Minigonne nelle scuole, è giusto vietarle?

Di Alessandro Starnoni

Se una vicepreside di un liceo arriva a consigliare alle sue studentesse di indossare qualcosa di più coprente – come è accaduto nel liceo Socrate di Roma – prima di mobilitarsi per protestare o ribellarsi e prima che la stampa monti il solito caos, forse andrebbero considerate le ragioni che hanno spinto a questa richiesta. C’è qualcosa di ragionevole, dietro la richiesta della dirigente? E se sì cosa o perché?

Inoltre, al di là della carenza di banchi nel liceo in questione (che secondo la vicepreside permette ai professori di vedere le gambe scoperte delle ragazze) tale richiesta rimarrebbe ancora lecita? La prima cosa che viene in mente all’autore del presente articolo, è che ai suoi tempi del liceo, ovvero 12-17 anni fa, un suo insegnante di arte insisteva con i ragazzi affinché non indossassero i pantaloncini corti a scuola, anche con l’approssimarsi dell’estate. Per lui era semplicemente una questione di decoro, o se vogliamo di ‘buon costume’ nell’ambito di un’istituzione pubblica, luogo di lavoro per insegnanti e di istruzione per gli studenti.

Certo, dai primi anni 2000 a oggi i tempi già sono differenti, ma neanche troppo in realtà. Il dress code nella aule è sparito da molto prima. E il decoro o il buon costume non possono certo piegarsi all’avanzare del tempo. Ma la cosa curiosa è che la richiesta di quel professore fosse rivolta a dei ragazzi maschi, poiché in realtà dirlo alle ragazze allora non era necessario: all’epoca venivano in classe vestite con jeans o al massimo dei vestiti lunghi e abbastanza sobri, non esageratamente scollati e con gonne lunghe al massimo appena sopra il ginocchio. Chiedere ai ragazzi di indossare i pantaloni lunghi era ed è considerata una questione di buonsenso nel contesto scolastico, e non certo un attacco alla libertà individuale dei ragazzi, futuri uomini, né tantomeno alla loro virilità: gli stinchi scoperti con i peli delle gambe in bella vista non erano proprio una bella visione.

Nel panorama della nostra società occidentale in effetti non c’è nulla di strano nello scoprire delle parti del proprio corpo: basti pensare alle sculture elleniche, che mettono in risalto proprio la bellezza dei corpi, anche nudi o seminudi. Ma questo non significa che si possa andare in giro nudi, poiché quelle ovviamente sono rappresentazioni artistiche con il preciso scopo di mostrare la Bellezza; e neanche che si possa perdere il senso del decoro, dell’eleganza o del buon costume in determinati contesti: il decoro, l’eleganza e l’alto grado di sobrietà erano in realtà una delle caratteristiche principali di quelle magnifiche opere d’arte.

Quello che forse si sta perdendo, e in quest’ottica sono comprensibili le parole della vicepreside dell’istituto romano, è infatti il senso di quale sia il limite in tutte le cose. Vedere nella sua richiesta un attacco alla femminilità o alla libertà di espressione è forzato, tanto è vero che è proprio la mancanza dei banchi che l’ha spinta a formulare questo suo pensiero o richiesta. Se dal punto di vista delle forniture tutto fosse stato nella norma, probabilmente neanche avrebbe parlato e avrebbe continuato a chiudere un occhio. Ma il problema comunque sarebbe esistito lo stesso. La mancanza dei banchi a coprire le gambe delle ragazze è infatti forse servita a far emergere quella tendenza generale a perdere il senso del limite, in questo caso nell’ambito della scelta dell’abbigliamento scolastico, al punto che la vicepreside dell’istituto non ha potuto più evitare di parlare. Evidentemente la situazione sta sfuggendo di mano.

Così, il caso del liceo Socrate potrebbe non essere interpretato per forza come un attacco alla libertà della donna, ma è forse più semplicemente anche qui una questione di mantenimento del buon costume in determinati contesti, proprio come in occasione del consiglio che quel professore aveva dato ai suoi ragazzi, o futuri uomini, qualche anno fa. Grazie a quel consiglio probabilmente molti dei suoi studenti avranno appreso in misura maggiore il valore del rispetto e del decoro, e non si saranno presentati sul luogo di lavoro in bermuda; allo stesso modo, di quel consiglio – arrivato proprio da una donna – una ragazza adolescente potrebbe farne tesoro e cercare di valorizzare la sua bellezza ed eleganza in ogni contesto ed occasione.

 

Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle dell’autore e non rappresentano necessariamente il punto di vista di Epoch Times.

 
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