Marx era razzista?

La maggior parte delle persone che si definiscono marxiste sanno veramente poco della vita di Karl Marx, e non hanno mai letto il suo libro in tre volumi Il Capitale. La pubblicazione del primo volume risale al 1867, e questo è l’unico volume dei tre che è stato pubblicato prima della morte dell’autore, avvenuta nel 1883. Il secondo e il terzo volume sono stati curati in seguito e poi pubblicati a nome di Marx dal suo amico e collaboratore Friedrich Engels. La maggior parte delle persone che si definisce marxista ha letto solamente l’opuscolo del 1848, Manifesto del Partito Comunista, scritto assieme a Engels.

Per molti leader sindacali e per molte organizzazioni (tra cui gruppi di sinistra come Black Lives Matter, Antifa, o altri leader del Partito Democratico americano), Marx sarebbe un eroe. Ma è facile essere dei marxisti quando non si sa nulla della sua vita.

Le previsioni di Marx sul capitalismo e sull’«estinzione dello Stato» si sono rivelate decisamente sbagliate. Inoltre, quello che molte persone non sanno è che Marx era razzista e antisemita.

Quando gli Stati Uniti hanno annesso la California dopo la guerra Messico-Stati Uniti, Marx ha scritto: «Senza violenza niente è mai stato realizzato nella storia». Dopo ha continuato: «È forse una sfortuna che la magnifica California sia stata sequestrata ai pigri messicani che non sapevano cosa farne?». Friedrich Engels ha aggiunto: «In America abbiamo assistito alla conquista del Messico e ne abbiamo gioito. È nell’interesse del suo stesso sviluppo che il Messico venga posto sotto la tutela degli Stati Uniti». Molte delle idee razziste di Marx sono state raccolte nel libro Karl Marx, Racist di Nathaniel Weyl, un ex membro del Partito Comunista degli Stati Uniti d’America.

In una lettera del luglio 1862 indirizzata a Engels, in cui parla del suo avversario politico socialista Ferdinand Lassalle, Marx scrive: «Mi è ormai del tutto chiaro che egli, come è dimostrato dalla sua formazione cranica e dai suoi capelli, discende dai negri dell’Egitto, supponendo che sua madre o sua nonna non si fossero incrociate con un negro. Ora questa unione di ebraismo e germanismo con una sostanza di base negra deve produrre un prodotto peculiare. Anche la sua invadenza è simile a quella dei negri».

Nel 1887, Paul Lafargue, genero di Marx, era candidato a un seggio del consiglio comunale in un quartiere parigino che ospitava uno zoo. Engels sosteneva che Paul avesse «un ottavo o un dodicesimo di sangue di negro». In una lettera dell’aprile 1887 alla moglie di Paul, Engels scrive: «Essendo, nella sua qualità di negro, di un grado più vicino al resto del regno animale rispetto al resto di noi, è senza dubbio il rappresentante più appropriato per quel quartiere».

Le visioni antisemite di Marx non sono un segreto. Nel 1844, pubblica un saggio intitolato La questione ebraica, dove sostiene che la religione mondana degli ebrei fosse un ‘mercanteggiare’ e che il dio dell’ebreo fosse «il denaro». In pratica per Marx gli ebrei avrebbero potuto diventare un’etnia o una cultura emancipata solo nel caso non fossero più esistiti. A un passo dal richiedere il genocidio quindi, Marx afferma: «Le classi e le razze troppo deboli per padroneggiare le nuove condizioni di vita, devono cedere il passo».

I filosofi successori di Marx condividevano con lui i cattivi pensieri sui neri e su altre minoranze. Che Guevara, un altro eroe della sinistra, era a sua volta un orribile razzista. Nel 1952, nel suo libro-diario I diari della motocicletta, scrive: «Il negro è indolente e pigro e spende i suoi soldi in frivolezze, mentre l’europeo è lungimirante, organizzato e intelligente».

La socialista britannica Beatrice Webb, nella rivista The New Statesmen si lamenta del declino delle nascite tra le cosiddette razze superiori, che avrebbe portato a «un nuovo ordine sociale» che sarebbe stato costituito in prevalenza da «una o dall’altra delle razze colorate, il negro, il Kaffir o il cinese». I sovietici sposarono la stessa «cospirazione del mondo ebraico» dei nazisti. Joseph Stalin intraprese una campagna che portò alla morte di intellettuali ebrei per la loro apparente mancanza di patriottismo. A tal proposito, al pubblico sovietico non fu detto che Karl Marx era ebreo. Gli accademici che predicano il marxismo nelle loro classi non riescono a dire ai loro studenti che la sua ideologia ha portato al massacro di decine di milioni di persone. Quel che è peggio, non riescono nemmeno a far finta di preoccuparsi di questo fatto.

I bianchi liberali sono degli ‘utili idioti’. I Black Lives Matter, gli Antifa e altri gruppi progressisti usano la condizione dei poveri neri per organizzare in questi movimenti i bianchi di sinistra, la classe media, gli universitari e i sobborghi affossati dai sensi di colpa. Quelle persone che rovesciano statue e distruggono la proprietà pubblica e privata si preoccupano delle minoranze tanto quanto i loro predecessori razzisti. Il loro obiettivo è l’acquisizione e la concentrazione del potere, e gli americani, davanti al loro falso messaggio di virtù, ci sono cascati con tutte le scarpe.

 

Walter E. Williams, dottorato di ricerca, è professore illustre John M. Olin di Economia alla George Mason University di Fairfax. Autore di diversi libri e insignito di numerosi premi e riconoscimenti, attualmente siede in diversi consigli di amministrazione e comitati consultivi, tra cui l’Hoover Institution, il Grove City College, il Cato Institute, l’Institute of Economic Affairs e la Heritage Foundation.

Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente il punto di vista di Epoch Times.

Articolo in inglese: Are Today’s Leftists Truly Marxists?

 
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