L’ossessione delle femministe per le quote rosa contraddice le conquiste passate

Nicole Russell è una scrittrice freelance e madre di quattro figli. Il suo lavoro è apparso su The Atlantic, The New York Times, Politico, The Daily Beast e The Federalist. Seguila su Twitter: @russell_nm.

 

Vista la situazione attuale del movimento femminista, viene da chiedersi se quando la scrittrice del XVII secolo William Congreve si ispirò al proverbio «l’inferno non ha la stessa furia di una donna disprezzata» non stesse parlando delle donne nelle relazioni, bensì del movimento femminista moderno.

Le femministe hanno lavorato per decenni al fine di raggiungere la parità di genere a livello legale, sul lavoro come nella società. Tuttavia, negli ultimi anni, il movimento femminista contemporaneo ha messo maggior enfasi sulle quote rosa a discapito del merito e dell’eccellenza. La rabbia ha spinto il movimento a raggiungere questo obiettivo facendogli pagare un alto prezzo: la revisione della Storia, l’abbassamento degli standard del merito e persino il danneggiamento dei bisogni e degli obiettivi delle donne stesse.

Le femministe erano solite puntare a obiettivi elevati come il voto o la parità di retribuzione; ora, mirano a rivedere la Storia incentrata sul maschio, usando la loro indignazione per il passato patriarcale, immaginando che possa essere una balsamo per le loro ferite. La Npr.org (National Public Radio.org) ha riportato che in agosto diverse università stavano trasferendo, o bandendo del tutto, i ritratti appesi di uomini che avevano ottenuto importanti risultati accademici.

Leslie Vosshall, neurobiologa alla Rockefeller University e all’Howard Hughes Medical Institute ha sostenuto: «Penso che ogni istituzione debba uscire in corridoio e chiedersi: “Che tipo di messaggio stiamo inviando con questi ritratti ad olio e vecchie fotografie polverose?”».

I funzionari scolastici della Rockefeller, della Yale School of Medicine, del dipartimento di Fisiologia molecolare e integrata dell’Università del Michigan e il Brigham and Women’s Hospital di Boston (che è uno degli ospedali universitari della Harvard) stanno tutti minimizzando il risultato scientifico patriarcale, e questi sono solo gli istituti menzionati dalla Npr. La soluzione che sembrano aver trovato è stata spostare i ritratti degli uomini in un «punto meno evidente» o, in alcuni casi, presentare anche delle donne pioniere della scienza.

Lodare le donne abili ha senso, ma confondere e ingannare i futuri studenti, come se i precedenti contributi non fossero mai avvenuti, è un sogno irrealizzabile, alimentato da una gelosia irrazionale nascosta sotto le sembianze dell’equità. 

Non importa se alcuni di questi uomini abbiano portato a importanti monumentali scoperte scientifiche o condotto a enormi passi avanti nella medicina: sono offensivi solo in quanto sono maschi e i ritratti non riescono a mostrare, anzi contraddicono la teoria non vera secondo cui uomini e donne avessero ottenuto gli stessi risultati, ma quelli delle donne non avessero ottenuto il giusto riconoscimento.

La tendenza a rivedere le varie procedure attuali in vari campi del lavoro, al fine di soddisfare le proteste femministe per il riconoscimento di genere indipendentemente dal merito reale, va ben oltre i ritratti appesi al muro dei vari istituiti di ricerca, ma si estende anche alle professioni generalmente dominate dagli uomini, al governo e finanche alle questioni riguardanti i transgender.

Quote nelle professioni generalmente maschili

Il divario di genere è particolarmente evidente in molte professioni ed esiste per una serie di ragioni che vanno al di là del presunto sessismo. Tuttavia, ora, in alcune occupazioni, indipendentemente dal merito, si stanno semplicemente abbassando gli standard richiesti, per garantire una quota di genere. Invece di incoraggiare le donne a superare le aspettative in questi campi o ad ammettere che probabilmente uomini e donne sono per natura innata fatti in modo diverso, possiedono punti di forza diversi e fanno scelte di vita diverse riguardo alla famiglia, si preferisce fare in questo modo.

L’University of Technology di Sydney ha recentemente annunciato che una parte di un piano volto ad incoraggiare l’iscrizione e la frequenza di un maggiore numero di donne ai corsi di discipline scientifico-tecnologiche Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics), consisterà nell’abbassare alcuni requisiti necessari per l’ammissione ad ingegneria per le sole donne. Nel 2015, il primo ministro canadese Justin Trudeau ha annunciato che il suo gabinetto avrebbe compreso per la metà donne, nonostante non vi fosse alcuna prova prima (o dopo) che tale parità avrebbe portato ad una marcata differenza nella politica canadese.

L’esercito americano, anch’esso capitolato all’assedio del movimento femminista, ha fatto la stessa cosa in diverse sezioni e a vari livelli, contraddicendo il fatto che elevati standard fisici aiutino a raggiungere e mantenere quello che è l’obiettivo principale dell’esercito: la sicurezza nazionale, e non l’uguaglianza di genere. Stranamente, le donne ignorano quanto questo sia offensivo e invece applaudono  questo falso progresso.

E nonostante tutto questo, le femministe rimangono insoddisfatte. Denigrano gli studi che mostrano che le differenze di sesso tra il cervello maschile e femminile sono normali e sane, anche se si adattano agli stereotipi già conosciuti. Ignorano che la tendenza a collegare gli uomini alla scienza e la tecnologia e le donne con le professioni più legate al marketing, non sono il risultato di una sorta di pregiudizio inconscio nefasto, che ha bisogno dell’aiuto di un esperto per essere rettificato, ma il riflesso delle tendenze naturali degli uomini e delle donne, a causa di differenze fisiche e fisiologiche innate. Questo infatti contrasta e sembra mettere il bastone tra le ruote al loro obiettivo delle quote di genere.

Ma si deve dire che nonostante la grande pubblicità e propaganda, non tutte le donne vogliono tutto in una volta. Nel 2018 la Cnbc ha riportato che erano solo 24 le donne amministratrici delegate di aziende Fortune 500 (addirittura meno dell’anno precedente), ma, invece di esaminare il perché, le femministe esprimono solo delusione per il fatto che le quote da loro volute rimangono irraggiungibili. Ma non è semplicemente possibile che le donne, in generale, abbiano obiettivi diversi rispetto a divenire amministratrici delegate delle Fortune 500?

Una madre ed ex giornalista ha scritto un saggio per L’Atlantico su quanto sia difficile bilanciare l’essere una giornalista e una madre. Sebbene abbia osservato che un lavoro flessibile avrebbe sicuramente reso le cose più facili, la sua conclusione è stata che l’intero settore nel suo insieme sarebbe dovuto cambiare, in modo che più donne potessero diventare conduttrici di telegiornale, e questo nonostante le donne abbiano iniziato a rendersi conto che dovrebbero bilanciare i loro obiettivi di carriera con la volontà di godersi le loro famiglie.

La causa per garantire la parità di genere fu certamente nobile all’inizio. Tuttavia, le odierne femministe richiedono che le quote di genere vengano raggiunte a tutti i costi, anche se questo significa rivedere la Storia, abbassare gli standard di qualità sul posto di lavoro e sacrificare gli obiettivi delle donne stesse. Questa non è uguaglianza, è mettere al primo posto le quote di genere invece di favorire il merito: l’antitesi esatta del motivo per cui le donne avevano richiesto l’uguaglianza in primo luogo.

Le opinioni espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni di The Epoch Times.

Articolo in inglese  Feminists Are Undermining Their Cause by Advocating Quota Over Merit

 
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