Quasi 50 mila esperti sanitari firmano dichiarazione contro i lockdown

Di Isabel van Brugen

Quasi 50 mila tra medici e scienziati di tutto il mondo hanno firmato una petizione contro i lockdown attuati per rallentare la diffusione del Covid-19, sostenendo che causano «danni irreparabili» alla salute pubblica.

Stando al 20 novembre, almeno 35.236 medici e 12.115 scienziati nel campo della sanità si sono uniti alle oltre 638.920 persone nel firmare la petizione, nota come Dichiarazione di Great Barrington, nata il 4 ottobre dalla collaborazione tra il professore di medicina di Harvard Martin Kulldroff, la professoressa di Oxford Sunetra Gupta e il professore della Stanford Medical School Jay Bhattacharya.

La petizione richiede ai firmatari di fornire il proprio nome completo, la città, il Paese, il codice postale e una e-mail, oltre a dichiarare se si firma in qualità di comuni cittadini, medici o scienziati sanitari. Alcune testate giornalistiche hanno sollevato dubbi sulla veridicità di alcune delle firme, affermando di aver individuato alcuni nomi falsi nell’elenco. Epoch Times non ha potuto verificare il reale stato di tutti i firmatari. Tuttavia, il sito web della petizione afferma ora che l’elenco dei firmatari sarà reso disponibile solo dopo essere stato verificato e approvato.

«In qualità di epidemiologi delle malattie infettive e di scienziati della salute pubblica, siamo molto preoccupati per gli effetti dannosi sulla salute fisica e mentale delle politiche Covid-19, e raccomandiamo un approccio che chiamiamo Protezione Focalizzata», si legge nella petizione intitolata ‘Dichiarazione di Great Barrington’, che prende il nome dalla città del Massachusetts dove è stata firmata per la prima volta.

La petizione chiede la fine delle attuali politiche di lockdown, sostenendo che stiano producendo «effetti devastanti» sulla salute pubblica a breve e lungo termine.

Tra gli effetti devastanti – hanno scritto i medici – ci sono «tassi di vaccinazione infantile più bassi, peggioramento degli esiti delle malattie cardiovascolari, meno screening per il cancro e deterioramento della salute mentale». Inoltre, secondo gli scienziati questo porterà «negli anni a venire a un aumento della mortalità, con la classe operaia e i membri più giovani della società che ne soffriranno il peso maggiore».

«Tenere gli studenti fuori dalle scuole è una grave ingiustizia – prosegue la petizione – Mantenere queste misure fino a quando non sarà disponibile un vaccino, causerà danni irreparabili con conseguenze sproporzionate per i meno fortunati».

Gli autori propongono invece un approccio che si focalizzi sulla protezione delle persone più vulnerabili, una strategia che hanno chiamato ‘Protezione Focalizzata’: «Il nostro obiettivo dovrebbe quindi essere quello di ridurre al minimo la mortalità e i danni sociali fino a raggiungere l’immunità di gregge».

«L’approccio più umano, che bilancia i rischi e i benefici nel raggiungimento dell’immunità di gregge, è quello di permettere a coloro che sono a minimo rischio di morte di vivere normalmente la loro vita per costruire l’immunità al virus attraverso l’infezione naturale, proteggendo al meglio coloro che sono a più alto rischio. Noi chiamiamo questa strategia ‘Protezione Focalizzata’».

«A coloro che non sono vulnerabili – sostiene la petizione – dovrebbe essere immediatamente consentito di riprendere la vita normale».

Le misure per proteggere la popolazione vulnerabile – sostiene la dichiarazione – possono includere ad esempio la riduzione al minimo delle turnazioni del personale nelle case di cura, la consegna di generi alimentari e altri beni di prima necessità ai pensionati che vivono soli in casa, e il chiedere agli anziani di incontrare i propri familiari all’esterno piuttosto che all’interno, quando possibile. Nel frattempo, tutti i membri della società dovrebbero adottare semplici misure igieniche, come il lavaggio delle mani e la permanenza a casa quando si è malati.

Ma ai giovani adulti a basso rischio dovrebbe essere permesso di lavorare normalmente, piuttosto che da casa; le scuole dovrebbero essere aperte per l’insegnamento di persona; e le attività extracurriculari come lo sport dovrebbero essere riprese.

Negli Stati Uniti, il vice presidente Mike Pence ha dichiarato giovedì, durante un briefing della Task Force per il Coronavirus della Casa Bianca, che un lockdown nazionale non è «necessario» per arginare il recente incremento dei contagi. Pence ha espresso fiducia nella capacità della nazione di frenare la trasmissione di Covid-19, assicurando che gli Stati Uniti «non sono mai stati così preparati a combattere questo virus come lo siamo oggi».

Molto diversa la situazione in Europa, dove buona parte dei governi nazionali, con l’arrivo della seconda ondata, stanno optando per politiche gradualmente sempre più restrittive.
L’Italia si trova attualmente in una condizione molto prossima al lockdown completo, con gli ultimi provvedimenti che lasciano solo 4 regioni più la Provincia di Trento in semi-lockdown, le cosiddette zona gialle.

In Austria invece è scattato il 17 novembre un lockdown totale che dovrebbe concludersi nel giro di tre settimane. Mentre in Germania è entrato in vigore il 2 novembre un cosiddetto ‘lockdown soft’, che prevede la chiusura di ristoranti, bar e pizzerie (solo vendita d’asporto), come anche di teatri, cinema, piscine, palestre, locali notturni e discoteche. E il ministro dell’Economia ha addirittura dichiarato che «i tedeschi dovrebbero prepararsi ad altri 4-5 mesi di misure severe per fermare la crescita dei contagi».

Anche la Francia si trova in una situazione di semi lockdown dal 30 ottobre, che prevede l’apertura di scuole, uffici e fabbriche. Lo stesso vale per il Regno Unito, dove il lockdown è iniziato il 5 novembre e dovrebbe protrarsi fino al 2 dicembre.
Restrizioni simili sono state ordinate anche dai governi di Grecia, Belgio, Irlanda, Polonia, Repubblica Ceca, e in misura minore anche da Spagna e Olanda.

Rimane invece diverso l’approccio della Svezia, che se pur pesantemente colpita dalla prima ondata, ha scelto di perseguire una strategia più vicina a quella consigliata dalla Dichiarazione di Great Barrington, attuando una ‘protezione focalizzata’ delle categorie a rischio, e respingendo l’ipotesi di qualsiasi lockdown generalizzato.

 

Articolo in inglese: Nearly 50,000 Health Experts Sign Declaration Against COVID-19 Lockdowns, Authors Say

 
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