L’ultimatum di Trump sui dazi

Domenica 24 giugno il presidente degli Stati Uniti ha emesso un vero e proprio ultimatum verso i partner commerciali degli Usa: o eliminano «i dazi e le barriere doganali» o dovranno pagare il prezzo della ritorsione: «Gli Stati Uniti insistono nel richiedere che tutte le nazioni che hanno posto dazi e barriere commerciali sui prodotti in entrata nei propri mercati rimuovano i suddetti dazi e barriere, o riceveranno in cambio dagli Usa condizioni ben più dure della semplice reciprocità». 

Così Trump su Twitter. Questo ultimatum arriva a due giorni di distanza dall’avvertimento indirizzato dal presidente americano all’Ue: gli Stati Uniti imporranno il 20 per cento di dazi sulle auto importate, a meno che l’Europa non elimini le proprie barriere doganali. Un annuncio che ha fatto crollare le azioni delle Case automobilistiche europee. 

Nel mese di maggio 2018, l’amministrazione Trump aveva già imposto dazi su alluminio e acciaio importati da Ue, Canada e Messico, che avevano risposto con l’ipotesi di imporre a loro volta dei dazi in rappresaglia. 

Non solo: all’inizio di giugno la Casa Bianca ha stabilito dazi del 25 per cento merce di importazione cinese per un valore totale di 50 miliardi di dollari. E, alla rappresaglia cinese sui prodotti di importazione Usa, Trump ha subito ribattuto ordinando ulteriori dazi del 10 per cento su prodotti cinesi per un valore di altri 200 miliardi di dollari. 

Questa guerra commerciale non dovrebbe sorprendere, essendo in linea con la promessa elettorale di Donald Trump di anteporre a tutto gli interessi americani nel contesto internazionale, e con le accuse alle precedenti amministrazioni di essere state troppo deboli nelle proprie politiche commerciali. 

Donald Trump, per quanto riguarda il commercio, è insomma irremovibile su tutta la linea, nonostante l’opposizione interna e internazionale. 

In occasione dell’ultimo screzio, Trump ha ritirato l’adesione degli Stati Uniti al comunicato congiunto dei G7 e stroncato il primo ministro canadese Justin Trudeau in risposta al suo annuncio di rappresaglia commerciale contro i prodotti importati dagli Stati Uniti. 

Gli Usa si trovano fra l’altro alle fasi conclusive della rinegoziazione dell’accordo commerciale Nafta con Canada e Messico, e Trump si è detto pronto a mandare a monte l’accordo nel caso non fossero soddisfatte le richieste statunitensi. Naturalmente, nel caso il trattato commerciale andasse a morire, gli Usa negozierebbero degli accordi individuali con i singoli Paesi. 

In patria, l’opposizione al presidente arriva da entrambe le ali del Parlamento: i repubblicani avversano per principio i dazi, specialmente se contro gli alleati; i democratici, fanno opposizione praticamente su ogni dettaglio di ogni politica di Trump.  

Gran parte della stampa americana ha ripreso gli attacchi all’amministrazione Trump, che secondo il ministro degli Esteri Mike Pompeo hanno un’angolazione falsata: «C’è questo mito della ‘ritirata’ americana dal mondo, ma è appunto solo un mito: il programma del presidente Trump è orientato alla crescita dell’economia e al commercio internazionale più di quello di qualunque altro presidente della Storia». 

 

Articolo in inglese: Trump Issues Trade Ultimatum

Traduzione di Emiliano Serra

 
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