Nato 2030, ovvero rafforzare e unire i Paesi per affrontare la Cina

All’incontro dell’8 giugno della Nato, il segretario generale Jens Stoltenberg ha lanciato il progetto #NATO2030  per «rafforzare l’Alleanza in un mondo sempre più competitivo» includendo anche Paesi del Sud-Pacifico, come Australia, Giappone, Nuova Zelanda, Corea del Sud, perché «le minacce per le società aperte e le libertà individuali si moltiplicano e aumentano la concorrenza ai nostri valori e al nostro modo di vivere»

«Lo scorso dicembre, i leader della Nato mi hanno chiesto di rendere ancora più forte la nostra forte Alleanza – ha aggiunto Stoltenberg – Assicurandoci di essere efficaci tanto politicamente quanto militarmente, pronti per affrontare le sfide di domani. Questa è un’opportunità per riflettere su dove vediamo la nostra Alleanza tra dieci anni, e come continuerà a tenerci al sicuro in un mondo più incerto.

È per fare questo che dobbiamo: Restare forti militarmente. Essere più uniti politicamente. E adottare un approccio più ampio a livello globale. Quindi, prima di tutto, abbiamo bisogno di una forte alleanza militare, per proteggere le nostre democrazie e per continuare a competere in un mondo più competitivo.

Il COVID-19 ha cambiato la nostra vita in modi che a malapena possiamo immaginare: ha amplificato le tendenze e le tensioni esistenti in termini di sicurezza. La Russia continua le sue attività militari senza sosta. L’Isil e altri gruppi terroristici sono incoraggiati.

Sia attori statali che non statali promuovono la disinformazione e la propaganda; e l’ascesa della Cina sta sostanzialmente spostando l’equilibrio globale del potere. La corsa per la supremazia economica e tecnologica sta aumentando, le minacce per le società aperte e le libertà individuali si moltiplicano e aumentano la concorrenza ai nostri valori e al nostro modo di vivere […]

Usare la NATO in modo più politico significa anche usare una gamma più ampia di strumenti: Militari e non militari. Economici e diplomatici.

Se guardiamo al 2030, dobbiamo lavorare ancora più da vicino con i Paesi che la pensano allo stesso modo, come Australia, Giappone, Nuova Zelanda, Corea del Sud.

Difendere le regole e le istituzioni globali che ci hanno tenuto al sicuro per decenni. Stabilire norme e standard: nello spazio e nel cyber spazio, sulle nuove tecnologie e il controllo globale degli armamenti, e alla fine, difendere un mondo costruito sulla libertà e sulla democrazia. Non sul bullismo e sulla coercizione».

Tuttavia riguardo alla Cina Stoltenberg ha precisato che: «la Nato non vede la Cina come il nuovo nemico o un avversario. Ma quello che vediamo è che l’ascesa della Cina sta cambiando radicalmente l’equilibrio globale del potere e i leader della Nato, capi di Stato e di governo, quando si sono incontrati a Londra a dicembre, hanno concordato, per la prima volta nella storia della Nato, che essa deve affrontarne le conseguenze, le conseguenze sulla sicurezza dell’ascesa della Cina».

Inoltre, riguardo delle Russia, sebbene il segretario generale abbia espresso alcuni timori su alcune azioni intraprese ultimamente, si afferma che: «la Russia è il nostro vicino, la Russia è qui per restare, la Russia non andrà via. Crediamo nel dialogo con la Russia. Ci impegneremo per una migliore relazione con la Russia. Crediamo fortemente nel controllo degli armamenti. Una nuova corsa agli armamenti sarà pericolosa e molto costosa; quindi continuiamo a lavorare sodo per il controllo degli armamenti con la Russia e questo fa parte di ciò che chiamiamo dual-track, l’approccio del dialogo con la Russia».

La Nato (Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord) fondata nel 1949 come alleanza militare contro l’ex Unione Sovietica e l’espansione dell’ideologia comunista, raggruppava i Paesi Occidentali del Nord-Atlantico; tuttavia il suo attuale progetto di ampliamento per includere Paesi del Sud-Pacifico come l’Australia, la Nuova Zelanda, il Giappone e la Corea del Sud, indica un cambiamento fondamentale, che mette chiaramente in luce come il Partito Comunista Cinese sia diventato un avversario temibile per ogni tipo di democrazia, tanto da richiedere un’alleanza militare globale per contrastarlo.

Sebbene Stoltenberg abbia negato almeno apparentemente di vedere il Pcc come un nuovo nemico, il fatto che abbia menzionato con preoccupazione l’ascesa al livello politico, militare, economico e tecnologico delle Cina, insieme all’aver sottolineato che la cooperazione con la Russia si sta rafforzando, è una svolta storica per la Nato che modificherà certamente la geopolitica dei prossimi anni.

 
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