Libia, 4 italiani rapiti a Mellitah: lavorano alla Bonatti di Parma

Quattro italiani sono stati rapiti vicino al compound dell’Eni, nei pressi di Mellitah, in Libia. La notizia arriva dalla Farnesina, che ora è costantemente in contatto con le famiglie dei connazionali, e con la ditta Bonatti, azienda per la quale lavoravano.

Si presume che i dipendenti della nota società di costruzione e manutenzione di impianti energetici siano ora nelle mani di un gruppo in contatto con le milizie tribali. Ma per il momento non si possono fare ipotesi reali, secondo quanto ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ai giornalisti.

A febbraio 2015 la Farnesina aveva segnalato la situazione di estrema difficoltà del Paese in seguito alla chiusura dell’ambasciata italiana in Libia. Ora la situazione torna ad essere critica a distanza di un mese dal rilascio di Ignazio Scaravilli, il medico catanese sequestrato poco tempo fa.

I quattro tecnici – Gino Pollicardo, Fausto Piano, Filippo Calcagno e Salvatore Failla – sarebbero stati presi in ostaggio mentre rientravano dalla Tunisia, nella zona di Mellitah, a 60 chilometri da Tripoli. Al Jazeera riferisce che i responsabili del prelievo potrebbero essere dei miliziani vicini a Jeish al Qabali, l’Esercito delle tribù, nemici di Fajr Libya nonché la fazione islamista che ha imposto a Tripoli un governo parallelo a quello di Tobruk, l’unico riconosciuto a livello internazionale, riporta Ansa.

Nel frattempo Gentiloni ha anche affermato che si tratta una «zona in cui ci sono dei precedenti», per cui bisogna «concentrarsi sul terreno per reperire informazioni», secondo quanto riporta Ansa. In secondo luogo secondo il ministro il rapimento non ha nulla a che fare con l’appoggio che l’Italia sta dando in sede Onu al governo Tobruk, in fase di formazione.

 

 
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