L’Europa ascolta la proposta italiana sull’immigrazione

La proposta di riforma sulla gestione dei fenomeni migratori, presentata dal premier Giuseppe Conte domenica al pre-vertice europeo, forse non è proprio «completamente nuova» o «basata su un nuovo paradigma» (nelle sue stesse parole), ma è sicuramente una novità che l’Europa si sia seduta a un tavolo per ascoltare una proposta italiana su di un tema cruciale per il futuro della stessa Unione europea.

A fine serata non è stato raggiunto alcun accordo, ma nemmeno alcuna rottura. La sensazione generale è che la proposta venga considerata ragionevole, ma che nessuno abbia voglia di cambiare l’attuale situazione, che favorisce notevolmente certe nazioni rispetto all’Italia. L’unico Paese che sembra aver già deciso è la Germania di Angela Merkel, che richiama alla responsabilità di tutti e che non fa che ripetere che l’Italia ha ragione.

I DIECI PUNTI DEL PIANO ITALIANO PER L’IMMIGRAZIONE

  1. Intensificare accordi e rapporti tra Ue e Paesi terzi da cui partono o transitano i migranti. Primi fra tutti Libia e Niger. Questo non determina affatto un cambio di paradigma, e anzi l’azione europea e italiana è già in questo momento rivolta in tale direzione.
  2. I famosi hotspot, o «centri di protezione internazionale» da organizzare nei Paesi di transito africani. Grazie a questi centri, le richieste d’asilo potranno essere valutate a distanza, senza che i migranti debbano arrivare in Europa rischiando la vita via mare, e sottomettendosi ai criminali che gestiscono il racket dell’immigrazione. Questo metodo è già stato testato in piccolo, ed è difficile prevedere cosa succederebbe su scala più grande. Si rischia infatti che si creino nuovi colli di bottiglia, ma in Africa (un po’ come avviene con le carceri libiche).
  3. Rafforzare le frontiere esterne all’Ue e collaborare con la Guardia Costiera libica.
  4. Superare il regolamento di Dublino.
  5. Superare il criterio per cui il Paese in cui il migrante sbarca sia quello che dovrà (eventualmente) riconoscere il diritto d’asilo, anche qualora l’intenzione del migrante sia richiederlo in un’altra nazione. Questo, com’è noto, è il principio che più di tutti danneggia il nostro Paese, che è il principale Stato di approdo dei migranti.
  6. Collaborazione tra Stati nel salvataggio dei naufraghi in mare: «Non può ricadere tutto sui Paesi di primo arrivo».
  7. Lotta alla tratta di esseri umani e alle organizzazioni dei trafficanti.
  8. Creazione di centri d’accoglienza in tutti i Paesi europei, per evitare che siano solo pochi Paesi a poter/dover ospitare grandi numeri di migranti.
  9. Diminuzione dei «movimenti secondari», ovvero del transito (normalmente illegale) dei migranti dal Paese di approdo a un secondo Paese. Questo si eviterebbe proprio perché, mettendo in pratica i punti precedenti, i migranti non sarebbero più costretti ad approdare sempre in Italia e in pochi altri Paesi, che sono quelli più facilmente raggiungibili via mare dall’Africa.
  10. Ogni Stato deve stabilire una quota massima di migranti economici che intende accogliere. E – dulcis in fundo – gli Stati che non volessero accoglierne affatto dovrebbero essere soggetti a delle «contromisure finanziarie».

Queste le proposte del presidente del Consiglio italiano. Verranno ulteriormente discusse nel prossimo vertice, che sicuramente produrrà come minimo delle novità. Perché, fra i dazi statunitensi da una parte e le ormai insostenibili (op)pressioni nei confronti dell’Italia dall’altra, è ormai chiaro che a voler insistere sulla linea dura degli ultimi vent’anni l’unico risultato possibile sarebbe la fine dell’Unione europea.

 
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