Neanche Mozart e Beethoven sfuggono alla furia della cancel culture

Di Alessandro Starnoni

La loro musica, basta ascoltarla, per capire che trasmette e insegna benevolenza, amore per il prossimo e per il Creato. Ma qualcuno, in alte posizioni di potere e di influenza culturale, nientemeno che all’Università di Oxford, starebbe considerando tra le righe l’idea che Mozart e Beethoven istighino all’odio. In particolare all’odio razziale.

Sembra uno scherzo ma è un riflesso della triste realtà della Cancel culture, che stiamo vivendo in questo tempo. Secondo Il Fatto Quotidiano che cita il The Telegraph, l’Università di Oxford starebbe infatti considerando di oscurare i due colossi della tradizione classica musicale occidentale dal piano di studi dei ragazzi del prossimo anno. La loro colpa? Sarebbero «suprematisti», e veicolerebbero il colonialismo e l’egemonia dei bianchi nella musica.

Così sulla scia di controversi movimenti come Black Lives Matter, della tendenza alla Cancel culture e di quel pensiero unico sempre più dominante – che sta di fatto svolgendo la stessa funzione della Rivoluzione Culturale avviata da Mao in Cina – la storica università del Regno Unito starebbe valutando di impegnarsi a ‘riequilibrare’ questo anacronistico ‘dislivello culturale’, che vedrebbe le persone di colore escluse da questo tipo di programma musicale rispetto ai bianchi.

Ma l’involuzione culturale –  l’effetto che la Rivoluzione culturale in stile maoista sta portando anche in Occidente  –  non si ferma qui. Tra le idee proposte ci sarebbe anche di eliminare l’obbligatorietà per i corsi di pianoforte e orchestrali, dal momento che «sono capisaldi della musica europea bianca e causerebbero disagio tra gli studenti di colore». In più, sempre secondo quanto riporta Il Fatto tramite The Telegraph, è sorto anche il problema dei tutor universitari, i quali sono per la maggior parte «bianchi e di sesso maschile».

Quindi spazio ai corsi di hip hop e jazz e ad altri generi musicali all’avanguardia (e meno spazio a Mozart). Come se la musica classica fosse una prerogativa dei bianchi, come se non ci fossero persone di colore istruite che amano Mozart e Beethoven con tutto il loro cuore.
In tal ultimo caso, l’Università di Oxford vorrebbe forse argomentare che queste persone di colore, amanti della musica classica, sarebbero state ‘indottrinate’ con la cultura colonialista bianca, e incapaci di riconoscerlo? Sarebbero state ‘violentate’ dalle note armoniose, gioiose, dolci e pacificanti di Mozart? Si vorrebbe forse insinuare che la benevolenza trasmessa dalla musica di Mozart è finta, che è tutta apparenza e che è in realtà infima, col fine di affermare il suprematismo bianco sulle persone di colore? Si vorrebbe addirittura arrivare a etichettare chi ama Mozart e Beethoven come un razzista? Perché è lecito chiederselo, dato che l’intento sembra proprio quello.

In effetti, se il Consiglio d’amministrazione dell’Università di Oxford dovesse davvero dare il via libera a questi provvedimenti, si potrebbe tranquillamente affermare che l’opera di convincimento dell’esistenza di questa supposta discriminazione razziale, e del graduale screditamento e censura della cultura tradizionale è ufficialmente iniziata.
Ma la verità è che chi non riesce a comprendere che tali barriere, come quella tra bianchi e neri, sono in realtà divisioni oggigiorno inesistenti, per questo create ad hoc secondo lo stratagemma del divide et impera, e che hanno il mero scopo finale di trovare un pretesto per allontanare le persone dalla loro cultura tradizionale – recidere il loro rapporto con quei valori che sono benevolmente universali, divini, a dispetto dell’infamante ‘dannosità’ che viene loro attribuita – beh, sta inconsapevolmente partecipando al declino del genere umano.

Ma fortunatamente la Bellezza parla e si manifesta da sé, e fortunatamente è in profonda sintonia e in connessione col senso del Bello scolpito nel cuore dell’essere umano.

 

Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente il punto di vista di Epoch Times.

 
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