Compleanno senza gloria per il vecchio dittatore

Il novantesimo compleanno dell’ex leader del Partito Comunista Cinese Jiang Zemin, ha rivelato anche sul web, le forze politiche che lottano tra loro nella Cina contemporanea: la nuova leadership, che sta smantellando il sistema autocratico del suo predecessore, mettendolo sempre più nell’ombra, e alcuni, pochi, fedelissimi del ‘Rospo’ (come viene chiamato Jiang) che avrebbero voluto ancora festeggiare l’ex dittatore, senza menzionare tuttavia la sua reale e disastrosa situazione attuale, che lo vede accusato di enormi crimini contro l’umanità.

Nato il 17 agosto 1926, nella provincia del Jiangsu, sulla costa est della Cina, ha ricevuto vari elogi e auguri nei media cinesi, ma secondo ‘Free Weibo’, un sito web che traccia i post censurati su ‘Sina Weibo’ [social-media cinese simile a Twitter, ma controllato dallo stato, ndt] gli internauti, per postare i loro omaggi, hanno dovuto trovare degli escamotage, aggiungendo dei tag come ‘the1st’ o ‘il migliore di tutti tutti’ eccetera, perché i post con il nome diretto Jiang Zemin o ‘l’anziano’ (in cinese zhangzhe, come si usa spesso per riferirsi a lui) sono stati censurati; sui media del partito nessun augurio ufficiale è stato fatto.

Secondo il Financial Times la polizia informatica cinese ha fatto capire molto chiaramente ai fan del Rospo che non era gradito si organizzassero feste o celebrazioni sul web; il soprannome ‘Rospo’ (‘hasi‘ in cinese) di Jiang è dovuto ad alcune caratteristiche del suo aspetto come i larghi occhiali con montatura nera, le guancie larghe con il doppiomento e la pancetta rotonda che lo fanno assomigliare all’omonimo animale.

Sempre secondo il Financial Times, il divieto di festeggiare l’ex dittatore è dovuto al fatto che, sebbene abbia ormai novant’anni, è visto ancora come una minaccia politica dall’attuale capo del partito Xi Jinping.

Infatti l’ex leader del Pcc ha sempre continuato ad avere voce in capitolo sugli affari pubblici, anche dopo la fine del suo incarico nel 2005: attraverso una ‘leadership collettiva’ di suoi amici e alleati, alcuni dei quali appartenevano alla Commissione Permanente del Politburo, ha continuato a manovrare e guidare le scelte politiche anche del suo successore Hu Jintao, che difatti ha sempre mostrato un comportamento rigido e innaturale, e un orientamento politico indefinibile. Per non fare la sua stessa fine, Xi, appena iniziato il suo mandato, si è subito staccato dal sistema di alleanze che gravitava intorno a Jiang, così da essere libero di agire secondo la propria volontà.

Grazie a questo, è potuto accadere che sotto la campagna anti-corruzione di Xi, molti alleati e luogotenenti di Jiang siano stati accusati e condannati per corruzione ed espulsi dal partito.
Gli ultimi e più importanti amici di Jiang purgati sono stati il membro del Politburo Bo Xilai, l’ex zar capo della sicurezza Zhou Yongkang, l’ultimo vice presidente dell’esercito Xu Caihou.
Sebbene siano stati processati e condannati per corruzione, che rimane una delle più odiate e durature eredità del regime di Jiang, come ha accennato più volte nei sui discorsi Xi, le loro colpe sono più di natura politica e morale, perché hanno formato ‘cricche e bande’ per ‘dividere e distruggere’ il partito, badando solo ai propri interessi personali.

Xi Jinping ha anche rivelato e denunciato il ruolo di Padrino che Jiang si è assunto: in un discorso del gennaio 2015 ha accusato alcuni leader del partito di essere arrivati al potere schierandosi attorno al suo trono.
Otto mesi più tardi il People’s Daily, portavoce ufficiale del governo, ha pubblicato un editoriale in cui rivelava che molti leader del partito in pensione, continuano a controllare e avere voce in capitolo sugli affari pubblici, influenzando le decisioni politiche, attraverso fidati alleati che si trovano in posizioni chiave. Nel 2016 Xi ha lanciato il progetto di una vasta e approfondita indagine ufficiale sull’operato del suo predecessore. Tra marzo e maggio sono state condotte massicce investigazioni sul Dipartimento di Stato di Shanghai, che è stato per anni il quartier generale di Jiang.
Fonti in Cina hanno riferito a Epoch Times che l’obiettivo del capo della campagna anti-corruzione Wang Qishan, è di smantellare definitivamente entro quest’anno la ‘Shanghai gang’ di Jiang.

Jiang Zemin e suo figlio sono sottoposti a libertà vigilata e limitazioni sulla libertà di spostamento. Zheng Enchong, un avvocato dei diritti umani ora agli arresti domiciliari per aver ‘disturbato’ alcuni anni fa la ‘Shangai gang’, ha confermato a Epoch Times che le informazioni fornite dalle fonti sono «assolutamente affidabili»; lo può confermare anche dalla sua esperienza personale, poiché anche il controllo su di lui, che è stato sempre molto stretto, sta diminuendo.[affermazioni simili di Zheng Enchong si trovano nell’articolo: Jiang Zemin merita di essere processato, ndr].

Inoltre Jiang non è apparso in pubblico dall’inverno del 2015 e recentemente non ha inviato una corona di fiori per il funerale di un vecchio compagno del partito, si deduce quindi che sia in grave difficoltà.

Alla fine di giugno, Xi ha annunciato una serie di nuovi regolamenti disciplinari del partito che prevedono la diretta responsabilità dei superiori delle azioni dei propri sottoposti. Molti dei funzionari ultimamente epurati per corruzione, erano direttamente collegati a Jiang, hanno ubbidito ai suoi ordini e attivamente sostenuto la sua richiesta ‘personale’ di perseguitare in tutti i modi la disciplina spirituale del Falun Gong; questo ovviamnete aggrava ancor di più la sua situazione.

Secondo Minghui.org, un sito web che pubblica informazioni di prima mano sulla persecuzione, sotto ordine diretto di Jiang, migliaia di praticanti del Falun Gong sono stati torturati a morte e centinaia di migliaia portati nei centri di detenzione.
Alcuni ricercatori nel campo dei diritti umani hanno scoperto che la principale risorsa di organi utilizzati nei trapianti, sono i praticanti del Falun Gong, che vengono uccisi a tale scopo.
Le stime sono arrivate a stabilire un cifra di un minimo di un milione e mezzo di persone ‘uccise’, i prigionieri di coscienza vengono usati come risorsa di organi, vengono immediatamente uccisi dopo l’espianto, e fatti sparire.

Sia il Parlamento Europeo che la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti sono informati già da alcuni anni su questa immane tragedia, e hanno più volte condannato fermamente il prelievo forzato di organi in Cina ai danni di prigionieri di coscienza.

Con l’attenzione internazionale puntata sull’aspetto più depravato del suo regime, la persecuzione contro gli inermi praticanti del Falun Gong, (che ha portato alla morte di milioni di persone), e con la campagna di Xi Jinping, che vuole ripulire e disciplinare il partito, sembra proprio che il Rospo stia per cadere una volta per tutte in trappola.

Articolo in inglese: Why Former Chinese Regime Leader Jiang Zemin Isn’t Exactly Enjoying His 90th Birthday

Traduzione di: Fabio Cotroneo

 

 
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