Omicidi e femminicidi, quando i media distorcono la realtà

Le notizie e gli approfondimenti di cronaca nera che riempiono telegiornali e programmi pomeridiani e serali danno l’impressione di un Paese sempre più violento, in cui gli omicidi in famiglia sono frequentissimi, in contrasto con un recente passato in cui non se ne sentiva parlare quasi mai. Ma si tratta di un dato reale o è riconducibile a una scelta mediatica?

I dati dell’Istat parlano chiaro: dagli anni ’90 a oggi, gli omicidi in Italia sono calati vertiginosamente, da un picco di 1916 omicidi volontari nell’anno 1991, a 357 omicidi nel 2017 (l’anno più recente di cui sono disponibili dati).

(Istat)

L’Italia, inoltre, è attualmente uno dei Paesi europei con il minor tasso di omicidi, di molto inferiore a Finlandia e Francia, per esempio.

(Istat)

La maggior parte degli omicidi hanno come vittime gli uomini e avvengono nell’ambito della criminalità organizzata. Dagli anni ’90, gli omicidi legati alla criminalità organizzata sono diminuiti notevolmente, ed è principalmente grazie a questo che i dati sugli omicidi sono crollati. Se si osservano infatti le curve relative alle vittime – donne o uomini – degli omicidi, si nota come la diminuzione degli omicidi legati alla criminalità abbia portato soprattutto a una diminuzione delle vittime maschili, che rimangono tuttavia ancora il doppio rispetto a quelle femminili.

(Istat)

Le donne hanno quindi ‘beneficiato’ meno degli uomini dalle tendenze positive legate alla diminuzione della criminalità.

Femminicidi

È idea molto comune che la violenza familiare sia in aumento, in particolare quella dell’uomo (marito, fidanzato o ex) contro la donna.

Come già visto nei precedenti grafici, il numero di donne vittime di omicidio è calato rispetto agli anni ’90, sebbene non di molto. Ma la percentuale di donne – tra le vittime di omicidio – che sono state uccise da un partner o ex partner, è in effetti molto alta, e segue un andamento poco costante negli anni, con frequenti lievi aumenti o cali; si può tuttavia intravedere una pericolosa tendenza crescente. Nel 2016, ben il 51 per cento delle donne vittime di omicidio è stata infatti uccisa dal partner o dall’ex partner. Va anche fatto notare che le donne straniere residenti in Italia sono ancora più soggette a questa possibilità (non è escluso, dunque, che l’aumento dell’immigrazione abbia in parte influito sul dato).

È possibile notare anche interessanti dati relativi alla collocazione geografica: sembra infatti che in regioni con alto tasso di omicidi come Calabria, Campania e isole, la percentuale di donne vittime dei partner o degli ex risulti piuttosto bassa, il ché contrasterebbe con alcuni stereotipi che vedrebbero il Sud come particolarmente soggetto ai femminicidi, perché sede di maggiore ‘passionalità’. Stranamente, invece, Trento e il Friuli, che risultano avere un basso tasso di omicidi, tendono a mostrare una percentuale di omicidi femminili da parte di partner o ex partner più alta del normale. La Puglia ha un tasso di omicidi maschili molto alto, e femminili molto basso. La città di Bolzano è invece probabilmente la più virtuosa in tutte le classifiche esaminate, insieme alla regione Valle d’Aosta. Nel complesso, gli omicidi di donne sono più comuni al centro e meno comuni al Sud.

(Istat)

Conclusioni

Gli omicidi, tutti, sono in calo, ma sono soprattutto in calo quelli degli uomini. Il calo degli omicidi femminile è lieve; tuttavia si manifesta una tendenza, accennata ma preoccupante, nell’aumento degli omicidi di donne da parte dei loro coniugi o ex partner. Gli uomini vengono invece uccisi principalmente da sconosciuti (38,6 per cento) e vi è un’alta probabilità che il loro assassino non venga identificato (37,5 per cento), probabilmente proprio perché è più difficile risalire a uno sconosciuto che a un familiare (per le donne, l’assassino viene scoperto nel 93,3 per cento dei casi).

Sebbene l’allarme femminicidi possa trovare giustificazione nell’aumento (percentuale, non numerico) delle donne vittime dei propri ex o coniugi, i dati sembrano indebolire alcune narrazioni, come quella relativa a un aumento degli omicidi o dei femminicidi stessi (che non risulta, da un punto di vista numerico) o quella secondo cui gli omicidi delle donne siano legati a concezioni antiquate del ruolo femminile nella società: se così fosse, questo non spiegherebbe perché Paesi notoriamente più femministi come la Svezia e la Germania vedano un tasso di omicidi di donne superiore a quello italiano, sullo stesso numero di abitanti. Inoltre, la cosa si scontrerebbe anche con il dato delle regioni del Sud e delle isole, che mostrano omicidi elevati, ma femminicidi relativamente bassi.

Questa strana situazione è forse spiegabile con una teoria di Gavin Mcinness, un controverso commentatore politico canadese, che ha raccontato: «Recentemente ho detto: “Va bene colpire una donna se lei ti colpisce dodici volte” e ho ricevuto molti commenti da parte di maschi conservatori che dicevano: “È disgustoso, non dovresti mai colpire una donna”. Delle femministe invece mi hanno detto: “Dodici? Piuttosto anche già se ti colpisce una volta! Siamo uguali agli uomini!”. Per cui io penso che il femminismo moderno porti risultati peggiori per le donne, rispetto al tradizionale conservatorismo».

 
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