di avere accesso a un avvocato; si tratta di una giurisdizione – ha aggiunto – sulla cui indipendenza giudiziaria abbiamo dubbi, e abbiamo dubbi anche sulla sua corretta attuazione dei processi, nonché preoccupazioni in merito alle denunce di tortura».

La legge sulla sicurezza nazionale, entrata in vigore il 1° luglio scorso, conferisce al Partito Comunista Cinese (Pcc) il potere assoluto di perseguire gli individui per qualsiasi atto riconducibile (secondo i parametri del Pcc) a secessione, sovversione, terrorismo o collusione con forze straniere. I reati possono comportare la pena massima dell’ergastolo.

Finora la draconiana legge ha portato all’arresto dell’attivista 23enne pro-democrazia Agnes Chow, di Jimmy Lai, un imprenditore e giornalista attivista di Hong Kong, di Wilson Li, un freelance di Itv News e di Samuel Chu, un attivista pro-democrazia e cittadino americano.

Anche i cittadini stranieri a rischio

Il 30 giugno, i cittadini tedeschi a Hong Kong hanno ricevuto un avvertimento dal Ministero degli Esteri federale che li invitava a esercitare cautela in merito alle dichiarazioni politiche, poiché «non si può escludere del tutto» che i cittadini tedeschi a Hong Kong non possano essere anche loro bersaglio delle misure previste dalla nuova legge cinese sulla sicurezza nazionale.

E soprattutto, l’ufficio del Ministero ha reso noto che «anche gli atti commessi da stranieri al di fuori del territorio di Hong Kong sono inclusi nel campo di applicazione della legge». Questo significa che, ad esempio, anche una critica espressa pubblicamente in Germania, sul comportamento del regime cinese, potrebbe portare a conseguenze indesiderate nel caso la persona che l’ha espressa entrasse a Hong Kong.
«Siate particolarmente attenti e consapevoli del fatto che le dichiarazioni politiche, comprese quelle sui social media, possono essere considerate rilevanti», ha avvertito l’ufficio.

Dal Canada, poi, il 17 agosto un esperto ha testimoniato a un comitato parlamentare facendo notare che tutti i canadesi sono ora a rischio in base a questa nuova legge: «I cittadini canadesi che hanno legami con Hong Kong devono ora considerare se quel che dicono in Canada potrà essere usato contro di loro anche nel caso in cui mettano piede su un aereo di linea registrato a Hong Kong».

Anche gli Stati Uniti, il 15 settembre, hanno emesso un avviso in cui sconsigliano i viaggi in Cina e a Hong Kong, citando il rischio di «detenzione arbitraria» e «applicazione arbitraria delle leggi locali».

Xinjiang

Alla riunione del Consiglio per i diritti umani dell’Onu, Ahmad ha anche evidenziato le «sistematiche violazioni dei diritti umani» nello Xinjiang.

«La cultura e la religione hanno subito gravi restrizioni, e abbiamo assistito a denunce credibili di casi di lavori forzati e di controllo forzato delle nascite […] Fino a un milione e 800 mila persone sono state arrestate senza processo: questo è incredibile».

I funzionari cinesi continuano a ridicolizzare le accuse di genocidio, sterilizzazione forzata e di detenzione di massa di quasi 1 milione di uiguri nello Xinjiang, sostenendo che le accuse sono menzogne inventate dalle forze anti-Cina.

Una recente relazione (pdf) indica che in Tibet sono stati costruiti centri di addestramento in stile militare, che ricordano il sistema utilizzato nello Xinjiang.

Ahmad, concludendo, rende noto che la Gran Bretagna resta «seriamente preoccupata» anche per la pressione sulla libertà di stampa in Cina.

 

Articolo in inglese: UK Criticizes China Over Hong Kong and Xinjiang at UN Meeting

 
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