La Nato si rafforza contro le potenze autoritarie opposte all’ordine internazionale

Di Ella Kietlinska

«Russia e Cina stanno guidando una reazione autoritaria contro l’ordine internazionale regolamentato». Queste le parole del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, nel discorso di apertura in cui ha presentato la sua visione per il 2030, in occasione di un evento della Brookings Institution.

Le sfide poste dalla Russia includono il suo aumento della presenza militare dall’Artico all’Africa, l’intimidazione verso i suoi vicini, la soppressione dell’opposizione interna, nonché attacchi informatici e ibridi contro gli alleati della Nato. Quanto al Dragone, «la Nato non vede la Cina come un avversario – precisa Stoltenberg – Ci sono opportunità di impegnarsi con Pechino su questioni come il commercio, il cambiamento climatico e il controllo degli armamenti». Tuttavia, la Cina pone anche sfide che la Nato deve riconoscere: «Pechino non condivide i nostri valori».

Pechino è affamata di controllo sulle infrastrutture critiche in tutto il mondo, compresi i Paesi della Nato, secondo Stoltenberg. E tra le altre sfide poste dal regime cinese vi sono il sistema senza precedenti di sorveglianza e controllo che esercita sul proprio popolo, la repressione del dissenso pacifico e delle minoranze religiose, la minaccia a Taiwan, la coercizione dei vicini della Cina e l’ostacolo alla libertà di navigazione nel Mar Cinese Meridionale.

Nuove sfide per la Nato

Nell’evidenziare i punti chiave dei piani della Nato per affrontare le nuove sfide entro il 2030, Stoltenberg ha sottolineato l’importanza del forte legame tra gli alleati della Nato su entrambe le sponde dell’Atlantico.

Secondo i sondaggi della Nato, oltre l’80 per cento dei cittadini dell’alleanza «considera importante il rapporto tra il Nord America e l’Europa nell’affrontare le sfide alla sicurezza».

La Nato non è solo un’alleanza militare, ma è anche politica, ha spiegato Stoltenberg. Ci sono differenze tra gli alleati, ma la Nato dovrebbe essere un forum per «forgiare una comprensione comune» e coordinare le risposte militari, economiche e diplomatiche dei membri alle questioni che riguardano la sicurezza transatlantica, come la Siria, l’Iran o il Mar Cinese Meridionale.

Secondo Stoltenberg, per sostenere l’ordine internazionale regolamentato e difendere i valori e gli interessi degli alleati, l’alleanza dovrebbe parlare con una sola voce e rafforzare la propria posizione militare non solo a terra, in mare e in aria, ma anche nel cyberspazio e nello spazio, in modo da poter difendere tutti gli alleati sulla base del principio della difesa collettiva.

Ciò richiederà la modernizzazione delle capacità dell’alleanza e maggiori investimenti nella difesa collettiva. La regola della difesa collettiva stabilisce che un attacco contro un membro è considerato un attacco contro tutti i membri dell’alleanza, come definito nell’articolo 5 del trattato istitutivo della Nato.

Per affrontare le nuove sfide, la Nato «deve promuovere l’innovazione transatlantica per affinare il nostro vantaggio tecnologico e prevenire i divari di innovazione tra gli alleati» che richiederanno «una più stretta collaborazione con i nostri ricercatori, industrie e start-up di livello mondiale [oltre a, ndr] finanziamenti aggiuntivi da nazioni che decidono di partecipare».

Un altro aspetto chiave dei piani della Nato per il 2030 è sviluppare una vasta alleanza per proteggere le infrastrutture critiche della Nato e rendere i suoi Paesi meno vulnerabili agli attacchi e alla coercizione.

Sostenere l’ordine internazionale regolamentato è necessario per garantire la libertà di navigazione, un cyberspazio sicuro e protetto e per stabilire nuovi standard per le tecnologie emergenti, richiederà un ulteriore impegno in collaborazione con l’Unione Europea e per «forgiare nuovi impegni con Paesi in tutto il mondo che la pensano allo stesso modo, incluse Africa, Asia e America Latina».

Bandiere dell’Unione europea sventolano davanti alla sede della Commissione europea a Bruxelles, il 21 agosto 2020. (Yves Herman/Reuters)

Il segretario ha spiegato che la Nato ha ormai definito il cyberspazio come un dominio militare, insieme a quello aereo, marittimo e terrestre. «Abbiamo anche deciso che un attacco informatico può far scattare l’articolo 5, il che dimostra che consideriamo gli attacchi informatici potenzialmente gravi quanto uno cinetico».

Gli Stati Uniti sono stati recentemente oggetto di tre grandi attacchi alle loro infrastrutture critiche: gli attacchi a SolarWinds, una società di software di rete, quello alla Colonial Pipeline, un operatore di gasdotti, e quello contro il fornitore di carne Jbs.

Per affrontare i conflitti e l’instabilità nel vicinato della Nato, l’alleanza prevede di intensificare «la formazione e il sostegno allo sviluppo delle capacità dei partner, dall’Iraq alla Giordania, dalla Georgia all’Ucraina».

L’alleanza prevede anche una significativa riduzione delle emissioni inquinanti militari, «contribuendo allo zero netto», al fine di affrontare il riscaldamento globale. Per raggiungere tutti questi obiettivi, l’alleanza deve investire di più, ha spiegato Stoltenberg. «Siamo sulla strada giusta, con sette anni di aumenti consecutivi della spesa per la difesa da parte di Europa e Canada. Dobbiamo mantenere questo slancio. Dovremmo anche investire meglio». Spiega poi che la Nato dovrebbe aumentare il suo budget a finanziamento comune, «per aiutare a finanziare più formazione ed esercitazioni congiunte, difese informatiche più forti, capacità all’avanguardia e maggiore sviluppo di capacità per i nostri partner».

L’ex presidente Donald Trump aveva fortemente sostenuto che ogni membro della Nato dovrebbe spendere il due per cento del proprio Pil per la difesa, come tutti si erano impegnati a fare nel 2014, ma non tutti gli alleati lo hanno fatto.

Gli Stati Uniti stavano spendendo molto di più per la difesa rispetto agli altri alleati, impiegando circa il 4 per cento del proprio Pil. Al contrario, «la Germania sta pagando dall’1 all’1,2 percento […] di un Pil molto più piccolo», aveva dichiarato Trump in una conferenza stampa tenuta durante il vertice Nato del 2019.

Tuttavia, Stoltenberg non ha menzionato l’impegno di spesa del due percento e non ha fornito ulteriori dettagli sull’aumento del budget a fondo comune.

La bandiera ufficiale del contingente militare dell’Eurocorps, alla cerimonia presso la sede dell’Eurocorps a Strasburgo, nella Francia orientale, il 4 gennaio 2012. (Frederick Florin/Afp/Getty Images)

Difesa Eu vs. Difesa della Nato

«L’Ue non può difendere l’Europa. L’Ue non può sostituire la Nato come pietra angolare per la sicurezza europea», ha affermato Stoltenberg quando durante la discussione è stata sollevata la questione che l’Unione Europea, come organizzazione, abbia sviluppato le sue capacità di difesa e che la Nato dovrebbe cooperare con l’Ue piuttosto che competere.

Stoltenberg ha citato due ragioni per cui l’Ue ha bisogno della Nato per la difesa: l’80% della spesa per la difesa della Nato proviene da membri della Nato non Ue e gli alleati non Ue sono ai lati dell’Europa. «A nord c’è la Norvegia, a sud c’è la Turchia. E poi in occidente ci sono gli Stati Uniti, il Canada e il Regno Unito e, naturalmente, tutti questi Paesi in modi diversi sono importanti per la difesa dell’Europa. Accolgo con favore gli sforzi dell’Ue in materia di difesa, ma non come qualcosa che può sostituire, duplicare o proteggere l’Europa, perché si tratta di un qualcosa che va fatto insieme nella Nato, con Europa, Nord America e  Regno Unito».

 

Articolo in inglese: NATO Plans to Adapt to Authoritarian Pushback Against Rules-Based International Order



 
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