Mai chiamare grassa un’adolescente in sovrappeso

Secondo un recente studio, per le adolescenti essere definite ‘grasse’ da amici, e ancor più dai familiari, può contribuire allo sviluppo di diversi disturbi dell’alimentazione.

La ricerca, pubblicata dal Journal of Adolescent Healt, ha concluso che i pregiudizi sul peso, gli stereotipi negativi, la svalutazione sociale e i comuni sbeffeggi di cui sono vittime gli individui sovrappeso, siano fattori strettamente legati all’insorgenza di disturbi dell’alimentazione.

I precedenti studi avevano evidenziato che essere ‘canzonati’ per il proprio peso, può condurre a disturbi da alimentazione incontrollata, a un’attenzione eccessiva verso il proprio peso nei ragazzi, e a diete troppo restrittive nelle ragazze. Lo studio in questione invece, secondo quanto affermato dagli stessi autori, è il primo che analizza le conseguenze a lungo termine dell’essere etichettati come ‘grassi’.

Jeffrey Hunger, principale autore dello studio, nonché psicologo presso l’Università della California di Los Angeles, ha spiegato: «Il modo in cui parliamo del peso, specialmente con le ragazze giovani, può effettivamente influenzare negativamente la loro salute fisica e mentale. Etichettare come ‘troppo grasse’ le adolescenti, non le sprona affatto ad adottare abitudini più salutari. Al contrario, ne deriveranno una percezione negativa del proprio corpo, dannose pratiche per il controllo del peso e disordini alimentari».

Hungher sostiene che numerose ricerche hanno mostrato come i pregiudizi sul peso siano legati ai disordini alimentari, ma poche hanno monitorato le persone nel corso del tempo. «Realizzando questo studio, speravo di contribuire a migliorare la nostra comprensione degli effetti sul lungo periodo, rielaborando i dati raccolti dal Growth and Healt Study, condotto dal National Heart, Lung and Blood Institute».

Hunger e un suo collega hanno analizzato i dati di 2.036 ragazze che avevano partecipato allo studio a lungo termine sopra citato. All’età di 14 anni, è stato chiesto alle ragazze se fossero state mai definite ‘troppo grasse’ da genitori, fratelli, migliori amiche, da ragazzi che stimavano particolarmente, da altri adolescenti o dagli insegnanti.

A 14 e a 19 anni, le ragazze hanno compilato un questionario ideato per accertare eventuali pratiche dannose per il controllo del peso, tendenze bulimiche, perseguimento della magrezza e insoddisfazione verso il proprio corpo. In entrambi i questionari è stato chiesto alle ragazze se negli ultimi trenta giorni avessero avuto dei comportamenti insalubri, come digiunare, vomitare, prendere pillole dietetiche, o usare lassativi. Alle diciannovenni è stato anche domandato se fumassero o saltassero i pasti per ‘controllare’ il proprio peso. Confrontando i dati delle ragazze che non avevano dichiarato di essere state definite ‘grasse’ all’età di 14 anni con le altre, è emerso che quelle etichettate da adolescenti per il loro peso, a 19 anni presentavano un’incidenza maggiore di disordini alimentari.

Questa correlazione si è rafforzata dopo che i ricercatori hanno rivisto i dati, considerando la possibile influenza di altri fattori sensibili, come l’indice di massa corporea, la razza, il reddito familiare, l’educazione e il livello dei disordini alimentari delle ragazze a quella età. È emerso inoltre che le ragazze definite ‘grasse’ da un familiare, tendono a sviluppare disordini alimentari con una frequenza ancora maggiore.

Hunger ha affermato: «Un dato sorprendente, ma osservato ripetutamente, è che gli effetti dei giudizi passati si manifestano a prescindere dall’attuale condizione fisica». Sembra che ci sia qualcosa di profondo e potente, legato alle implicazioni sociali di essere definiti ‘troppo grassi’, e il fenomeno non si limita alla ragazze sovrappeso. Ma «le ragazze sovrappeso subiscono una pressione di gran lunga superiore, a causa degli stereotipi sulle persone ‘grasse’, che sono pervasivi e sistematici. Per questo motivo, le esperienze di ‘discriminazione’ vissute dalle ragazze anoressiche non sono paragonabili a quelle delle ragazze sovrappeso».

Lo psicologo californiano ha aggiunto che quando i genitori sospettano che il proprio figlio possa avere un problema alimentare, dovrebbero innanzitutto rivolgersi a uno specialista. Inoltre, dovrebbero stimolare il figlio in vari modi a sviluppare una percezione positiva del proprio corpo e adottare sane abitudini alimentari.

Hunger ha concluso affermando: «Possono evitare di parlare del peso corporeo quando discutono di salute con i figli: il peso non determina la salute, e certamente non determina il nostro valore. Dovrebbero porre fine ai discorsi negativi sul peso, sulle cure dimagranti, e sul vergognarsi del proprio corpo, riconoscere e apprezzare tutti i lati positivi del corpo umano e trovare abitudini alimentari e di esercizio fisico sostenibili e piacevoli».

 

Articolo in lingua inglese: Being Called ‘Fat’ in Early Teens Tied to Later Eating Disorders for Girls

Traduzione di Marco D’Ippolito

 
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