L’ipocrisia del New York Times

Di Dinesh D'Souza

Oggi il New York Times è un vigoroso sostenitore dell’idea che le elezioni del 2020 siano state le più sicure della storia e che le possibilità di frode derivanti da votazioni assenti o per corrispondenza siano semplicemente una «falsa» accusa repubblicana.

In un recente fact check, la giornalista del NY Times Linda Qiu, ha scritto che «ci sono stati numerosi studi indipendenti e revisioni governative che hanno riscontrato frodi elettorali estremamente rare in tutte le forme», comprese nelle schede per assenti e per corrispondenza. Entrambe sarebbero «forme di voto sicure»; ancor di più, sono il «gold standard» della sicurezza elettorale.

Questo messaggio coerente del NY Times ha un obiettivo chiaro: cerca di rimuovere ogni discussione sulla questione se il rendere più facile il voto delle persone, attraverso schede in assenza e per posta, sollevi anche legittimi problemi di frodi elettorali. Secondo il NY Times, questo è un problema fasullo: il vero problema è la malevolenza dei repubblicani nel cercare di impedire ai poveri e alle minoranze razziali di votare.

Tuttavia, come Real-Clear-Investigations sottolinea, lo stesso NY Times, prima delle elezioni del 2020, ha lanciato numerosi allarmi sulle prospettive di frode a seguito dell’ampliamento delle schede per assenti e per corrispondenza. Già nel 2004, il giornalista del NY Times Michael Moss si preoccupava del fatto che molti Stati non fossero riusciti ad adottare «le garanzie sul voto in assenza che i funzionari elettorali avevano richiesto per prevenire elezioni truccate».

Nel 2006, la giornalista del NY Times Joyce Pernick aveva indicato che «gli esperti di diritto elettorale affermano che la maggior parte delle frodi elettorali comporta votazioni per assente». Nel 2011, Charlie Savage del NY Times ha insistito sul fatto che, rispetto al voto di persona, c’erano «molte prove» che le schede elettorali per corrispondenza erano state «utilizzate per tentare di alterare i risultati di un’elezione».

Ecco un articolo rivelatore del 2012: «Errori e frodi sollevano discussione, mentre aumentano le votazioni per assenti». Scritto da Adam Liptak, questo articolo del NY Times sottolinea che il voto per corrispondenza «aumenta il potenziale di frode», sollevando così «domande sulle promesse più elementari della democrazia». Secondo il NY Times, «votare per posta è ormai così comune e problematico che gli esperti elettorali affermano che ci sono state varie elezioni in cui nessuno può dire con sicurezza quale candidato sia stato il reale vincitore».

Le votazioni in assenza e le votazioni per posta, scrive Liptak, «rendono molto più facile comprare e vendere voti». Liptak fornisce esempi di elezioni in Illinois e Indiana. Descrive anche un processo che chiama «agricoltura della nonna» in cui i lavoratori della campagna assistono gli elettori nelle case di cura. Questi elettori sono facilmente «soggetti a pressioni sottili, intimidazioni dirette o frodi. La segretezza del loro voto è facilmente compromessa. E le loro schede possono essere intercettate sia in entrata che in uscita».

Liptak cita Heather Gerken, ora preside della Yale Law School, preoccupata per il fatto che «si possano rubare alcune schede assenti o riempire un’urna o corrompere un amministratore elettorale», aggiungendo che la facilità di tali pratiche mostra «perché tutte le prove di elezioni rubate comportano votazioni per assenti e simili». Tuttavia Gerken, come il NY Times, sembra ora aver opportunamente dimenticato ciò che aveva dichiarato solo pochi anni fa.

Quindi vediamo a che punto siamo. Per anni, quando le schede per assenti e per posta erano relativamente scarse, il NY Times insisteva sul fatto che ponevano seri problemi di frode e manipolazione. Questo non era solo il punto di vista del giornale, ma anche di un’ampia gamma di studi ed esperti.

Ora che le votazioni per corrispondenza si sono espanse enormemente, in gran parte giustificate dalle limitazioni al voto di persona causate dal Covid-19, ci si potrebbe aspettare che l’ansia del NY Times aumenti. Ci si potrebbe aspettare che il NY Times metta in guardia contro minacce ben maggiori all’integrità elettorale.

Ma no. Il NY Times una volta cauto e cupo a riguardo delle prospettive di frode elettorale a seguito di votazioni per assenti e posta, ha ora completamente ribaltato la sua posizione e insiste, non solo sul fatto che ci sono buone ragioni per la sicurezza delle votazioni per assente e per posta, ma anche che non c’è un dibattito legittimo sull’argomento.

Cosa spiega allora il brusco capovolgimento del NY Times? Ovviamente la risposta sono i risultati delle elezioni. In linea di massima, i precedenti articoli del NY Times temevano che le votazioni per assente potessero mettere Bush in cima nel 2000 o 2004, oppure era preoccupato che le votazioni per assente potessero costare a Obama la sua rielezione. Tuttavia nel 2020, il NY Times ha riconosciuto che i democratici avevano spinto in modo aggressivo per un maggiore ballottaggio per corrispondenza nell’aspettativa che ciò avrebbe dato al Partito un vantaggio decisivo, come effettivamente è avvenuto. Di conseguenza il NY Times ha ribaltato la sua posizione perché voleva un risultato politico diverso.

Il sordido episodio è solo l’ultima indicazione che il NY Times non regge per principio, per quanto riguarda le schede per posta o qualsiasi altra cosa. I suoi principi sono interamente al servizio dei suoi risultati ideologici preferiti. Ovviamente il NY Times non è il solo a impegnarsi in questa ipocrisia e razionalizzazione politica. Possiamo riconoscere in questa ipocrisia e in questa speciale supplica una rivendicazione della tesi del filosofo David Hume, secondo cui «la ragione è, e dovrebbe essere solo schiava della passione».

 

Dinesh D’Souza è un autore, regista e conduttore quotidiano del podcast Dinesh D’Souza.

Le opinioni espresse in quest’articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

 

Articolo in inglese: Hypocrisy at The New York Times



 
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