Documentario: Memorie di un uomo perseguitato per la sua fede nella Cina comunista

La straziante storia vera di David Huang, un uomo la cui moglie è stata uccisa dagli stessi persecutori che lo hanno recluso nei famigerati ‘gulag cinesi’ nei primi anni 2000. Ha subìto la ‘rieducazione attraverso il lavoro’ perché rifiutava di rinnegare la propria fede: il Falun Gong, una pratica di coltivazione spirituale che unisce insegnamenti morali ed esercizi di meditazione.

Nel documentario Huang racconta: «Il Partito Comunista Cinese ci ha indottrinati a credere che sia ‘grande, glorioso e corretto’. Non avrei mai pensato che avrebbero perseguitato a morte mia moglie, incinta di 3 mesi, solo perché lei e tutta la nostra famiglia pratica il Falun Gong».

«Poiché ho mantenuto la mia fede nel Falun Gong, sono stato sottoposto a due anni di rieducazione, nei quali ho subito torture fisiche e mentali.
Circa quattro mesi dopo essere stato rilasciato dal campo di rieducazione, sono stato informato che l’ufficio 610, una sorta di gestapo cinese, stava per incarcerarmi ancora».

«Io ho pensato: Se restiamo in Cina, siamo morti. Ma, se proviamo a scappare, potremmo morire durante la fuga. Quindi ho lasciato la Cina da solo. Per mia figlia era più sicuro rimanere con mia madre. Sono fuggito in Thailandia e, a Bangkok, ho ottenuto lo status di rifugiato dalle Nazioni Unite».

«Tre mesi dopo, con l’aiuto dei praticanti del Falun Gong e dei miei familiari, ho potuto riabbracciare mia figlia in Thailandia. Così, ho iniziato a denunciare il genocidio del Falun Gong da parte del Pcc. Ma la Cina ha molte spie nel sud-est asiatico, e hanno iniziato a seguirmi. In seguito, a causa delle pressioni dell’ambasciata cinese in Thailandia, la polizia ci ha arrestato e rinchiuso in un centro di detenzione per immigrati».

«Dopo aver compreso la nostra situazione, il governo neozelandese ci ha immediatamente consegnato dei visti speciali per emigrare in Nuova Zelanda in sicurezza. Sento che la maggioranza delle persone in Nuova Zelanda ha un forte senso dei diritti umani e della giustizia. Questo mi ha incoraggiato a parlare maggiormente della persecuzione del Falun Gong, sia alle persone in generale, sia ai giornalisti».

«Di conseguenza, l’ambasciata cinese in Nuova Zelanda ha iniziato a spiarci. Il mio cellulare era sotto controllo, e avevano anche mandato qualcuno a romperci le finestre e la cassetta della posta. Il messaggio era molto chiaro: se avessi continuato a parlare, avrei messo in pericolo la mia vita e quella di mia figlia. Inoltre, la polizia cinese minacciava di arrestare anche i miei genitori, se avessi continuato a parlare».

«A quel punto, ho cominciato a riflettere. Cosa c’è dentro di me che continua ad alimentare questo mostro? Forse il mio forte senso di paura?
Il PCC ci ha reso pavidi, per sfruttare questa debolezza, tenerci in ostaggio e ridurci in schiavitù».

«È stato in quel momento che ho deciso di non essere più schiavo».

«Credo che ogni cittadino cinese, debba valutare con calma e razionalità sé stesso e il proprio ruolo nel favorire l’attuale clima di corruzione e violenza presente in Cina. Un clima che ha permesso a tragedie come la persecuzione del Falun Gong di continuare senza tregua».

15 anni dopo la loro tragica perdita, David e la figlia Luna continuano a parlare in nome del popolo cinese, al quale viene negata la libertà di farlo.

Il Falun Gong è una pratica di meditazione pacifica, diventata popolare negli anni ’90. A praticarla erano almeno 70 milioni di cinesi.

La popolarità del Falun Gong attirò l’attenzione dell’ex dittatore Jiang Zemin che, per consolidare il proprio potere politico, ordinò una campagna di persecuzione di stampo maoista contro li Falun Gong.

 

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