Marijuana possibile trattamento per autismo, ma risultati ancora incerti

Alcuni ricercatori americani hanno pubblicato uno studio che ha analizzato come la marijuana possa inibire i sintomi dell’autismo.

Lo studio ha preso due gruppi di topi e studiato come le mutazioni delle cellule principali connesse all’autismo hanno reagito ai cannabinoli — una sostanza chimica contenuta nella marijuana — rispetto alle cellule dei topi normali. Hanno usato degli elettrodi per misurarne gli effetti scoprendo che il segnale mutante è stato distrutto dai cannabinoli.

Gli scienziati riportano che l’impatto degli studi non è ancora chiaro:

«Potrebbe la mancanza di un corretto funzionamento del NL3 [neurologin-3, una delle cellule mutate, ndr] interferire con l’apparato secretorio degli endocannabinoidi? Potrebbe causare in qualche modo la degradazione dei ligandi degli endocannabinoidi segnalatori?»

Bradley Alger, un neuroscienziato all’Università di Maryland School of Medicine non coinvolto nello studio, ha affermato: «Siamo rimasti senza una chiara idea di cosa stia succedendo realmente nelle singole sinapsi o se è efficace a livello comportamentale».

Gli autori dello studio hanno riferito al The News Outlet che non è ancora chiaro come gli effetti dei cannabinoidi possano agire sui sintomi dell’autismo. In un abstract dello studio hanno affermato che «le alterazioni negli endocannabinoidi segnalatori potrebbero contribuire alla fisiopatologia dell’autismo» o alla sua ricerca.

Alger ha detto, se i cannabinoli risultassero essere connessi all’autismo negli esseri umani, la marijuana medica potrebbe essere un possibile trattamento per l’autismo, mettendo l’enfasi sul bisogno di ricerche future.

Alcune famiglie con bambini autistici hanno già usato la marijuana per alleviarne i sintomi, secondo Autism Daily Newcast. Ma l’Accademia Americana dei Pediatri non è d’accordo con tale uso.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Neuron.

Articolo in inglese: Marijuana Affects Autism? Study Links the Two, But Comes to No Definite Conclusions
 
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