Macron più forte dopo Washington

Durante la sua recente visita a Washington, Emmanuel Macron è intervenuto alla sessione congiunta delle Camere del Congresso degli Stati Uniti. Le sue parole hanno colpito non solo i deputati democratici, ma anche numerosi deputati repubblicani.
Con un discorso elegante, ha invitato i suoi ospiti a lottare contro le forze «dell’isolazionismo, della chiusura in se stessi e del nazionalismo», e a difendere l’ordine internazionale che la stessa America ha in gran parte costruito.

Macron vorrebbe che Trump riconsiderasse la propria posizione sul patto nucleare con l’Iran, sulla globalizzazione e sulla decisione di ritirarsi dall’accordo di Parigi sul clima. Le relazioni amichevoli fra i due capi di Stato, hanno permesso al presidente francese di presentare la Francia come ponte tra Europa e Stati Uniti. Il punto fondamentale del programma di Macron è persuadere Trump a cambiare opinione su tre questioni: il ritiro dalla Siria, imporre dazi ai produttori stranieri di acciaio e alluminio, compresi quelli dell’Unione Europea e, soprattutto, abrogare l’accordo nucleare con l’Iran del 2015.

In merito alla Siria, Macron avverte che il ritiro delle forze americane creerebbe un vuoto di potere in favore della Russia e dei gruppi terroristici. Sulla minaccia di imporre tariffe doganali su acciaio (25 percento) e alluminio (10 percento), l’ha paragonata «a una pistola alla tempia», e ha chiesto al presidente americano di riesaminare la proposta.

Ma, sulla questione dell’Iran, ha dovuto affrontare numerosi ostacoli e discutere a lungo con Trump sulla sorte dell’accordo del 2015, il Piano d’azione congiunto globale [accordo internazionale sul nucleare iraniano, ndt]. Macron è favorevole al rispetto degli impegni già presi dall’Europa di mostrarsi più ferma, riguardo ai missili dell’Iran e del suo ruolo distruttivo nella regione. È inoltre favorevole a rendere permanenti le restrizioni nucleari imposte all’Iran, a condizione che Trump continui a rispettare l’accordo.

Emmanuel Macron ha affrontato in seguito diverse preoccupazioni del leader americano, per esempio il fatto che alcune limitazioni, previste nel Piano d’azione sulle attività nucleari iraniane, scadono nel 2025 e che questo accordo non affronta gli sviluppi dei missili balistici, né il ruolo dell’Iran nei conflitti in Siria, Iraq e Yemen. La sua intenzione si fondava sulla speranza che un «nuovo accordo» avrebbe fornito a Trump un modo per salvare la faccia, pur conservando il vecchio. Tuttavia, potrebbe essere necessario trattare un patto supplementare con l’Iran – e gli Stati Uniti vorrebbero che fosse ancora più formale e forse addirittura giuridicamente vincolante.

La posizione di Macron è quella di mantenere un accordo nucleare, che riguarderebbe però anche le attività a lungo termine dell’Iran, la sua attività militare regionale in Siria e Yemen, e il suo programma di missili balistici, che Teheran rivendica come «misura difensiva». Quello che ancora non è noto, è se il governo iraniano o gli altri firmatari dell’accordo iniziale – Regno Unito, Germania e Unione Europea – accetteranno la nuova proposta, mentre la legge americana prevede che il presidente debba riconfermare questo accordo periodicamente.

Gli sforzi diplomatici del presidente francese contrastano fortemente con quelli del leader israeliano Benjamin Netanyahu, fervente oppositore dell’accordo nucleare con l’Iran, che esorta l’amministrazione Trump ad annullarlo, e accusa l’Iran di mentire al mondo sul proprio programma di armi nucleari, prima e dopo tale accordo del 2015. Sembra poco probabile che Donald Trump rinunci a sanzionare l’Iran. Se non lo facesse, gli Usa violerebbero l’accordo, e questo permetterebbe al Paese arabo di sottrarsi ai suoi obblighi.

L’Unione Europea teme che, se Trump rinunciasse all’accordo, l’Iran potrebbe rilanciare con forza il proprio programma nucleare, e che Stati Uniti o Israele – senza sanzioni o alleati per arginare l’Iran – possano intervenire militarmente.

Se il presidente americano decidesse di ritirarsi dall’accordo, Macron assumerebbe la posizione giudiziosa di un ‘onesto intermediario’, per affrontare le conseguenze. Ha proposto infatti di istituire un tavolo per discutere del Piano d’azione congiunto con l’Iran, e di altre tre questioni contestate da Trump: i missili, gli accordi «temporanei» e le attività territoriali di Teheran.
Il viaggio a Washington ha procurato a Macron alcuni vantaggi politici. Secondo l’ambasciatore francese negli Usa Gerard Araud, «i negoziati bilaterali [alla Casa Bianca, ndr] sono stati significativi e coerenti». Tuttavia, l’elevata capacità diplomatica internazionale del presidente francese ha subito una sfida nel suo stesso Paese. Quella del 1° maggio, è stata infatti solo l’ultima di una serie di grandi manifestazioni contro importanti riforme in Francia, dal sistema scolastico all’azienda nazionale ferroviaria Sncf.
Il 25 aprile, nel discorso al Congresso americano, Emmanuel Macron ha espresso con eloquenza argomenti in favore dell’ordine liberale internazionale. Fin dall’inizio, il suo obiettivo era affermare che la Francia è all’avanguardia su questioni globali, come il clima, l’unità europea e l’opposizione al nazionalismo e all’autoritarismo di destra. Da «perfetto internazionalista», Macron ha stabilito buoni rapporti e usato bonarietà con i dirigenti di parere contrario. Secondo lui, Stati Uniti e Francia sono i «garanti del multilateralismo contemporaneo». Il quotidiano francese Le Figaro aveva ragione di felicitarsi col presidente per «aver rinforzato la propria posizione nella scena internazionale» a Washington.

 

*David Kilgour, ex magistrato, è stato per 27 anni deputato al parlamento canadese e Segretario di Stato per Africa e America latina e per Asia-Pacifico. È autore di numerosi libri, e coautore con David Matas di Rapporto sulle Affermazioni di Espianti di Organi a Praticanti del Falun Gong in Cina

Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

 

Articolo in inglese: Macron Gains Stature With Visit to Washington

Traduzione di Francesca Saba

 
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