L’erba non è sempre più verde, «La spada di Damocle»

Di Eric Bess

La «Spada di Damocle» è un racconto morale che proviene dallo studioso romano Cicerone. Damocle era il servitore di un re del IV-V secolo a.C. di nome Dionisio.

Dionisio era un re miserabile che governava il suo impero con un cuore freddo, perciò si creava molti nemici. Aveva sempre paura di essere assassinato e per questo circondò la sua dimora con un fossato. Arrivò persino al punto di permettere solo alle sue figlie di tagliargli la barba.

Una volta, un servitore di corte e adulatore di nome Damocle infastidì il re con i suoi complimenti. Damocle disse al re che doveva avere una delle vite più incredibili e piacevoli. Frustrato dall’ingenuità di Damocle, Dionisio rispose: «Poiché questa vita ti delizia, vuoi gustarla tu stesso e mettere alla prova la mia fortuna?».

Naturalmente, Damocle rimase stupito dalla risposta del re e accettò immediatamente la sua proposta. All’inizio, Dionisio fece sedere Damocle su un divano d’oro e lo fece servire dai servi come se fosse un re. Damocle riceveva il miglior cibo, bevande e piaceri della vita di un re.

Non appena Damocle iniziò a godersi la sua nuova lussuosa vita, vide però che era minacciato da una spada che pendeva dal soffitto. Sopra la testa di Damocle, Dionisio aveva appeso a una sola ciocca di crine di cavallo una spada estremamente affilata.

Tenendo d’occhio la spada, Damocle non poteva più godere dei lussi che lo circondavano. Non passò molto tempo prima che chiedesse se il re lo liberasse dalla sua nuova fortuna.

«La spada di Damocle» di Richard Westall

Richard Westall, pittore inglese del XVIII e XIX secolo e maestro di disegno per la regina Vittoria, dipinse una grande scena raffigurante il momento culminante della storia.

Il punto focale del dipinto è il re Dionisio con una veste rossa al centro della composizione. Una delle sue mani poggia su quello che sembra essere uno scettro, e l’altra mano indica la spada appesa in alto a sinistra della composizione.

La spada guida i nostri occhi su Damocle, che Dionisio osserva. Damocle è vestito con abiti ornati come un re, siede su un trono d’oro e allunga la mano per un bicchiere di vino offertogli da una serva. Mentre si allunga a prendere il bicchiere nota la spada appesa sopra la sua testa.

In primo piano una corona di fiori e uno scettro. Probabilmente si vuole dare l’idea che Damocle avesse indossato la corona e preso lo scettro, ma entrambi probabilmente gli sarebbero caduti quando si è reso conto della spada.

Damocle è circondato dal lusso. Ci sono bei piatti, mobili dorati e opere d’arte decorate intorno a lui. C’è della frutta sul tavolo accanto a lui, e altre ancelle aspettano di portargli un piatto. Le donne sullo sfondo, nel lato sinistro della composizione, reggono strumenti musicali e possiamo supporre che stessero suonando per Damocle. Sullo sfondo a destra, un uomo anziano e un soldato osservano la scena.

Un dettaglio da «The Sword of Damocles», 1812, di Richard Westall. Olio su tela, 51 3/16 pollici per 40 9/16 pollici. Ackland Art Museum, Carolina del Nord. (Pd-Usa)

L’erba non è sempre più verde

Westall raffigura Damocle nel momento in cui si rende conto che l’erba non è sempre più verde dall’altra parte del recinto. Damocle aveva creduto che la vita del re fosse più piacevole della sua. Fu solo dopo aver sperimentato le difficoltà della vita del re che arrivò ad apprezzare la propria, che pure era caratterizzata dalle sue proprie comodità.

Forse Dionisio indica la spada non solo per dimostrare che essere un re non è così piacevole come pensa Damocle, ma anche per essere compreso. Sebbene sia un re dal cuore freddo, Dionisio fornisce a Damocle una lezione di compassione: anche un re come Dionisio vuole che qualcuno lo capisca e consideri le sue difficoltà.

A volte vediamo persone che apparentemente vivono una bella vita e che hanno tutte le cose che vogliamo, e la desideriamo anche noi. Ma potremmo non comprendere davvero cosa hanno passato per raggiungere quel tipo di vita; potremmo non capire la loro sofferenza.

Come esseri umani, tutti soffrono e nessuno è al di sopra del ricevere compassione: i ricchi, i potenti, i famosi e i reali desiderano tutti essere capiti.

Detto questo, il dipinto offre un’altra perla di saggezza: tutte le cose di cui pensiamo di aver bisogno per rendere la nostra vita più piacevole sono effimere.

Damocle si rende conto che i suoi piaceri acquisiti di recente sono inutili quando la sua potenziale morte è all’orizzonte. Non riesce nemmeno a guardare il vino a cui tende la mano, e non si rende conto che la sua ghirlanda di fiori gli è caduta dalla testa o che la musica si è fermata. Tutti i piaceri intorno a lui non sono importanti rispetto a quella spada appesa.

Non possiamo portare con noi nessuno dei nostri beni materiali, piaceri, fama o potere quando moriamo. Forse è saggio prendere queste cose un po’ più alla leggera nella nostra vita quotidiana. Ci è voluto che Damocle affrontasse la sua potenziale morte perché potesse apprezzare la sua vita e per non pensare più che l’erba fosse più verde altrove. Si spera che non abbiamo bisogno di misure così estreme per avere una profonda gratitudine per le nostre stesse vite.

 

Le arti tradizionali contengono spesso rappresentazioni e simboli spirituali i cui significati possono essere persi per le nostre menti moderne. Nella nostra serie «Guardarci dentro: cosa l’arte tradizionale offre al cuore», interpretiamo le arti visive in modi che possono essere moralmente interessanti per noi oggi. Non presumiamo di fornire risposte assolute alle domande che varie generazioni hanno affrontato, ma speriamo che le nostre domande ispirino un viaggio riflessivo verso il nostro diventare esseri umani più autentici, compassionevoli e coraggiosi.

Eric Bess è un artista figurativo, praticante, ed è un dottorando presso l’Institute for Doctoral Studies in the Visual Arts (Idsva).

Articolo in inglese: The Grass Is Not Always Greener: ‘The Sword of Damocles’

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