La Lituania si ritira dalla piattaforma cinese di cooperazione ’17 +1′

Di Frank Fang

Il governo lituano si è ritirato dalla piattaforma ’17 + 1′ di Pechino, un’iniziativa cinese a cui la nazione baltica aderiva dal 2012.

Il regime cinese ha lanciato ufficialmente la piattaforma, inizialmente denominata piattaforma ’16 + 1′, nell’aprile 2012, allo scopo di intensificare la cooperazione con 11 Stati membri dell’Unione europea e cinque Paesi balcanici. La piattaforma è stata ribattezzata ’17 + 1′ dopo che la Grecia ha aderito all’iniziativa nell’aprile 2019.

L’iniziativa invita i Paesi partecipanti a cooperare con la Cina in molti campi, tra cui finanza, salute, commercio e tecnologia. Sul modello della piattaforma, Pechino ha fondato nel 2013 il più noto progetto della ‘Nuova Via della Seta’, nota all’estero come Belt and Road Initiative (Bri), nel tentativo di costruire rotte commerciali che rafforzino i collegamenti tra la Cina e altre parti del mondo.

Il Baltic News Service riporta che il 22 maggio il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis, ha dichiarato che la nazione baltica non si considera più un membro del ’17 + 1′ e non parteciperà alle attività del gruppo, specificando che la piattaforma cinese era «divisiva» dal punto di vista dell’Ue. Landsbergise ha inoltre invitato i membri dell’Ue a perseguire «un molto più efficace approccio ’27 + 1′ con la Cina. La forza e l’impatto dell’Europa sta nella sua unità». Attualmente l’Ue è composta da 27 Paesi membri: il Regno Unito ha lasciato il blocco politico e commerciale nel gennaio 2020.

Ad ogni modo, la decisione della Lituania di uscire dal meccanismo cinese non è arrivata all’improvviso. A marzo Landsbergis aveva dichiarato al quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung che la piattaforma ’17 + 1′ aveva deluso le aspettative del Paese, in particolare sugli investimenti in sostegno degli interessi reciproci. Oltre ad aver prodotto varie conseguenze negative: «Questo formato è stato accompagnato da tendenze di divisione nell’Ue e da una maggiore pressione politica da parte della Cina».

Ingrida Simonyte, leader del partito Lituania’s Homeland Union e Lithuanian Christian Democrats, tiene un discorso al parlamento di Vilnius, Lituania, il 24 novembre 2020. (Petras Malukas / Afp via Getty Immagini)

Xinjiang e Taiwan

La mossa della Lituania è l’ultima indicazione dei suoi legami inaspriti con la Cina. Il 20 maggio il parlamento lituano ha infatti approvato una risoluzione non vincolante che condanna il trattamento da parte di Pechino della minoranza uigura nella regione cinese dello Xinjiang, in quanto «genocidio». La risoluzione è stata approvata con 86 voti favorevoli, un contrario e sette astenuti.

Nello Xinjiang (che ospita circa 11 milioni di uiguri), almeno 1 milione di uiguri, kazaki e kirghisi sono stati incarcerati nei campi di internamento per subire l’indottrinamento politico.

La risoluzione lituana ha anche chiesto al Partito Comunista Cinese (Pcc) di «porre immediatamente fine alla pratica illegale del prelievo forzato di organi da prigionieri di coscienza in Cina, e rilasciare tutti i prigionieri di coscienza, compresi i praticanti del Falun Gong».

In risposta alla risoluzione, il 20 maggio l’ambasciata cinese in Lituania ha criticato il Parlamento lituano per lo «scadente spettacolo politico basato su bugie e disinformazione».

Pechino ha anche reagito con rabbia quando la Lituania ha espresso il suo sostegno a Taiwan, un Paese di fatto indipendente, che Pechino sostiene faccia parte del suo territorio. Nel novembre 2020, il governo lituano ha dichiarato di impegnarsi a sostenere «coloro che lottano per la libertà» in tutto il mondo, compresa Taiwan.

Il sostegno pubblico a Taiwan ha attirato le ire di Hu Xijin, il direttore del media statale cinese Global Times. In un articolo d’opinione pubblicato alcuni giorni dopo la presa di posizione, Hu ha criticato il governo lituano per il suo comportamento sulle questioni di Taiwan: «Se il governo di Vilnius [la capitale della Lituania, ndr] continua a comportarsi in modo folle, è destinato a subirne le conseguenze».

Sebbene Taiwan e Lituania non siano formalmente alleati diplomatici, i funzionari della nazione baltica hanno espresso il loro sostegno affinché l’isola autogovernata prenda parte all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), da cui è stata esclusa a causa dell’opposizione del regime di Pechino.

A marzo, la Lituania ha dichiarato di voler rafforzare i legami con Taiwan istituendo un ufficio di rappresentanza sull’isola.

La presidente di Taiwan Tsai Ing-wen parla durante le celebrazioni della Giornata nazionale davanti all’edificio degli uffici presidenziali di Taipei, il 10 ottobre 2020. (Sam Yeh / Afp tramite Getty Images)

Spionaggio

Sembra inoltre che la Lituania fosse cosciente da tempo della pericolosità delle crescenti attività di intelligence della Cina comunista all’interno del Paese. Infatti, il resoconto lituano sulle Minacce Nazionali del 2019, citato dal The Baltic Times, affermava: «Dai cittadini lituani, l’intelligence cinese potrebbe cercare di ottenere informazioni sensibili o classificate sia nazionali che della Nato o dell’Ue». Oltre a sottolineare che «i viaggi in Cina finanziati dall’intelligence cinese vengono utilizzati per reclutare cittadini lituani».

Il resoconto, che è stato redatto dal Dipartimento per la Sicurezza di Stato della Lituania e dal Secondo Dipartimento Investigativo del ministero della Difesa del Paese, ha nominato due agenzie cinesi per le loro crescenti operazioni in Lituania: il ministero della Sicurezza dello Stato (la principale agenzia di intelligence cinese) e la Direzione dei servizi segreti militari dell’Esercito popolare di liberazione cinese. «L’intelligence cinese cerca obiettivi adeguati: i responsabili delle decisioni, e altri individui simpatizzanti verso la Cina e in grado di esercitare una leva politica. Cercano di influenzare tali individui facendo regali, pagando viaggi in Cina, coprendo le spese di apprendistati e corsi organizzati lì».

Alcuni degli interessi particolari dei funzionari dell’intelligence cinese includevano la politica interna ed estera della Lituania, nonché l’economia e il settore della difesa del Paese.

 

Articolo in inglese: Lithuania Withdraws From China’s ‘17+1’ Cooperation Platform



 
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