L’India si schiererà con la Cina?

Di John Mac Glionn

Secondo un recente articolo su Asia Times, l’India è diventata «sempre più scettica riguardo alle politiche americane».

Oggi il quadro che presentano gli Stati Uniti è tutt’altro che convincente, secondo l’articolo. Gli Stati Uniti sono diventati un «campo di battaglia di tribalismo e guerre culturali». Un tempo vista come una prospettiva attraente, questa «superpotenza che invecchia» è in declino, con «un’influenza in diminuzione a livello globale».

Per questo motivo, l’India sta cercando altrove supporto e potenziali affari. E con altrove, si intende la Cina.

Come ha indicato l’articolo di Asia Times, l’India ora si rende conto «che non ha una vera partnership con gli Stati Uniti o l’Unione Europea» e che le sue relazioni con i due erano, e sono tuttora, «transazionali».

Sia per gli Stati Uniti che per l’Unione Europea, il mantenimento di buoni legami con l’India non può essere enfatizzato a sufficienza. Dopotutto, l’India è la grande economia in più rapida crescita al mondo. E alcuni autori sostengono (in modo piuttosto convincente) che l’India diventerà la prossima grande superpotenza. E questo fatto non sfugge alla Cina.

Il media statale cinese Global Times ha recentemente pubblicato un pezzo intrigante: «Cina e India», si legge in esso, «condividono interessi comuni su molti fronti». L’articolo condanna poi coloro che «in Occidente» hanno criticato l’India «per aver preso in considerazione l’acquisto di petrolio russo a un prezzo scontato». Questo, si legge, «è un diritto legittimo dell’India». Il pezzo si concludeva chiedendo a Pechino e Nuova Delhi di «ricucire le loro relazioni difficili».

Nuova Delhi accetterà l’invito? Non ci sarebbe di che sorprendersi.

Ma perché l’India dovrebbe riabbracciare la Cina? Due anni fa, le truppe cinesi e indiane hanno iniziato a impegnarsi in scontri ostili in varie località lungo il confine sino-indiano. Nel giugno 2020, entrambe le parti si sono impegnate in combattimenti corpo a corpo. Si sono perse delle vite. Tre mesi dopo, per la prima volta in 45 anni, entrambe le parti si sono scambiate colpi di arma da fuoco. Da allora, la tensione è stata altissima.

Ma, come si sa, la politica è un affare volubile. Il nemico di ieri può diventare l’amico di domani.

Se l’India abbracciasse la Cina, bisogna ricordare che l’abbraccio nascerebbe più dalla disperazione che dal desiderio. Cina e Stati Uniti sono i due maggiori attori sulla scena mondiale. Se uno di loro inizia a perdere il suo potere di attrazione e l’altro aumenta il proprio, allora è naturale che l’India riconsideri le proprie alleanze.

Inoltre, l’India ora si trova in una posizione di vero potere, con Pechino e Washington che bussano alla sua porta. In passato, l’India era fin troppo disposta ad aprire le porte agli Stati Uniti. Tuttavia, i tempi sembrano cambiare.

Secondo Mk Bhadrakumar, un ex diplomatico indiano, Narendra Modi, che è il 14° e attuale primo ministro indiano, «sta cercando collaborazioni in tutte le direzioni, Russia e Cina incluse».

L’India, bisogna ricordarlo, ha legami molto stretti con la Russia.

Vir Sanghvi, un autore indiano molto rispettato, ha recentemente scritto quanto segue: «Quando si tratta di questo conflitto [in Ucraina, ndr], abbiamo le mani legate».

Come mai?

Perché «la Russia è il nostro principale fornitore di armi». Inoltre, ha aggiunto, «non sono solo le armi che abbiamo ordinato dai russi. Sono anche ricambi, munizioni e manutenzione per le nostre apparecchiature esistenti. Resistere contro la Russia significherebbe debilitare le nostre forze armate. Non abbiamo una vera scelta se non quella di evitare di criticare i russi».

Xinhua, un altro portavoce del regime cinese, ha recentemente affermato che «le relazioni diplomatiche Cina-India si calmeranno in modo significativo ed entreranno in un periodo di ripresa». Durante questo periodo, «Cina e India realizzeranno lo scambio di visite di funzionari diplomatici in un tempo relativamente breve».

Fissando la loro sfera di cristallo, gli autori credono che «i funzionari cinesi andranno prima in India». Poco dopo, il ministro degli Esteri indiano «verrà in Cina».

Per quanto difficili da digerire possano risultare le righe di cui sopra, India e Cina sono vicine. Nel frattempo, gli Stati Uniti si trovano dall’altra parte del mondo. Nell’ambito della psicologia sociale, il principio di prossimità suggerisce che gli individui formino relazioni interpersonali con coloro che sono loro vicini (si pensi ai coinquilini, ai colleghi di lavoro, eccetera).

E forse anche in geopolitica gioca un ruolo il principio di prossimità.

Gli Stati Uniti hanno perso il loro appeal

Nel 2018, lo studioso Gordon Adams ha scritto che dalla fine della seconda guerra mondiale la diplomazia americana «è stata essenziale per gli accordi multinazionali su commercio, clima, sicurezza regionale e controllo degli armamenti». Gli Stati Uniti potevano «affermare di essere al centro di un ordine internazionale basato sulle regole». E perché? Perché era effettivamente così.

Tuttavia «quei giorni», ha scritto Adams, «sono finiti».

Infatti. Nei quattro anni trascorsi da quando è stato scritto questo pezzo, la Cina è diventata significativamente più forte. D’altra parte, gli Stati Uniti sembrano essersi indeboliti, almeno agli occhi dell’India.

Secondo il già citato Sanghvi, un uomo attento alla situazione geopolitica dell’India, fino a poco tempo fa il Bharatiya Janata Party (Bjp), il più grande partito di destra dell’India, esprimeva filosofie largamente a favore degli Usa.

Ora, però, il partito di Modi vede gli Stati Uniti negativamente: «Joe Biden è visto come antagonista, se non nei confronti dell’India, allora nei confronti del tipo di India che i sostenitori di Modi vogliono creare».

Dopo il disastroso ritiro dall’Afghanistan, l’immagine degli Stati Uniti ha subito un duro colpo. Oggi, che piaccia ammetterlo o meno, tutto ruota attorno al branding.

Gli appuntamenti online sono un esempio ovvio. Il modo in cui ti presenti a un potenziale partner è importante. Importa molto. Allo stesso modo, LinkedIn, fondamentalmente una piattaforma di social media glorificata, è un posto dove vendere il tuo marchio: la tua esperienza, eccetera.

Il mondo della politica internazionale non è diverso. Chi dice che gli Stati Uniti non sono un marchio, ha ragione. Tuttavia, allo stesso tempo si sbaglia. In definitiva, gli Stati Uniti non assomigliano per niente a Coca-Cola o Ikea, due dei marchi più riconoscibili del pianeta.

D’altra parte, gli Stati Uniti sono proprio come Coca-Cola e Ikea. Dopotutto, cos’è il soft power se non la capacità di convincere un’altra nazione (o cittadini di un’altra nazione) a «comprare» il tuo marchio? Implica il convincere le persone a «comprare» le tue politiche e ideologie per aderire alla tua visione.

Gli Stati Uniti, un tempo leader nel soft power, sembrano aver perso il loro vantaggio. E per questo potrebbero benissimo pagare un prezzo costoso. Perdere l’India a favore della Cina, una volta una cosa impensabile, è ora una possibilità concreta.

L’autore Shekhar Gupta ha scritto, solo pochi giorni fa, che non c’è spazio per la moralità quando si tratta della posizione di politica estera dell’India. E che l’unica cosa che conta è agire nel migliore interesse del popolo indiano. Modi e i suoi colleghi potrebbero pensare che questo comporti l’abbracciare la Cina e rifiutare gli Stati Uniti.

 

John Mac Ghlionn è un ricercatore e saggista. Il suo lavoro è stato pubblicato da riviste del calibro del New York Post, Sydney Morning Herald, Newsweek, National Review, The Spectator Us e altri. È anche uno specialista psicosociale, con un vivo interesse per le disfunzioni sociali e la manipolazione dei media.

Le opinioni espresse in quest’articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese: Is India, a Close Ally of the US, About to Side With China?

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