«Non c’è umanità senza arte», l’intervista al tenore Jose Simerilla Romero

Di Alessandro Starnoni

Preservare l’arte e le nostre stesse tradizioni per scoprire significati più profondi e per rimanere connessi alla nostra umanità. L’arte serve anche a questo e forse c’è ancora molto di più. Per scoprirlo in maniera più approfondita Epoch Times Italia ha intervistato il giovane e affermato tenore argentino Kevin Jose Simerilla Romero.

Lei è piuttosto giovane, quando e come ha iniziato a cantare?

Beh, ho iniziato a studiare musica e opera al college/università più o meno all’età di 18 anni. Ma la musica classica mi ha accompagnato fin da bambino. Mio padre era il cantante della famiglia, ha una bellissima voce da tenore naturale che non ha mai allenato, anche se so che gli sarebbe piaciuto. Molti dei nostri amici di allora lo invitavano a cantare per i loro matrimoni, feste di compleanno, karaoke, ecc…
A casa ricordo di aver ascoltato i suoi Cd di musica classica e le cassette dei Tre tenori in concerto, Mario Lanza, Franco Corelli, e anche di musica classica pop come Andrea Bocelli.
Molte volte mi univo a mio padre e cantavamo insieme per divertimento. Ho sempre amato le ‘arti’ e mi sono diplomato al liceo con una laurea in grafica e cinematografia, ma quando è arrivato il momento di andare avanti nella mia formazione ho scoperto che non avevo passione per queste cose.
Sapevo di avere questa voce che avevo ereditato da mio padre e così un giorno, mentre cantavo sotto la doccia, un amico dei miei genitori mi ha registrato mandando poi il tutto al direttore musicale del Conservatorio di Boston. Con mio grande stupore il direttore musicale ha risposto dicendo «questo ragazzo dovrebbe studiare canto e musica, ha del potenziale» e così è come tutto è iniziato per me. E naturalmente i miei genitori erano più che felici di sostenermi nella mia scelta di continuare canto lirico con una specializzazione musicale al college.

E un giorno ha ricevuto una chiamata da Placido Domingo giusto? Può raccontare un po’ come è andata…

Credo fosse nel 2018 quando ho ricevuto la chiamata dalla Los Angeles Opera per un’audizione per il loro Resident Studio Program. Passavo ancora molto tempo a scuola e stavo ancora cercando di scoprire la mia voce e di costruire le mie fondamenta tecniche come giovane cantante. Avevo fatto domanda per il grande concorso internazionale ‘Operalia’ a quel tempo e onestamente non pensavo che sarei stato accettato o che ne sarebbe uscito qualcosa. Con mia grande sorpresa, un paio di settimane dopo aver fatto domanda per il concorso ho ricevuto la notizia che ero stato accettato, e poco dopo ho ricevuto la chiamata da Dominic Domingo e dalla Los Angeles Opera dicendomi che avevano sentito il materiale e i video che avevo presentato per il concorso e che stavano cercando un tenore che venisse a cantare per il loro programma di opera. Fui quindi invitato all’audizione a Los Angeles con Placido Domingo presente poiché volevano sentirmi dal vivo. All’epoca stavo ancora facendo i compiti di teoria e la formazione orale. Quindi, ovviamente, è stata una notizia straordinaria per me in età molto giovanile.

E ora, quali sono i suoi progetti futuri?

Beh, sono felice di dire che al momento ho la fortuna di lavorare a tempo pieno come cantante d’opera e di poter viaggiare e vedere il mondo e cantare in così tanti bei Paesi e teatri. A breve firmerò un contratto con un importante teatro d’opera in Germania che annuncerò presto. E spero a poco a poco di poter iniziare ad espandere la mia rete, costruirmi e garantire un mio repertorio, continuare a fare audizioni, e aumentare le opportunità di lavoro sia in Europa che negli Stati Uniti.

Lei è un tenore lirico giusto? Quali ruoli si adattano meglio alla sua voce?

Sì, mi classificherei più come un tenore lirico puro. I ruoli che mi si addicono meglio in questo momento spazierebbero da Don Ottavio del Don Giovanni di Mozart fino a Rodolfo de La bohème di Puccini e tutto ciò che sta in mezzo. Quindi opere come La Traviata, L’elisir d’amore, Eugene Onegin, Rigoletto, Gianni Schicchi, Falstaff, e in attesa di cose come Werther, Faust, Edgardo, Pinkerton.

Parlando di Bel Canto e Opera, qual è il suo rapporto con l’Italia?

Sono originario dell’Argentina, di Buenos Aires. Ma sia da parte di mio padre che di mia madre abbiamo discendenti italiani e radici italiane. Da quello che mi hanno detto, credo che un mio bis-bisnonno sia stato un tempo un cantante d’opera in Italia. Recentemente ho avuto il piacere di visitare l’Italia per la prima volta nella bellissima città di Roma. Non vedo l’ora di cantare lì un giorno.

Credo che in Italia si sia un po’ perduto quell’amore per l’opera, sembra che quest’ultima sia più apprezzata e conosciuta nel resto del mondo e meno nella sua stessa culla, pensa anche lei così o no?

Questo è uno di quegli argomenti un po’ controversi nel mondo dell’opera. Non posso parlare per l’Italia e i suoi abitanti, specialmente perché io stesso ho visitato il Paese per la prima volta di recente, ma dalla mia esperienza, propendo più per il lato che… sì, purtroppo l’opera, non solo in un posto ma in molti, sembra stia perdendo l’interesse e l’amore che aveva una volta. L’opera si sta evolvendo, cercando di mettersi al passo con i tempi moderni, cercando di competere con il cinema, i social media, i servizi di streaming e altre forme di intrattenimento che ora sono sotto i riflettori. Sta cercando di risultare più attraente e seducente per le giovani generazioni e si sta separando di più dal tradizionale; questo sforzo nel complesso è ottimo da una parte ma porta anche ad un ulteriore rifiuto dall’altra, perché la maggior parte dei frequentatori dell’opera sono persone che sono cresciute in quelle tradizioni.
Tuttavia, ho scoperto che molte persone rispondono ancora positivamente alla musica e a tale forma d’arte, che siano amanti dell’opera o meno, sembrano ancora apprezzarla molto. Ho avuto l’onore di cantare davanti alla meravigliosa Fontana di Trevi a Roma in un momento di pura spontaneità e l’accoglienza è stata certamente positiva. Si sono radunate molte persone attorno a me che hanno cercato di pagarmi per restare e continuare a cantare! Quindi, credo che l’opera, specialmente quella italiana, sia integrata nella cultura italiana. La forma d’arte stessa è nata lì. L’Italia ci ha dato alcuni dei migliori compositori d’opera e musica che il mondo abbia visto fino ad oggi, e spero sinceramente che continui a nutrire e sostenere la forma d’arte che ha aiutato a far nascere.

Che significato ha per lei quel ‘Bello’ nel ‘Bel canto’?

Il bel canto, nel suo stile, si concentra sulla bellezza della linea vocale, sul fraseggio e sull’uniformità del tono. Sottolinea il virtuosismo della voce più di qualsiasi altro strumento, ed è orchestrato per accompagnare la voce come punto focale. Per me è il più impegnativo di tutti gli stili. Lo chiamo le Olimpiadi del canto perché da un punto di vista tecnico si è molto esposti e vulnerabili, molte volte la musica si sofferma su un range (tessitura) della voce che può essere molto difficile da mantenere se non si è allenati correttamente. Il cantante non può nascondere alcuna imperfezione o impurità nel tono. È una delle forme più alte di canto che ci sia, e quando è fatto bene è una delle cose più belle che si possano sentire. Il che avrebbe senso, dopo tutto ‘bel canto’ significa proprio ‘bel canto’.

Quali grandi tenori del passato la ispirano di più?

Sono molti, spesso mi trovo ad attraversare fasi in cui adoro e ho un’ossessione per un certo tenore un anno e poi il successivo cambio. Molti dei quali sono stati Caruso, Björling, Gigli, Volpi, Pertile, Bergonzi, del Monaco, Lanza, Bartolini, Hadley, Domingo, Bonisolli, e beh… la lista continua. Al momento i due a i quali mi sembra di ritornare sempre per un aiuto tecnico e per il modo di esprimersi e di fraseggiare sono Pavarotti e Franco Corelli. Pavarotti è sempre il primo esempio di tecnica e canto italiano. Corelli per quella pura passione ed eccitazione nel suo suono eroico e così potente.

Nel suo sito web afferma che «lo scopo è cantare con il cuore», cosa intende con questo e come è possibile cantare col cuore?

Per quanto mi riguarda credo che ci sia un tempo e un luogo per lavorare sugli aspetti tecnici del canto, e la voce, il fraseggio, e tutte le cose relative alla funzione della voce come strumento. Tuttavia, quando è il momento di esibirsi, ciò che dovrebbe sempre essere la forza trainante è la pura passione e l’amore per la musica e il bisogno di esprimerla nel canto. Questo è ciò con cui il pubblico si connetterà ed è ciò che ricorderà quando andrà a casa. Ho scoperto per esperienza che un pubblico sarà più connesso con te se fai una performance in cui, forse non tutto quello che canti è perfettamente o tecnicamente valido, ma intendi ed esprimi ogni singola parola che stai dicendo, e stai riversando il tuo cuore e la tua anima… al contrario di una performance che è perfettamente e tecnicamente ben cantata ma c’è una completa mancanza di sentimento e una completa disconnessione dallo scopo generale a cui la musica serve, che è quello di esprimere emozioni umane. Questo è il fine ultimo. Puoi cantare note alte perfettamente fino a diventare blu in faccia, ma lo scopo della musica è quello di connettersi, di trasmettere, di esprimere, di ricreare in un ambiente dal vivo la condizione umana. Perciò cantare dal cuore è una necessità, è la forma più pura e onesta di cantare. È il motivo per cui faccio quello che faccio ogni giorno.

Quanto sono importanti le arti e le tradizioni per l’umanità?

L’umanità e le arti camminano mano nella mano dall’inizio dei tempi. Ci rivolgiamo alle arti e alla tradizione in cerca di identità, in cerca di un significato più profondo, per rispondere a domande di cui non abbiamo le risposte, per comunicare ciò che non può essere comunicato solo con le parole. Potrei spingermi a dire che non si può avere l’una senza l’altra. L’arte è un modo di esprimersi, ed essere umani è esprimere. Se dovessimo mai abbandonare questa forma cruciale che ha giocato un ruolo così enorme nel plasmare l’esistenza umana che conosciamo oggi, perderemmo la cosa stessa che ci rende umani.

 

Intervista rivista per ragioni di brevità e chiarezza

 
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