Morte altre 10 persone durante le proteste in Nicaragua

La polizia nicaraguense e i gruppi paramilitari fedeli al presidente Daniel Ortega hanno ucciso almeno 10 persone questa domenica secondo il resoconto di un’associazione per i diritti umani,.
Continua quindi a crescere il bilancio delle vittime degli scontri che si stanno verificando in America Latina.

Alvaro Leiva, membro dell’Associazione nicaraguense dei diritti umani, ha dichiarato che queste dieci persone sono state uccise mentre le forze governative attaccavano le comunità di Monimbo e della vicina città di Masaya, che si trovano a circa 25 chilometri a sud della capitale, Managua.

Quasi tre mesi di scontri tra le forze pro-Ortega e i dimostranti, che ne chiedono le dimissioni, hanno mietuto oltre 300 vittime; sono le proteste più sanguinose da quando nel 1990 si è conclusa la guerra civile.

Domenica sono stati dei vescovi ad assicurarsi che diverse dozzine di giovani manifestanti uscissero indenni da una chiesa dove si erano rifugiati per sfuggire a un attacco dei paramilitari, che secondo i resoconti avrebbero poi circondato l’edificio e aperto il fuoco, uccidendo almeno uno degli studenti.

Il Nicaragua è tormentato dai disordini da aprile, quando Ortega, ex leader della guerriglia marxista, aveva dichiarato di voler ridurre l’importo delle pensioni per alleggerire la pressione che grava sul bilancio statale. Sebbene alla fine non se ne sia fatto niente, la proposta ha comunque scatenato i violenti scontri, e i manifestanti stanno continuando a chiedere che Ortega si dimetta.

Il leader degli studenti Lester Aleman ha dichiarato ai giornalisti di volere che «la repressione si fermi».

Venerdì 13, uno sciopero nazionale ha svuotato le strade, perché i negozianti hanno tenuto chiuse le proprie attività, ascoltando l’appello dei gruppi della società civile che chiedono le dimissioni di Ortega e le elezioni anticipate.

Di Oswaldo Rivas (Reuters)

Articolo in inglese: Violent Nicaragua Protests Claim Another 10 Lives: Rights Group

 
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