Ondata migratoria dalla Turchia, l’Ue promette aiuti alla Grecia

Bruxelles vuole disperatamente evitare il ripetersi della crisi del 2015-16, quando oltre un milione di migranti sono entrati nell'Ue attraverso la Turchia e i Balcani, mettendo a dura gli apparati di sicurezza e di welfare dei Paesi europei

Di Reuters

Il 3 marzo i funzionari dell’Unione Europea hanno promesso aiuti finanziari alla Grecia in occasione di una visita lungo il confine con la Turchia, dove decine di migliaia di migranti e profughi sono radunati da giorni nel tentativo di oltrepassare la frontiera.

L’Ue ha anche esortato la Turchia a rispettare l’accordo del 2016 che le impone di tenere i migranti nel suo territorio in cambio di finanziamenti europei. Tuttavia, dopo la recrudescenza dei combattimenti in Siria della scorsa settimana, Ankara afferma che non bloccherà più i migranti che vogliono raggiungere l’Europa.

Per respingere i migranti alla frontiera di Kastanies, la polizia antisommossa greca è ricorsa all’utilizzo di gas lacrimogeni, mentre la guardia costiera ha cercato di fermare i gommoni che trasportano gli immigrati nelle isole dell’Egeo. Inoltre, il 2 marzo un giovane ragazzo siriano è morto in seguito al rovesciamento della sua imbarcazione.

Durante una conferenza stampa a Kastanies, il presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen ha dichiarato: «La situazione delle nostre frontiere non è una questione che la Grecia deve gestire sa sola, ma è responsabilità dell’intera Europa». Dopo aver visitato la zona assieme al primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis e ai vertici del Consiglio e del Parlamento europeo, la Presidente ha ribadito: «Manterremo la nostra linea e la nostra unità prevarrà».

Von der Leyen ha annunciato un supplemento di 700 milioni di euro per aiutare la Grecia ad affrontare l’attuale crisi migratoria. Il 3 marzo, il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian ha persino accusato la Turchia di usare i rifugiati per «ricattare» l’Europa.

Bruxelles vuole disperatamente evitare il ripetersi della crisi del 2015-16, quando oltre un milione di migranti sono entrati nell’Ue attraverso la Turchia e i Balcani, mettendo a dura prova gli apparati di sicurezza e di welfare dei Paesi europei.

Il 3 marzo le truppe greche e la polizia antisommossa sono rimaste in allerta lungo il confine turco, anche se non ci sono state segnalazioni di nuove colluttazioni con i migranti.

Presso la frontiera di Kastaniesh, un ufficiale dell’esercito greco ha dichiarato a Reuters: «Oggi ci sono stati solo pochi tentativi [di attraversare il confine], speriamo che recepiscano il messaggio». Nel frattempo le jeep dell’esercito hanno pattugliato la zona, e le strade che portano al fiume Evros, che marca il confine tra Grecia e Turchia, sono rimaste chiuse.

Grecia e Turchia ai ferri corti

La crisi ha messo a dura prova i già complessi rapporti tra Ankara e Atene.
Mitsotakis ha accusato Ankara di aver deliberatamente incoraggiato i migranti a dirigersi verso il confine per «promuovere la sua agenda geopolitica e distogliere l’attenzione dalla situazione in Siria», poiché questi migranti non stanno fuggendo dalla zona degli ultimi combattimenti nella provincia di Idlib in Siria, ma sono persone «che vivevano già da un po’ in Turchia, e molti parlano bene il turco».

Il 2 marzo, il Presidente turco Tayyip Erdogan ha fatto infuriare Mitsotakis, accusando le guardie di frontiera greche di aver ucciso due migranti e di averne ferito un terzo, notizia che Atene ha invece smentito. Il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha inoltre dichiarato, senza fornire alcuna prova, che le forze greche stavano sparando contro i migranti «alle spalle, mentre scappavano».

Dal canto suo la Turchia – che ospita circa 3 milioni e 600 mila profughi della guerra civile siriana e che dovrà probabilmente affrontare un altro grande flusso migratorio dato che i combattimenti non accennano a fermarsi – afferma di non poterne più.

Human Rights Watch ha affermato di aver ricevuto diverse segnalazioni secondo cui le guardie di frontiera greche starebbero respingendo le persone in Turchia, il che potrebbe costituire una violazione del diritto a chiedere asilo e del divieto di rimpatriare le persone in luoghi non sicuri, entrambi sanciti dal diritto internazionale.

Nel frattempo il sentimento nei confronti dei migranti nelle isole greche come Lesbo – dove in passato i migranti erano relativamente benvenuti – si è inasprito in seguito alla crisi del 2015-2016, anche perché gli abitanti ritengono che Atene e l’Ue non abbiano fornito il sostegno necessario. Charlie Meyers, un operatore umanitario statunitense a Lesbo ha spiegato che «una volta era l’isola della solidarietà, ma sembra che ora la gente del posto sia esausta».

Per Lesbo, la terza isola più grande della Grecia situata a sole quattro miglia dalla costa turca, si tratta di una ‘tempesta perfetta’. L’isola ospita già oltre 20 mila richiedenti asilo, molti dei quali vivono in condizioni disumane nel sovraffollato campo di Moria, che in origine era stato pensato per ospitarne meno di 3 mila.

Poiché gli isolani ritengono di essere costretti a farsi carico di una quota sproporzionata del flusso migratorio, il mese scorso si sono ribellati ai piani del governo che voleva creare nuove strutture di accoglienza a Lesbo per sostituire quelle esistenti.

Costas Moutzouris, governatore dell’Egeo settentrionale, che comprende un insieme di isole che ospitano migliaia di migranti, ha affermato: «[I migranti nel 2015-2016] erano rifugiati di guerra, ma ora sono migranti economici».

Secondo il Governatore, gli ultimi cinque anni hanno cambiato la vita delle persone e il loro modo di pensare: «Non possono tornare alla loro routine, non possono andare all’ospedale perché è pieno di migranti, non possono prelevare soldi ai bancomat a causa delle code di migranti, e non possono nemmeno prendere un autobus».

 

Articolo in inglese: EU Pledges Aid to Greece as Immigrants Mass on Border With Turkey

 
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