Inoculazione, una pratica di immunizzazione millenaria

Nella cultura orientale l’inoculazione era conosciuta già mille anni fa, e si applicava tramite prodotti naturali, che stimolavano la stessa immunità che genera il corpo umano quando affronta la malattia più pericolosa.
Il concetto è molto antico quindi, forse quanto il vaiolo stesso, malattia che esisteva già diecimila anni fa, nei primi insediamenti in Africa nord-orientale, secondo i registri della National Library of Medicine, citati dal Centro Nazionale per le Informazioni Biotecnologiche (Ncbi).

Le cicatrici profonde dovute alle lesioni cutanee lasciate da questo potente virus, sono rimaste impresse sulle mummie delle dinastie egizie tra il 1570 e il 1085 a.C., tra cui anche quella del faraone Ramses V, morto nel 1156 a.C. La malattia è menzionata anche negli scritti della Cina del 1122 a.C. e in testi sanscriti dell’India. Dal V al VII secolo era un’epidemia frequente in Europa, diffusa soprattutto durante le prime crociate nel Medio Oriente, aggiunge il documento.

Nel 1800, un focolaio a Londra portò alla morte dell’80 per cento dei neonati affetti, ma il tasso di mortalità varia a seconda delle fonti e può diminuire fino al 14 per cento.
Alcuni dei sopravvissuti rimanevano ciechi, e i medici europei decisero di applicare i metodi orientali, cioè ‘l’inoculazione’ (dal latino ‘inoculare’) dello stesso virus ottenuto dalle pustole dei pazienti malati; era anche noto che i sopravvissuti al vaiolo erano poi immunizzati. Già nel 430 a.C. gli orientali erano stati chiamati a prendersi cura dei malati, ma la comunità scientifica occidentale era riluttante, si legge nel documento.

«Con Inoculazione ci si riferisce all’instillazione sottocutanea del vaiolo in persone non immuni. L’inoculante utilizza un tipo di bisturi bagnato con materia fresca tratta da una pustola di una persona matura che soffre di vaiolo. Il materiale viene introdotto per via sottocutanea (appena sotto la pelle) in braccia o gambe delle persone non immuni», riferisce il Ncbi.

Quando l’Europa adottò questo metodo terapeutico, i medici furono criticati perché si temeva che i destinatari potessero diffondere il vaiolo ad altri. E non solo questa malattia, ma anche altre in qualità di portatori; nel Medioevo infatti le persone erano afflitte anche da sifilide, trasmessa principalmente dalla promiscuità sessuale, e da tubercolosi, trasmessa dalle goccioline di tosse attraverso l’aria. Nel documento si afferma che l’inoculazione di virus delle pustole di vaiolo da parte di terze persone, poteva trasmettere queste altre malattie gravi che erano nel sangue dei portatori.

Dato che l’inoculazione poteva produrre una cicatrice non piacevole, nel 1670 le donne portate nell’harem del sultano turco di Istanbul, venivano inoculate in parti del corpo in cui i segni non erano visibili (nel 1714, la Royal Society di Londra ha ricevuto una lettera da Emanuel Timoni, che aveva assistito alle pratiche di ‘variolation‘ a Istanbul, descritta come inoculazione sottocutanea. Una lettera simile è stata inviata da Giacomo Pilarino nel 1716).

Le donne di corte europea erano le più entusiaste. Un esempio è quello di Lady Montague che si è recata a Istanbul con suo figlio di cinque anni per sottoporlo alla procedura, affidando il compito al medico dell’ambasciata, Charles Maitland. Al dottor Maitland viene quindi concesso di sperimentare la ‘variolation‘ su sei prigionieri in Newgate, il 9 agosto 1721, che avevano a loro volta ricevuto il favore del re.

Diversi medici della corte britannica, i membri della Royal Society, e altri membri della Scuola di Medicina hanno confermato che i prigionieri erano sopravvissuti all’esperimento, e che le persone esposte al vaiolo restavano immuni. Nei mesi successivi, Maitland ha ripetuto l’esperimento sui bambini orfani, e su ampia scala è stato osservato che dopo l’inoculazione solo tra il 2 e il 3 per cento moriva a causa della malattia, secondo il Ncbi.

Nel 1750, dato che la maggior parte dei principi europei morivano di vaiolo, l’imperatrice Maria Teresa d’Austria e i suoi figli e nipoti, Federico II di Prussia, il re Luigi XVI di Francia e i figli, e Caterina II di Russia e suo figlio, tutti decisero di inocularsi. Anche il Re Federico II di Prussia si sottopose a inoculazione con tutti i suoi soldati. Dopodiché, la ‘variolation’ è stata largamente praticata in Europa.

L’inoculazione è stata introdotta in Europa nel XVIII secolo, ma è stato riconosciuto che veniva praticata molto prima in Africa, India e Cina. La ‘Variolation’ verrà poi sostituita dalla ‘Vaccinia’ (da cui il termine ‘vaccino’) con virus vivo delle mucche, per limitare la diffusione del virus più pericoloso.

VACCINIA, IL PRIMO VACCINO OCCIDENTALE

Le donne che lavoravano con le mucche dicevano: «Non avrò mai il vaiolo perché ho avuto il cowpox». Questo nome si riferisce alla malattia che produceva ‘piccole piaghe’, a differenza della sifilide, o greatpox, che produce ‘grandi piaghe’, riferisce il Ncbi. Sapevano che potevano stare tranquille, perché diventavano immuni. Era una conoscenza antica, ma questo fatto non veniva considerato dalla scienza.

Tuttavia è noto che Benjamin Jesty (1737-1816), quando si diffuse in città nel 1774 un’epidemia di vaiolo, per proteggere la vita dei suoi familiari usò del materiale estratto dalle mammelle del bestiame che aveva contratto il vaiolo bovino. «Trasferì il materiale con una piccola lancetta tra le braccia di sua moglie e i due figli. Il trio di vaccinati è rimasto senza vaiolo, anche se esposti in numerose occasioni nella vita adulta», riferisce il rapporto.

Alcuni anni dopo, Edward Jenner, nato a Berkeley nel 1749, veniva inoculato con successo all’età di otto anni. Così poi comprese – una volta divenuto scienziato – che il virus contratto dalle donne che lavoravano in campagna era meno letale per gli esseri umani, ma lasciava ugualmente immune da entrambe le malattie.
Jenner quindi propose di inoculare invece che il virus del vaiolo umano naturale, il virus estratto dalle ferite che avevano sulle mani le donne contaminate con il vaiolo bovino.

Jenner sperimentò la prima volta il vaccino con un bambino di 8 anni il 14 maggio 1796: «aveva febbre bassa e male sotto le ascelle. Nove giorni dopo la cura sentiva freddo e aveva perso l’appetito, ma il giorno dopo stava molto meglio». Jenner ha pubblicato lo studio Un’indagine sulle cause e gli effetti di Vaccinae variolae, una malattia scoperta in alcune delle contee occidentali dell’Inghilterra, soprattutto Gloucestershire, e conosciuto con il nome di Cawpox.

LA SPEDIZIONE DEI BAMBINI ORFANI PER PORTARE IL VACCINO

Quando gli spagnoli hanno diffuso l’epidemia di vaiolo in America, le statistiche rivelate dal rapporto indicano una morte del 14 per cento nella forma naturale della malattia, rispetto al 2 per cento con l’inoculazione praticata più tardi. Dalla Spagna partì la nave Maria Pitta, per la Reale Spedizione Filantropica di Vaccinia del 1803-1806, con 22 bambini che non avevano sofferto il contatto con la malattia, tutti portatori di Vaccinia, il virus Cowbox delle mucche. Il medico Francisco Xavier Balmis, ne inoculò prima due, che a loro volta dovevano trasmettere il virus ad altri due, e cosi fino ad arrivare in America, dove avrebbero preso più bambini, secondo il documento di Cultura Scientifica dell’Università del Pais Vasco.

Otto bambini orfani di Madrid, avevano portato il virus ai 22 orfani di La Coruña che si erano imbarcati. Sette di loro avevano solo tre anni. La nave arrivò a Puerto Rico, Venezuela e Cuba. In questo Paese arrivarono 21 bambini spagnoli e 7 del Venezuela. Quando giunsero in Messico portarono anche tre schiavi cubani. Dal Messico si sono imbarcati sulla nave Magallanes altri 26 bambini che avrebbero attraversato il Pacifico, e portato il vaccino a Balmis, Filippine, Cina e l’isola di Sant’Elena.

Oggi, con la tecnologia, non c’è bisogno che delle persone trasportino il vaccino-virus vivo delle mucche, ma la manipolazione che si fa nei laboratori resta la più grande preoccupazione per i medici.

Nel caso del vaiolo, una vaccinazione di massa attuata in tutto il mondo nel 1950, ha permesso, secondo l’Oms, di debellare il virus in Europa e Nord America, e l’8 maggio 1980, l’Assemblea mondiale della sanità ha annunciato che il mondo era libero dal vaiolo e ha raccomandato che tutti i Paesi interrompessero la vaccinazione.

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*Immagine Shutterstock.

 
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