No, gli scienziati non dovrebbero affatto governare il mondo

Annunciava il tweet del sito scientifico Physics-astronomy.org: «Immaginate un mondo in cui regnino gli scienziati e non i politici». L’implicazione del messaggio era chiara: la società sarebbe migliore se gli scienziati controllassero le politiche pubbliche. 

Ma quale pericoloso concetto!

Un governo di scienziati non solo richiederebbe l’istituzione di una tecnocrazia autoritaria – un regime di esperti – ma sarebbe anche anti-scientifico perché confonderebbe il fondamentale contributo della scienza al progresso e alla conoscenza, con i doveri tutt’affatto diversi di mettere in atto politiche efficaci e stabilire priorità. 

Ci si pensi. La scienza, propriamente intesa, è un ottimo metodo di comprensione dell’universo fisico. Gli strumenti della scienza sono l’osservazione, la formulazione di ipotesi, la precisa misurazione, il test, la sperimentazione, la confutazione, eccetera. 

Per essere produttiva, la scienza deve essere praticata oggettivamente. Il suo obiettivo non è scoprire ciò che gli scienziati vogliono che sia vero, ma piuttosto accertare dei fatti circa il funzionamento del mondo naturale. 

In questo senso la scienza è amorale.  Quindi, anche se è estremamente efficiente nel trarre conoscenze, non può darci informazioni su cosa sia giusto o sbagliato, buono o cattivo, morale o immorale. Questo è compito della filosofia, della religione, della morale e così via.

‘Regnare’— o per meglio dire in una democrazia come la nostra governare è un’impresa molto più complicata e ricca di sfumature. Sì, attuare politiche pubbliche efficaci richiede dati precisi. Ma diversamente dalla scienza, governare è un’attività sostanzialmente soggettiva. Richiede un sistema di valori mediante il quale giudicare e implementare i fatti che la scienza accerta. 

Si prenda la questione moralmente controversa dell’aborto. La scienza dice che un feto umano è un essere vivente. Identifica questa forma di vita come appartenente alla specie dell’Homo sapiens. Descrive anche le proprietà del feto nelle differenti fasi di sviluppo umano, per esempio quando inizia a battere il cuore. 

Ma la scienza non può dire se la realtà organica umana del feto sia moralmente rilevante. Né può bilanciare le contrapposte concezioni di bene nel caso di aborto: l’autodeterminazione del corpo della donna rispetto al valore della vita umana in grembo. Dunque, scienziati ‘regnanti’ non sarebbero più adatti a decidere dei politici. 

Inoltre, governare significa raggiungere compromessi, che non è prerogativa dell’indagine scientifica.  Si prenda il Covid-19 come esempio. La scienza può indicare l’origine della malattia, i suoi sintomi, come si diffonde e auspicabilmente i passaggi che porteranno alla sua definitiva eliminazione. 

Ma questa ‘scienza’ non rappresenta la totalità di quello che è utile all’attuazione di politiche efficaci contro il Covid-19. Per esempio: come dovrebbe essere valutato il danno economico causato dalle chiusure totali delle società o la conseguente depressione da isolamento negli anziani, di fronte alla probabilità che il lockdown limiti la diffusione di una grave malattia? Non è una questione strettamente scientifica. 

Oppure: può un obbligo vaccinale innescare una resistenza sociale tale da nuocere alla lotta contro la pandemia in sé? Di nuovo, questo va oltre ciò che gli scienziati possono stabilire in quanto tali.

I fautori del ‘seguite gli scienziati’ lo sanno. Dunque, qual è l’obiettivo di questo sostegno al ‘lasciate-decidere-gli-scienziati?’

La risposta in sintesi? Ideologia. Il settore scientifico sta diventando  sempre più ideologizzato, con le principali riviste scientifiche intente spesso a promuovere programmi politici dichiaratamente progressisti, nascondendo il proprio orientamento dietro l’autorità concessa dal pubblico alla scienza. 

Nei fatti, secondo una ricerca pubblicata ad ottobre dalla rivista scientifica Nature, l’86% degli scienziati intervistati preferiva Joe Biden come presidente, contro il solo 8% a favore del Presidente Donald Trump. Si tratta quindi di una mentalità insulareche non riflette le vedute politiche e i valori dello Stato nel complesso!

Al di là della politica, i sostenitori del governo degli scienziati promuovono un sistema di valori conosciuto come scientismo. A dispetto della somiglianza verbale, scienza e scientismo sono concetti opposti. Come sopra evidenziato, la scienza è un metodo per comprendere fatti oggettivi, ma come tecnica pura è amorale, che è il motivo per cui il perseguimento della conoscenza scientifica deve essere governato da limiti etici (ad esempio il Codice di Norimberga, che fissa le regole nella sperimentazione su esseri umani).

Al contrario lo scientismo promuove una visione del mondo soggettiva. Come scrive John West del Discovery Institute, in The Magician’s Twin, lo scientismo è «l’errata credenza che la scienza moderna rappresenti l’unico affidabile metodo di conoscenza del mondo. E il corollario è che gli scienziati abbiano il diritto di dettare alla società la morale, il credo religioso e anche la politica di governo unicamente sulla base della loro competenza scientifica».

Come distinguere i due concetti nel mondo reale?  La genetica è una scienza, una branca della biologia che riguarda lo studio dei geni e l’ereditarietà negli organismi viventi. Per esempio gli scienziati hanno identificato otto geni che portano un essere umano ad avere i capelli rossi. Questo è semplicemente ciò che è: non implica l’attribuzione di alcun valore a tale proprietà. 

L’eugenetica al contrario è un esempio di scientismo. L’eugenetica affermava che scientificamente alcuni esseri umani sono «adatti» rispetto ad altri screditati come «inadatti». E questo costituiva un imperativo scientifico che proibiva la procreazione dell’eugeneticamente difettoso.

A disonore dell’America, molti Stati ‘seguirono la (pseudo) scienza’ e adottarono leggi sulla sterilizzazione forzata a causa della quale più di 60 mila persone innocenti furono private della possibilità di avere bambini. Ecco il pericolo  di ‘lasciar decidere agli scienziati’.

Dunque ci si conceda di abbandonare ogni sostegno al governo degli esperti. Vi è certamente bisogno di scienziati per informare dettagliatamente i leader di governo sui fatti del mondo naturale e fornir loro le migliori e più oggettive previsioni di potenziali benefici e conseguenze nell’adozione di differenti provvedimenti politici. 

Ma l’opera effettiva di implementare leggi, norme, regolamenti e linee guida richiede di più. Di ancor maggiore necessità sono la saggezza applicata, la moralità e la capacità di giungere ai necessari compromessi tra schieramenti politici concorrenti. Realizzare una migliore sintesi in questi termini va molto al di là delle abilità “dello scienziato”. 

 

L’autore pluripremiato Wesley J. Smith è presidente del Discovery Institute’s Center on Human Exceptionalism.

Le posizioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente le vedute di Epoch Times.

 

Traduzione di Gaetano D’Aloia.

Articolo in inglese: No, Scientists Should Not Rule the World

 
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