Memorie di un ex schiavo del Partito Comunista Cinese

Da quasi vent’anni, il regime comunista cinese conduce una guerra inaudita contro una parte del proprio popolo: i 70 milioni di praticanti del Falun Gong in Cina. Stando alle stime statali, infatti, nel 1999 un cinese su 15 praticava il Falun Gong.

Il Falun Gong (o Falun Dafa) è una via spirituale tradizionale che comprende cinque esercizi per il corpo e una serie di insegnamenti basati sui principi di ‘verità, compassione e tolleranza’, considerati come le tre caratteristiche alla base dell’universo. È stato diffuso al pubblico a partire dall’anno 1992.

Sette anni dopo che la pratica si è diffusa a macchia d’olio in Cina, l’allora dittatore cinese Jiang Zemin ha lanciato una persecuzione nazionale di questa disciplina, e ha emanato tre direttive segrete: «Rovinateli finanziariamente, distruggete la loro reputazione e distruggeteli fisicamente».
Moltissime persone sono state arrestate e condannate al carcere e ai campi di lavoro, altre torturate a morte. Molti praticanti sono stati addirittura uccisi per il prelievo forzato dei loro organi, allo scopo di rifornire il traffico di parti umane, controllato dallo Stato. E la persecuzione dura ancora oggi.

Ma chi sono, allora, queste persone perseguitate? Il cortometraggio Le memorie di uno schiavo del Partito Comunista Cinese, ha come protagonista un praticante del Falun Gong, ‘David’ (è uno pseudonimo per ragioni di sicurezza), che racconta la sua storia, dando un volto alle vittime della persecuzione.

Nel 2003, quando la moglie di David era al terzo mese di gravidanza, è stata torturata fino alla morte dal Partito Comunista Cinese. E anche David è stato arrestato e mandato in un campo di ‘rieducazione’, dove è stato sottoposto a torture fisiche e mentali.

Una volta rilasciato, due anni dopo, il suo calvario non è finito: l’Ufficio 6-10 (una sorta di Gestapo, creata all’unico scopo di perseguitare il Falun Gong) lo cercava di nuovo per arrestarlo.

FUGA DALLA CINA

Per non rimanere vittima della persecuzione, David ha capito che doveva lasciare il proprio Paese. È riuscito a fuggire in Thailandia, dove ha ricevuto lo status di rifugiato e la protezione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Tre mesi dopo, sua figlia lo ha raggiunto.

In Thailandia, ha iniziato a informare la gente sul genocidio del Falun Gong da parte del Pcc. Ma le spie cinesi gli hanno reso la vita difficile anche lì: «Sotto la pressione dell’ambasciata cinese in Thailandia, la polizia thailandese ci ha arrestati e in seguito ci ha portati in un centro di detenzione per migranti». Dalla pentola alla brace, quindi. Finché il governo della Nuova Zelanda non ha offerto loro dei permessi di soggiorno speciali.

PERSECUZIONE IN NUOVA ZELANDA

Arrivato in Nuova Zelanda, David ha continuato il suo lavoro di sensibilizzazione del pubblico sulla persecuzione dei praticanti del Falun Gong in Cina. Ma poco dopo, l’ambasciata cinese ha iniziato a tenerlo sotto controllo: le conversazioni al cellulare intercettate, e le finestre di casa e la cassetta della posta distrutte. Il messaggio era molto chiaro: «Se avessi continuato a fare informazione, mia figlia e io saremmo stati in pericolo». Questo mentre la polizia intimoriva i suoi genitori in Cina, minacciando di arrestarli se il figlio non avesse fermato le sue attività di sensibilizzazione.

In quel momento, David ha iniziato a riflettere sulla propria situazione: «Cosa c’è in me che nutre questo mostro? È la grande paura?».

La conclusione di David è stata che il Partito Comunista Cinese terrorizza il popolo cinese da settant’anni. «E in seguito – spiega David – sfrutta questa debolezza per mantenerci ostaggi e schiavi».

«In quel momento, ho deciso che non sarei stato più uno schiavo».

Secondo David, ogni cinese dovrebbe porsi in pace e con razionalità questa domanda: «Ho aiutato a promuovere il clima di corruzione e violenza che domina la Cina di oggi?». Perché «è un clima che ha reso possibili simili tragedie, come la continua persecuzione del Falun Gong».

Articolo in tedesco: „KP schürt Angst, um das Volk zu versklaven“: Die Memoiren eines Sklaven der Kommunistischen Partei Chinas

 
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