L’ultimo medico a cavallo è di Verduno

In un mondo dove tutto corre sempre più velocemente, Roberto Anfosso, medico piemontese, ha trovato una maniera personale di prendersi cura dei propri pazienti, spesso anziani, senza fretta: va a visitarli a cavallo. Questo modo di fare le visite, gli permette non solo di conciliare il lavoro con la sua passione, ma anche di creare un rapporto più umano con le persone che cura.

La prima visita a cavallo è stata un caso: aveva programmato una passeggiata con la sua cavalla Ambra, quando ha ricevuto la chiamata per una visita a domicilio, ha pensato allora di «prendere due piccioni con una fava».
Ha deciso da quel momento di continuare a spostarsi con lo stesso mezzo: «Quando sono arrivato, il paziente è rimasto così sorpreso che mi guardava e non mi faceva entrare in casa».

Il dottor Anfosso ritiene questa scelta decisamente positiva per il suo rapporto con i pazienti: «Quando il medico arriva a cavallo, il malato ha la sensazione che così avrà più tempo da dedicargli, si sente gratificato. Questo crea un legame particolare, molto umano e meno formale». Nella sua zona gli abitanti vivono a lungo, spiega infatti «che quest’angolo d’Italia è uno di quelli con un’alta longevità, i pazienti hanno oltre settant’anni. Il più vecchio ha 104 anni».


Il dottor Roberto Anfosso visita un paziente di 98 anni. (Marco Bertorello/Afp/Getty Images)

DIECI ANNI DI CONSULTAZIONI A CAVALLO

Da dieci anni, Roberto Anfosso, che di anni ne ha 63, si sposta a cavallo per effettuare le consultazioni a domicilio, a Verduno, comune rurale in provincia di Cuneo. Percorre da 80 a 100 chilometri ogni settimana, attraverso paesaggi straordinari, in estate come d’inverno, ma esercita anche in due ambulatori.

Quante visite ha fatto, viaggiando con la sua cavalla Ambra? Nei primi tre anni, mille, dopo ha smesso di contarle: «Bisogna andare a vedere gli anziani che non possono muoversi. In genere sono visite di routine, non urgenti, ma sono necessarie per controllare il diabete, la pressione, il cuore».
La struttura sociale in queste aziende agricole è ancora forte, la famiglia si occupa di chi ha bisogno di aiuto, che siano malati, invalidi o semplicemente vecchi.

UN RAPPORTO UMANO

Il contatto col cavallo aiuta i malati a uscire da sé stessi, il medico infatti racconta: «Gli anziani spesso sono concentrati sulle loro condizioni e parlano continuamente di quello. Il cavallo li distrae dai loro problemi e, dei venti minuti della visita, dieci sono dedicati a parlare del cavallo, dei ricordi…».

Succede, a volte, che le persone delle fattorie vicine vedano passare il cavallo, allora chiamano il medico per una deviazione a casa loro, e il dottor Anfosso racconta divertito che «talvolta si trasforma in una catena di Sant’Antonio: ho programmato una visita e finisco col farne dieci».

Ignazio Fortino, settant’anni, paziente e amico del dottor Anfosso, commenta: «Siamo ormai abituati a vederlo arrivare a cavallo, per noi non c’è niente di strano in questo. Si crea anzi un bel rapporto, dà la sensazione che lui non abbia fretta, e può così prendersi cura meglio di noi».

 

Articolo in francese: ITALIE – Un médecin se déplace à cheval pour rendre visite à ses patients vieillissants

Traduzione di Francesca Saba

 
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