L’ultimatum della Nato alla Russia

Di Nick Gutteridge

Il 26 giugno i Paesi della Nato hanno siglato un patto che prevede il rafforzamento dei sistemi antiaerei e di vigilanza, a meno che la Russia non distrugga il suo nuovo apparato di missili nucleari entro le prossime sei settimane.

I membri dell’alleanza hanno concordato – durante un meeting nel quartier generale di Bruxelles – sulla necessità di adottare «un’ampia gamma» di contromisure, se il Cremlino continuerà a violare i principali trattati internazionali sugli armamenti.
Tuttavia, la Nato ha escluso l’ipotesi di «imitare» l’operato della Russia (aumentando il numero delle armi nucleari presenti in Europa) poiché l’Occidente «non vuole una nuova corsa agli armamenti».

Il 2 febbraio 2019 gli Stati Uniti e la Russia hanno avviato la procedura per revocare gli impegni presi nell’ambito del Trattato sulle forze nucleari a medio raggio (Inf), siglato da Reagan e Gorbačëv nel 1987; trattato che diventerà ufficialmente nullo a partire dal 2 agosto.
Una delle principali controversie è rappresentata dal sistema missilistico russo SSC-8: un’arma nucleare a lungo raggio, difficile da rilevare, che è in grado di colpire le principali città europee in pochi minuti.

Durante una conferenza stampa tenutasi il 26 giugno, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha dichiarato che tutti i membri dell’alleanza sostengono la posizione espressa dagli Stati Uniti: «Un trattato che viene rispettato solo da una delle controparti non è benefico per la nostra sicurezza. Il sistema missilistico russo SSC-8 viola il trattato Inf e rappresenta una minaccia per la nostra sicurezza. Continuiamo a esortare la Russia a tornare a una piena e verificabile conformità [al trattato, ndt]».

Tuttavia, Stolemberg ha specificato: «Nulla indica che la Russia abbia intenzione di farlo. Al contrario, sta continuando a produrre e sviluppare i missili SSC-8, perciò la Nato si sta preparando per un mondo senza il trattato Inf. Oggi i ministri hanno deciso che la Nato reagirà se la Russia non riprenderà ad adempiere agli impegni. La Nato continuerà ad essere misurata e improntata alla difesa in tutto ciò che fa».

Il segretario generale ha poi aggiunto che le contromisure previste includono nuove esercitazioni militari, operazioni di intelligence, missioni di vigilanza e ricognizione, oltre al rafforzamento dei sistemi di difesa antimissilistici, antiaerei e delle forze armate convenzionali: «La scelta che deve fare la Russia è semplice: tornare a rispettare i suoi impegni nell’ambito del controllo degli armamenti, oppure persistere nel suo comportamento pericoloso e irresponsabile, e assumersi quindi la piena responsabilità per la rottura del trattato»
«Abbiamo dimostrato di essere disposti ad aspettare. Abbiamo tentato continuamente di convincerla a mantenere i suoi impegni, ma a un certo punto abbiamo dovuto rendere chiaro che un accordo per il controllo degli armamenti non può funzionare se viene rispettato solo da una delle parti».

D’altronde il 26 giugno il Parlamento russo ha approvato all’unanimità un decreto per sospendere l’adesione del Paese al trattato Inf: manca solo la firma del presidente Vladimir Putin per ratificare la decisione.

Stoltenberg ha dichiarato che la cosa «non sorprende», data la crescente aggressività mostrata dalla Russia, inclusa l’annessione della Crimea e le mobilitazioni del suo esercito, a cui l’alleanza «sta assistendo da diversi anni».

Il trattato Inf proibisce sia agli Stati Uniti che alla Russia di possedere o testare missili con una gittata compresa tra i 480 chilometri e i 5 mila chilometri.

Ciononostante sembra che la Russia disponga di 64 missili SSC-8s, operativi dal 2017, che si stima possano percorrere 2 mila e 400 chilometri quando vengono equipaggiati con delle testate nucleari.

Durante l’incontro, che è stato il primo a vedere la partecipazione del nuovo segretario della Difesa statunitense Mark Esper, i Paesi dell’alleanza hanno inoltre discusso dell’aumento della spesa militare non statunitense.

Secondo i dati presentati da Stoltenberg, il contributo versato da Europa e Canada è aumentato del 3,9 percento nel 2018, il che ha fornito oltre 100 miliardi di dollari in più alle risorse della Nato.

Esper ha dichiarato che Washington vuole «rafforzare l’alleanza e migliorarne l’efficacia», e che gli Stati Uniti considerano di primaria importanza «una più equa ripartizione delle spese tra tutti gli alleati».

L’incontro è iniziato alcune ore dopo che il Ministero della Sifesa britannico aveva comunicato di aver fatto decollare i jet della Royal Air Force dispiegati in Estonia, due volte in un solo giorno, per intercettare degli aerei russi.

I britannici hanno fatto decollare gli Eurofighter Typhoon per bloccare dei caccia Su-27 e un aereo da trasporto militare russo, portando cosi a 11 il numero degli incidenti aerei che si sono verificati negli ultimi 2 mesi con il Cremlino.

Nel comunicato, il Ministero della Difesa britannico ha scritto che il Regno Unito continua a operare «in sostegno della Nato per rassicurare i nostri alleati, e questa è un’ulteriore dimostrazione dell’impegno del Regno Unito per preservare la sicurezza della regione».

 

Articolo in inglese: NATO Delivers Ultimatum to Russia

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