Nuova città Maya scoperta nella giungla del Guatemala

Un «importante passo avanti» è stato fatto da una squadra di archeologi: grazie a una tecnica avanzata, hanno individuato le rovine di un’antica città Maya. Ha una superficie equivalente a venti volte quella di Parigi, e promette di portare a straordinarie scoperte sulla storia di questa civiltà.

Il primo febbraio 2018, il National Geographic ha pubblicato la notizia di un importante ritrovamento: una città Maya, che si estende per duemila chilometri quadrati, è stata scoperta nella regione di Petén, in Guatemala. Gli scienziati hanno contato più di 60 mila costruzioni, tra cui case, palazzi, strade e persino piramidi.

Foto: WILD BLUE/National Geographic

Per svelare questo mistero archeologico, i ricercatori hanno utilizzato una tecnologia denominata Lidar (Light detection and ranging), un dispositivo di rilevamento e telemetria a onde luminose: dopo aver scattato delle foto aeree, hanno virtualmente ‘cancellato’ la foresta.

Secondo il quotidiano francese online Le parisien, il professore di Archeologia Thomas Garrison, in un documentario ha dichiarato: «Queste ricerche rappresentano il successo più importante del secolo sull’archeologia Maya» e, dal canto suo, l’archeologo Francisco Estrada-Belli sottolinea che il lavoro svolto «permette di scoprire città intere, di cui finora si ignorava l’esistenza».

Che cosa si può dedurre da questi ritrovamenti?
Gli studiosi che lavorano al progetto, possono già affermare che l’America centrale era sede di una civiltà che ha raggiunto il suo culmine 1.200 anni fa, e che non aveva niente da invidiare alla Grecia antica o alla Cina, per quanto riguarda l’evoluzione. Mentre dagli studi effettuati finora sui resti esistenti, si supponeva che i Maya abitassero piccole città isolate e poco abitate, sparse per l’America centrale, le immagini di Linar mostrano un’altra realtà.

Foto Immagini riportate dal Lidar

I ricercatori hanno scoperto «autostrade», che formano una rete urbana di collegamento tra il centro delle città e le periferie, complessi sistemi di irrigazione e terrazzamenti per l’agricoltura intensiva.
L’archeologo dell’Università di Tulane Marcello Canuto, che ha preso parte alle ricerche, spiega: «Era una civiltà capace, in senso letterale, di spostare le montagne. Noi abbiamo il concetto occidentale che civiltà complesse non possano prosperare nelle zone tropicali, e che siano destinate a estinguersi. Ma con la tecnologia Linar, abbiamo capito che queste civiltà formatesi nell’America centrale, come anche ad Angkor Vat (Cambogia), si sono sviluppate nei tropici e hanno anche progredito, estendendosi nel mondo intero».
Fino a oggi, gli studiosi ritenevano che le popolazioni di queste città fossero di cinque milioni di persone, ma con i nuovi dati, la cifra potrebbe arrivare a 10 o 15 milioni di abitanti.
Canuto, in conclusione, afferma: «Ci vorrà probabilmente ancora un secolo, per capire tutto quello che si vede nelle immagini riprese da Linar».

Il video (in inglese) di National Geographic France sulla scoperta

 

Articolo in francese: Une vaste cité Maya de 60 000 bâtiments a été découverte sous une jungle du Guatemala

Traduzione di Francesca Saba

 
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