Online la veglia del Falun Gong per commemorare i morti nella persecuzione

NEW YORK – Solitamente, negli anni scorsi, intorno al 25 aprile, mentre gli ultimi raggi del sole circondavano l’orizzonte con una miriade di sfumature e il ritmo frenetico della metropoli circostante proseguiva, centinaia di praticanti della disciplina spirituale della Falun Dafa con magliette gialle brillanti si riunivano in silenzio tenendo in mano delle candele, e meditavano accompagnati da una musica rilassante di sottofondo. Conosciuta anche come Falun Gong, l’antica pratica spirituale, che prevede dolci esercizi meditativi e insegnamenti morali basati su Verità, Compassione e Tolleranza, si era diffusa a macchia d’olio in Cina negli anni novanta, tanto che si stima che gli aderenti fossero 70-100 milioni.

Tuttavia quest’anno, a causa  dell’attuale pandemia, i praticanti del Falun Gong hanno deciso di organizzare una veglia online per celebrare comunque l’occasione. Quindi, il 23 aprile, oltre mille praticanti da Stati Uniti, Regno Unito, Taiwan e Malesia, si sono uniti online per commemorare il 21° anniversario di quel 25 aprile 1999, quando circa 10 mila persone si erano riunite a Pechino per chiedere al governo centrale un ambiente in cui praticare liberamente la loro fede. Anche se in un primo momento sembrava tutto risolto, in realtà il Partito Comunista, temendo che un gruppo così numeroso di persone costituisse una minaccia al suo potere, nel luglio 1999 dava il via a una campagna nazionale per sradicare la pratica, arrestando e imprigionando di lì in poi centinaia di migliaia di praticanti.
Il Falun Dafa Information Center ha documentato con nomi, cognomi e circostanze, la morte di migliaia di persone a causa della persecuzione, ma il numero reale dei morti è molto più alto a causa della difficoltà di ottenere informazioni in Cina.

Quest’anno è stata la prima volta che l’evento della veglia si è tenuto online. Alle otto di sera, ora di New York, gli schermi si sono illuminati a lume di candela, mentre i praticanti hanno parlato delle continue violazioni dei diritti umani in Cina anche durante questo periodo di distanziamento sociale. Yi Rong, l’organizzatore dell’evento e presidente del centro no-profit Tuidang Center di New York, ha spiegato che la giornata vuole ricordare la fede incrollabile dei praticanti del Falun Gong in Cina: «Non vogliamo che questa giornata passi inosservata».

Un’immagine composita delle persone che hanno partecipato alla veglia delle candele online per commemorare la persecuzione dei praticanti del Falun Gong in Cina, il 23 aprile 2020. (Composizione di Epoch Times, gentile concessione del Centro Tuidang)

 

Il 23 aprile 2020 a New York, i praticanti del Falun Gong hanno messo delle candele per celebrare il 21° anno di persecuzione in Cina. (Per gentile concessione del Centro Tuidang)

Vite sconvolte

Tra i partecipanti c’era anche Tang, originario della città di Guangzhou, nel sud della Cina, che ha iniziato la pratica nel 1996. Quando nel 1999 è iniziata la persecuzione, Tang era un neolaureato con una redditizia offerta di lavoro. Avendo sperimentato in prima persona i benefici del Falun Gong per la salute e nello studio, ricorda di essere rimasto sconvolto quando si è trovato ad essere il bersaglio di una persecuzione a livello nazionale, nonostante non avesse fatto nulla di male. Quindi aveva deciso di recarsi a Pechino e di stendere uno striscione per chiarire la verità al governo, pur sapendo di rischiare di non ritornare a casa. Infatti, come tanti altri cittadini pacifici, ha purtroppo visto per la prima volta le sbarre di un centro di detenzione.

Il primo giorno, le guardie della prigione l’hanno aggredito con dei forti colpi alla vita, tali da farlo urlare di dolore. Nel corso degli anni, fino alla sua fuga dalla Cina nel 2015, Tang è stato arrestato otto volte, passando oltre sei anni dietro le sbarre perché non ha voluto rinunciare alla sua fede. In un campo di lavoro forzato, ha dovuto tagliare e lucidare pezzi di vetro che dovevano essere assemblati in lampadari per l’esportazione oltreoceano. I suoi pasti consistevano in cibo molliccio che «assomigliava al mangime per maiali». Poiché per protesta contro la violazione al diritto di studio e di esercizio fisico aveva iniziato lo sciopero della fame, è stato torturato con l’alimentazione forzata per tre volte. Una delle esperienze strazianti ha coinvolto quattro o cinque prigionieri che lo hanno prima inchiodato a un’asse di legno e poi costretto a ingerire del liquido dal naso fino allo stomaco, attraverso un grosso tubo che veniva ripetutamente estratto e reinserito, procurandogli un’emorragia nasale. Un modo per infliggergli sofferenza e farlo cedere, sostiene Tang, aggiungendo che una sostanza nel liquido gli aveva anche causato un dolore bruciante allo stomaco.

Una famiglia che partecipa alla veglia delle candele online per commemorare la persecuzione dei praticanti del Falun Gong in Cina, il 23 aprile 2020. (Per gentile concessione del Centro Tuidang)

Un’altra storia di persecuzione è quella della madre di Han Yi. Da quando la persecuzione è iniziata in Cina, Han Yi, all’epoca un’alunna di scuola elementare, ha probabilmente trascorso meno di due anni con sua madre Wu Shunzhen, che in dieci anni hanno più volte arrestato e rilasciato. Per quattro mesi nel 2004, le guardie hanno anche respinto la richiesta della famiglia di visitare la signora Wu in carcere. Quando le è stato permesso di rivedere sua madre, Han ha notato che le mancavano diverse ciocche di capelli. Solo più tardi ha saputo che sua madre era stata trascinata in un edificio abbandonato della prigione con la tenda abbassata, dove le guardie l’avevano torturata, privata del sonno e presa a schiaffi ogni qual volta che chiudeva le palpebre; le hanno anche messo una pomata negli occhi e versato acqua sul corpo, lasciandola poi tremare al freddo. Han ricorda che in alcune occasioni, gli agenti di polizia si recavano presso la sua scuola per sapere dove fosse la madre o dove fossero altri praticanti del Falun Gong locali, e la minacciavano.

Candele allestite per l’evento di veglia online per commemorare la persecuzione dei praticanti del Falun Gong in Cina, il 23 aprile 2020. (Per gentile concessione del Centro Tuidang).

 Una scelta

Tuttavia, di fronte a una pressione crescente, ogni praticante ha preso la decisione consapevole di perseverare.

Nei momenti peggiori, quando ogni minuto sembrava un anno, Tang racconta di aver tenuto duro e di aver mantenuto un solo pensiero fino alla fine: «La sincerità, la compassione e la pazienza non sono sbagliate. Per quanto sia difficile, ho ancora questi valori che guidano la mia vita». Nel 2015 è poi riuscito a fuggire a New York. Non molto tempo dopo si è unito al Tuidang Center, facendo telefonate quotidiane ai cinesi continentali, per spiegare perché dovevano rompere i legami con il Partito Comunista Cinese (Pcc). La piattaforma «Tuidang» negli ultimi 16 anni ha consentito a 354 milioni e 800 mila di cinesi di rinunciare alle affiliazioni al Partito. Citando la storia di insabbiamenti del Pcc, Tang afferma che il virus può essere spaventoso, ma quello che fa più paura è un regime che è stato disposto a mettere in pericolo la vita della gente per mantenere il suo potere.

La signora Wu, invece, è riuscita a fuggire in Thailandia e alla fine si è rifugiata negli Stati Uniti, dove si è riunita con la figlia. Han, che ora studia al Baruch College, ha spiegato che mentre era in Cina, una profonda riflessione interiore l’ha aiutata ad apprezzare la tenacia della madre: «La vita va oltre il vivere a proprio agio. Il potere esterno non cambierà ciò che si è guadagnato nel profondo».

Quando ventun anni fa si è unito all’appello di diecimila persone davanti al quartier generale del Partito a Pechino, Shao Changyong, all’epoca un aspirante ufficiale militare, sapeva che probabilmente stava rinunciando alla sua carriera e a tutti i privilegi associati: «Guardando indietro agli ultimi ventun anni, è ancora l’atto più onorevole compiuto nella mia vita».

 

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Articolo in inglese: Amid Virus Spread, Candlelight Vigil to Protest China’s Human Rights Abuses Goes Digital

 
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