L’immenso potenziale delle energie marine rinnovabili

Recentemente la Banca Mondiale ha dichiarato, nel corso del One Planet Summit, che dopo il 2019 smetterà di finanziare progetti per lo sfruttamento degli idrocarburi. E, in Europa, anche la Francia ha deciso di mettere fine alla produzione e allo sfruttamento di idrocarburi entro il 2040.

Sebbene queste iniziative rappresentino un progresso, sfortunatamente non riflettono la realtà di un settore che continua a prosperare, sia a breve che a medio termine. Infatti, non solo nessuno dei Paesi maggiori produttori di idrocarburi ha dichiarato di voler invertire la tendenza, ma questo mercato vedrà anche l’emergere di nuovi produttori, soprattutto in Africa.
Ricordiamo inoltre, che l’estrazione di petrolio in mare rappresenta un terzo della produzione mondiale, che potrebbe aumentare se i limiti tecnologici e ambientali, relativi al fondo marino, venissero gradualmente superati.

Tuttavia è noto che le riserve di petrolio si esauriranno entro 50 anni, e quelle di uranio che alimentano il nucleare, energia a bassa emissione di CO2, fra cento anni. È quindi essenziale accelerare la transizione energetica, per combattere i cambiamenti climatici e ovviare alla mancanza di combustibili fossili, sostenendo soprattutto lo sviluppo di energie rinnovabili.

OSTACOLI DA SUPERARE

Tra le energie rinnovabili, quelle marine meritano particolare attenzione: benché rappresentino solo lo 0,03 percento del totale energetico mondiale, stanno aumentando a ritmo elevato, spesso superiore all’80 percento. Richiedono però di essere supportate concretamente, a causa delle resistenze locali: pescatori, turisti, dubbi sull’impatto ambientale e soprattutto il costo, ancora piuttosto elevato. Lo stesso vale per le tecnologie non ancora mature, come le turbine eoliche galleggianti (tra i 165 e 364 €/Mwh, secondo le stime di Ademe), le maree (tra 123 e 571 €/Mwh), o l’energia termica dei mari (tra 200 e 510 €/Mwh).

Nonostante questi ostacoli, le energie marine rinnovabili (Emr) sono ritenute effettivamente complementari, rispetto a quelle terrestri, come l’eolico e il solare. L’ambiente marino infatti, a differenza dei continenti, è tutt’altro che saturo, sebbene sia oggetto di pressanti interessi; per questo, l’Onu e la Commissione europea ne caldeggiano la promozione.

Il potenziale teorico complessivo delle energie marine, è stimato a 2 milioni di Terawatt/h all’anno (di cui oltre 100 mila Tw all’anno sono tecnicamente sfruttabili), in grado di soddisfare quasi cinque volte il totale dei consumi mondiali di elettricità. La sfida consiste quindi nell’innovazione e nella padronanza tecnologica, che consentano lo sviluppo di questa enorme risorsa, distribuita in modo diversificato sul pianeta. A una geopolitica delle risorse se ne dovrebbe associare una delle tecnologie.

EOLICO OLTREOCEANO

Tra le Emr, la tecnologia più avanzata è l’eolico offshore, mercato dominato dall’Unione europea, con una capacità di 12,4 Gw che rappresenta oltre il 90 percento di tutto il parco eolico mondiale, e che fornisce 42 dei 50 Twh di produzione globale delle energie marine rinnovabili. Si prevede che nell’Ue, entro il 2030, il mercato eolico raggiungerà 70 Gw di potenzialità.

Ci si chiede, tuttavia, quali saranno gli effetti della Brexit sulla realizzazione di questi obiettivi, considerato che il Regno Unito è leader in questo settore, davanti a Germania, Danimarca, Belgio e Francia. In ogni caso, e indipendentemente dal ruolo che assumerà in futuro nell’Unione dell’energia, il Regno Unito dovrebbe continuare a partecipare attivamente al suo sviluppo, in particolare attraverso progetti di interconnessione.
L’Unione europea inoltre è concorrente della Cina, che si è posta lo stesso obiettivo di 70 Gw entro il 2030, ma ambisce a superare gli Stati Uniti entro il 2050 con 200 Gw. Ha quindi tutto l’interesse a sviluppare altre energie marine, come quella delle correnti e delle onde, e l’energia termica dei mari (Etm) che si produce oltreoceano. L’Ue dovrà poter contare anche sulla Francia, per valorizzare il suo considerevole potenziale marittimo sul piano energetico. Infatti, il 97 percento delle Zone economiche esclusive (Zee) francesi sono situate oltreoceano, e l’obiettivo di questo Paese è raggiungere la piena autonomia energetica entro il 2030.

 

Articolo in francese: L’immense potentiel des énergies marines renouvelables

Traduzione di Francesca Saba

 
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