Non c’è niente di normale nelle elezioni presidenziali del 2020

Le accuse di frode elettorale a livello nazionale, nella vittoria (per ora solo annunciata e non ufficiale) di Joe Biden, hanno eclissato una notizia che tutti cercavano di oscurare prima del giorno delle elezioni.

Si tratta della storia del laptop di Hunter Biden e di un suo ex socio in affari, da cui erano emerse ampie prove che il candidato democratico e la sua famiglia avessero ricevuto milioni di dollari dal Partito Comunista Cinese per servizi non specificati.

Una notizia di quel tipo può scioccare o far arrabbiare la classe media lavoratrice americana, i cui posti di lavoro sono stati sistematicamente delocalizzati in Cina negli ultimi vent’anni. Tuttavia, per l’establishment al potere, la prospettiva crescente di una presidenza Biden è un sollievo. Dopotutto, l’establishment ha visto gli sforzi di Donald Trump di separare gli Stati Uniti dalla Cina come un assalto al suo ex centro di gravità permanente, ovvero il rapporto commerciale decennale con Pechino che ha reso ricca e potente l’elite aziendale, politica e culturale americana.

L’establishment politico riesce a malapena a soffocare la sua gioia per il fatto che Trump possa essere uscito di scena, specialmente in modo così feroce. Anche molti conservatori non vedono altro che oro colato: i repubblicani hanno guadagnato seggi alla Camera, dicono, e hanno attirato elettori afroamericani e ispanici in numero record. E se i repubblicani controllano il Senato, questo metterà un freno a qualsiasi iniziativa progressista che un’amministrazione Biden-Harris possa spingere, come ad esempio quella per la Corte Suprema.

Ma questa valutazione è delirante. Considerando i seggi repubblicani vulnerabili che saranno in palio nel 2022, è quasi certo che il Senato passerà di mano tra due anni. Inoltre, dato il rapido declino dello stato mentale di Biden, è probabile che la presidenza a quel punto sarà già passata nelle mani della Harris, che possiede il record di votazioni più progressiste del Senato. I repubblicani sembrano aver dimenticato che sotto un Senato e una Camera guidati dai repubblicani, Obama è riuscito a legalizzare il programma di armi nucleari dell’Iran, nonostante il fatto che loro e la maggior parte del Paese si fossero opposti a un accordo che ha di fatto dato la bomba atomica a un nemico americano di lunga data. La lezione che i conservatori avrebbero dovuto imparare era che con un corpo stampa alleato – una ‘camera dell’eco’, come si dice in inglese – non è difficile per un presidente democratico superare l’opposizione repubblicana.

Ma tutto ciò presuppone che la politica americana sia ancora fondamentalmente normale, nonostante la più grande operazione di frode degli elettori nella storia del mondo. Ma non è normale, poiché il voto del 2020 è il culmine di un periodo di quattro anni senza precedenti nella storia degli Stati Uniti, durante il quale i servizi di spionaggio statunitensi, i funzionari del Pentagono, i diplomatici, la stampa e persino il predecessore di Trump hanno cercato di condurre un colpo di Stato contro l’attuale presidente americano.

Nell’estate del 2016, la campagna presidenziale di Hillary Clinton ha assunto un’ex spia britannica per compilare una ricerca dell’opposizione che diffamava falsamente il candidato repubblicano accusandolo di essere quasi una spia russa. E l’Fbi ha utilizzato il dossier finanziato da Clinton per mettere sotto sorveglianza Trump e i suoi collaboratori. Dopo che Trump è stato eletto, il presidente uscente Barack Obama ha incaricato il direttore della Cia John Brennan di istituzionalizzare il dossier anti-Trump; questo con una valutazione della comunità dell’intelligence che ha sostenuto che la Russia avrebbe davvero aiutato Trump a vincere la corsa del 2016. Cioè, il predecessore di Trump, con l’aiuto dell’agenzia di spionaggio estero americano, ha delegittimato la sua presidenza alla sua origine.

A pochi mesi dall’inizio della nuova amministrazione, un consulente speciale guidato dall’ex direttore dell’Fbi, Robert Mueller, è stato nominato per indagare sui legami di Trump con la Russia e quindi continuare, per quasi due anni, il complotto anti-Trump.

Nell’autunno del 2019, i democratici della Camera, la stampa e i funzionari dell’intelligence hanno trasformato una telefonata tra il presidente e la sua controparte ucraina in motivo d’impeachment, sebbene poi il presidente sia stato assolto dal Senato.

In primavera, i governatori e i sindaci democratici hanno utilizzato il coronavirus per giustificare misure draconiane che avevano come obiettivo la base della classe media lavoratrice di Trump. E molte delle piccole imprese sopravvissute ai blocchi sono state distrutte quando i gruppi di allineamento democratico Black Lives Matter e Antifa hanno razziato e saccheggiato le città di tutta l’America.

Il coronavirus ha anche fornito ai democratici un pretesto per promuovere il voto per corrispondenza. Trump e altri hanno giustamente lamentato che il voto per posta potesse costituire un invito alla frode elettorale e fosse destinato a creare il caos, ma il caos era proprio il piano.

Con l’avvicinarsi del giorno delle elezioni, gli agenti democratici hanno pubblicato scenari che prevedevano ciò che probabilmente sarebbe accaduto a novembre. Trump sarebbe sembrato il vincitore, ma il suo vantaggio sarebbe stato cancellato con l’inondazione di milioni di voti per corrispondenza. La campagna di Trump avrebbe quindi portato in tribunale le sue accuse di frode elettorale. Fin qui tutto bene. Ma gli scenari prevedevano anche che la violenza sarebbe esplosa in tutto il Paese. E secondo i democratici, ecco come dovrebbe finire la storia: in ogni scenario, la decisione finale sulle elezioni non è stata lasciata alla Corte Suprema, figuriamoci gli elettori, ma al Pentagono.

Ovunque l’America si stia dirigendo nelle prossime settimane e mesi, chiaramente non è lo stesso Paese in cui i suoi cittadini si sono svegliati martedì mattina. La preoccupazione non riguarda semplicemente un’elezione che potrebbe essere stata rubata, ma il fatto che la natura del governo degli Stati Uniti sia stata trasformata. Se è così, Donald Trump potrebbe passare alla storia come l’ultimo presidente americano scelto dal pubblico americano.

 

L’autore è Lee Smith che di recente ha pubblicato il libro «The Permanent Coup: How Enemies Foreign and Domestic Targeted the American President».

Le opinioni espresse in quest’articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

 

Per saperne di più:

 

Articolo in inglese: There Is Nothing Normal About the 2020 Presidential Election

 
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