Lo straordinario spettro di Brocken ripreso sulla duna di Pilat

Florian Clément ha due passioni: la fotografia e la meteorologia. Filma e fotografa senza sosta le tempeste, ma anche le albe sulla duna di Pilat, nel bacino di Arcachon, in Francia.

Una mattina, Clément è andato sulla duna più alta d’Europa, quella di Pilat, nel dipartimento della Gironda, per riprendere la nebbia e il sole insieme. Da lassù, ha potuto osservare uno strano fenomeno, conosciuto come lo spettro di Brocken: l’ombra deformata del proprio corpo, circondata da un leggero arcobaleno circolare.

Ma da dove proviene lo ‘spettro di Brocken’?
Il termine deriva dal tedesco Brockengespenst: è un fenomeno ottico piuttosto straordinario, a cui si può assistere in montagna, e prende il nome da una vetta della Germania, il Brocken appunto, dove si creano spesso le condizioni per osservarlo. È l’ombra notevolmente ingrandita di un oggetto, guardata dall’alto di una montagna e nella direzione opposta al sole, stando al di sopra di nuvole formate da goccioline d’acqua uniformi, o sopra la nebbia. Può essere anche circondata da un cerchio luminoso.

Per vedere l’ombra, quindi, bisogna avere il sole alle spalle, una visuale ampia, come dalla sommità di una montagna, e soprattutto nebbia o nuvole nella parte sottostante. Le goccioline devono trovarsi più in basso dell’osservatore, e naturalmente, il sole splendente alle spalle. Più la coltre di nubi è in basso, più l’ombra apparirà grande, e il movimento continuo delle nuvole farà spostare l’ombra, dando l’impressione che sia viva.

La formazione è dovuta alle gocce d’acqua che diffondono la luce solare, creando il fenomeno colorato della dispersione: questo spiega i colori dell’arcobaleno. L’apertura angolare dell’alone è di 10°, a volte un po’ di più, ed è minore di quella dell’arcobaleno, che arriva a 42° e, al contrario di questo, il suo diametro dipende dalla grandezza delle gocce: più sono piccole, più l’alone avrà un’apertura maggiore.

Nell’arcobaleno, le gocce hanno la dimensione di una frazione di millimetro, o poco più, mentre nella gloria, sono generalmente nell’ordine di dieci micron. Da un punto di vista teorico, si tratta di due fenomeni differenti: l’arcobaleno può essere spiegato molto bene con l’ottica geometrica, mentre la gloria richiede una teoria molto più elaborata. Infatti, l’ottica geometrica non si applica a piccoli oggetti, e le normali teorie sulla diffrazione non spiegano a sufficienza la posizione dei cerchi e la loro polarizzazione.

Non bisogna confondere la gloria con l’alone colorato che spesso circonda il sole o la luna, quando delle nuvole alte passano in prossimità di questi astri: si tratta in effetti dei cristalli di ghiaccio che compongono le nubi, che devìano e disperdono la luce.

Se volete saperne di più sui fenomeni ottici atmosferici, consultate il sito (in inglese)

 

Traduzione di Francesca Saba

VIDEO – L’extraordinaire spectre de Brocken filmé en haut de la dune du Pilat

 

 
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