Londra, sedici anni ‘a lume di candela’

Il 5 giugno 2002, un gruppo di persone dava inizio a una manifestazione pacifica a Portland Place, davanti all’ambasciata cinese di Londra. Il loro obiettivo era far sapere a tutto il mondo che il regime dittatoriale cinese ha scatenato una violenta persecuzione contro il Falun Gong (o Falun Dafa), una millenaria pacifica disciplina spirituale e meditativa. E, da quel giorno, non sono più andati via.

©YouTube Screenshot | Legends Unfolding

È certamente un fatto straordinario: da oltre 140 mila ore, ogni giorno, sotto le intemperie, mentre la vita normale continua, queste persone hanno deciso di attirare l’attenzione su una tragedia, anche questa, purtroppo, senza tregua. I praticanti si alternano, nel corso delle 24 ore, eseguendo gli esercizi e praticando la meditazione che fanno parte della disciplina, e vegliando di notte con le candele. Viene spontaneo chiedersi come riescano a essere tanto perseveranti, e se il loro impegno ottenga dei risultati.

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L’antica pratica del Falun Gong diventata molto popolare in Cina negli anni ’90 per gli effetti benefici sulla salute e, per questo, era seguita anche da numerosi dirigenti del Partito Comunista Cinese (Pcc). Tuttavia, l’ex capo e dittatore del Pcc Jiang Zemin, temendo la forza spirituale dell’enorme numero di persone che avevano aderito alla pratica, e accecato dall’invidia, ha deciso di sopprimerla.


«Questi ragazzi hanno imparato a perseverare» – Film : Candlelight Across The Street

All’inizio del 1996 lo Zhuan Falun, libro fondamentale del Falun Gong, scritto dal suo fondatore Li Hongzhi, era nella lista dei best-sellers di Pechino. E nel 1999 in Cina, secondo i media del regime, i praticanti di questa disciplina erano circa cento milioni.

In un estratto da i Nove commentari sul Partito comunista, pubblicazione oggi proibita in Cina, si legge:

Durante una conferenza del Comitato centrale in cui è stata ordinata la repressione del Falun Gong, Jiang Zemin ha dichiarato: “Non posso credere che il Pcc non possa sconfiggere il Falun Gong”. Nel pianificare la strategia della repressione, si sono adottati tre sistemi: “Rovinare la loro reputazione (degli studenti del Falun Gong), farli fallire finanziariamente, e distruggerli fisicamente.

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Una campagna di distruzione attuata in pieno: un numero incalcolabile di praticanti arrestati e incarcerati, libri bruciati e una campagna nazionale di diffamazione; migliaia di persone torturate a morte per aver rifiutato di rinnegare la propria fede. Incalcolabile anche il numero di persone a cui sono stati prelevati gli organi da vivi, senza anestesia, per rifornire il mercato nero dei trapianti in Cina. Questo commercio scandaloso continua, insieme alla persecuzione sanguinaria, anche se non è visibile facilmente dai turisti.
Il gruppo di persone a Portland Place sostiene fermamente i praticanti cinesi, repressi così brutalmente, e non intende interrompere la protesta fino a che la persecuzione in Cina non avrà fine.

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Nel documentario la Veglia delle candele, una persona commenta: «Se i principi umani fondamentali di Verità, Compassione e Tolleranza vengono minati, ne soffriremo tutti». E un’altra aggiunge: «Uno dei motivi per cui mio padre è così determinato, è per assicurare a questa generazione un avvenire migliore».

Il fotografo francese Phil Le Gal ha trascorso 24 ore davanti all’ambasciata cinese con i manifestanti, per scattare foto e per capire perché siano così irremovibili. Ha visto partecipare alla veglia decine di praticanti, che si alternano di solito ogni tre o quattro ore, ma spesso i turni durano più a lungo, con temperature sovente sotto lo zero, con pioggia, neve o gelo. E il turno di notte può essere davvero durissimo, come ha scoperto Le Gal, che racconta: «Ho constatato la determinazione dei manifestanti e le condizioni meteorologiche a cui sono esposti ogni giorno, per tutto l’anno, col tempo molto freddo e umido».

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Nel documentario è raccontata anche la storia toccante di Amy. I suoi genitori sono stati arrestati un giorno, al suo rientro da scuola: mentre un uomo le chiudeva la bocca per farla tacere, le diceva «che erano lì per arrestare sua madre». Li hanno imprigionati e il padre sta scontando la pena da 15 anni. Crescere senza le cure e l’affetto dei genitori le ha dato però una forza straordinaria, si è unita alla veglia di Portland Place per proseguire nel suo impegno di salvare il padre e altri praticanti detenuti illegalmente.

Un giorno il padre le ha detto, da dietro le sbarre: «Quello che sto facendo ora, è perché la vostra generazione possa avere un avvenire migliore».

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Anche Pudong Gao, un’altra praticante, condivide la propria esperienza nel film. Una volta ha dovuto passare tre giorni e tre notti di seguito alla veglia, perché una tempesta di neve aveva bloccato i treni e gli altri praticanti non erano potuti arrivare. Poiché era la coordinatrice, ha coperto lei i loro turni. La mattina del quarto giorno, dopo essersi lavata in un locale vicino, è andata direttamente al lavoro. Le colleghe, vedendola, hanno esclamato che sembrava tornasse dalle vacanze, per quanto era radiosa. A Yudong Gao piace meditare sotto la pioggia: «Alcuni amano passeggiare sotto la pioggia, pensano che sia romantico. Quando medito sotto la pioggia, infatti, provo un senso di trascendenza che tutti praticanti sentono». Ammette però che è difficile resistere per giorni sotto l’acqua, con gli abiti sempre bagnati.

Luo Yuan è stato uno dei primi a iniziare, da almeno dieci anni fa sempre il turno del sabato notte. Ammette che il freddo è la cosa più difficile da sopportare e per quanto ci si possa coprire, non basta mai.

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Anche la guida turistica Xiaolong Lin fa il turno di notte: «Soprattutto in inverno, rabbrividiamo quando si apre la porta. Ma in Cina i praticanti sono perseguitati e in prigione: confronto a questo, è veramente niente. E se uno non viene qui, qualcun altro dovrà fare il turno».

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Nel corso di questi sedici anni, la veglia ha ricevuto il sostegno costante di numerosi passanti: alcuni lasciano un messaggio, altri portano cibo o bevande e anche dei fiori. Migliaia di persone hanno firmato la petizione, per fermare la persecuzione e il prelievo forzato di organi in Cina.

Video-documentario

 

Articolo in inglese: They’ve spent 140,000 hrs protesting non-stop in London—and will leave on only one condition Video Player

Traduzione di Francesca Saba

 
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