L’elezione di Biden consegnerebbe il mondo alla Cina

Di Roger L. Simon

Roger L. Simon – opinionista politico di lunga data per Epoch Times – è anche uno scrittore pluripremiato, sceneggiatore nominato all’Oscar e co-fondatore di PJ Media. Su Twitter è @rogerlsimon.

 

Può sembrare esagerato affermare che l’elezione di Joe Biden negli Stati Uniti spingerebbe il mondo nelle mani della Cina comunista. Ma lo è veramente?

Appena un anno fa, l’ex vicepresidente Biden respingeva pubblicamente l’idea che la Cina rappresentasse una minaccia per gli Stati Uniti, quando durante un raduno nello Stato dell’Iowa dichiarava: «La Cina mangerà il nostro pranzo? Andiamo…».

In realtà, nella pandemia causata dal virus del Pcc, la Cina non si è limitata a mangiare il pranzo degli Stati Uniti, ma anche la cena e la colazione: migliaia di americani hanno perso la vita e la fiorente economia statunitense sta pagando un duro prezzo, con milioni di persone che hanno già perso il proprio lavoro.
Addirittura si ipotizza che anche l’anno prossimo i giovani e i bambini non potranno andare a scuola a causa del virus.

Nello stesso evento, Biden aveva anche detto: «Non riescono nemmeno a capire come gestire il fatto che hanno questa grande divisione tra il Mare Cinese e le montagne nell’Est, cioè volevo dire nell’Ovest. Non sanno come gestire la grande corruzione che esiste all’interno del loro stesso sistema».

E in questo Biden aveva ragione. Ha sottolineato una verità fondamentale del comunismo praticato in Cina, Russia o in qualsiasi altro luogo dove abbia preso il potere: la corruzione. La corruzione era ed è uno dei motori del comunismo, come di ogni società totalitaria.

Biden questo lo sapeva già nel 2014, quando si è diretto a Pechino a bordo dell’Air Force Two in compagnia del suo figlio dongiovanni Hunter Biden, famoso per la questione Burisma. Del loro viaggio non si sa molto, ma il figlio Hunter è tornato in patria con un investimento da un miliardi e mezzo di dollari per il Bhr Equity Investment Fund Management, una società fondata l’anno prima di cui lo stesso Hunter Biden figurava online come direttore, con tanto di fotografia. Quest’ultima è stata poi rapidamente rimossa per via di quella che oggi definiremmo uno scarso senso della comunicazione.

È stato un impulso simile a quello che recentemente ha spinto Biden a rinnegare, almeno in superficie, la visione della Cina che aveva espresso lo scorso anno nell’Iowa, una questione – ancora una volta – di comunicazione inappropriata.

Sempre parlando di comunicazione, recentemente l’ex vicepresidente si è guardato bene dal continuare a definire Trump ‘razzista’ o ‘xenofobo’ perché aveva interrotto tutti i voli tra Stati Uniti e Cina.

Il tutto è divenuto particolarmente concreto quando si è scoperto fino a che punto il Pcc ha mentito sul virus: mentre si apprestava a bloccare completamente le cose in Cina, permetteva ai cittadini cinesi di volare in tutto il mondo e insisteva che il contagio tra uomo e uomo fosse praticamente inesistente.

Povero Biden. Cosa deve fare un povero ragazzo? Ora è anche accusato di aver ‘smascherato’ Mike Flynn, che ha avuto la temerarietà di criticare l’Accordo sul nucleare iraniano, quel grande fiore all’occhiello dell’amministrazione Obama-Biden.

E poi c’è quel cattivone di John Durham. Che cosa ha nella manica? Senza dubbio, qualunque cosa sia, apparirà magicamente come una grandiosa «sorpresa di ottobre» [a novembre si terranno le elezioni presidenziali, ndt].

Sembra quasi che Biden farebbe bene a chiedere ai democratici di rimandare le elezioni a causa del virus, o a ritirarsi dalla corsa alla presidenza per permettere loro di trovare un candidato più presentabile.

Ma la realtà è che può ancora vincere… ed è proprio questo il problema.

Se vincesse infatti diventerebbe ancora più significativo quel viaggio del 2014 con suo figlio. Che cosa è successo? Beh, non lo sappiamo, ma possiamo scommettere che i cinesi lo sanno bene e che è tutto registrato su un disco rigido da qualche parte, probabilmente più di uno.

Non è difficile immaginare cosa accadrebbe se Biden venisse eletto. Anche se non ci fosse niente su quel disco rigido o fosse stato cancellato (entrambe eventualità molto improbabili), Biden rimane comunque un ‘ragazzo’ che ha sempre desiderato andare a braccetto con i comunisti cinesi.

«La Cina mangerà il nostro pranzo? Andiamo…».

L’America tornerebbe nuovamente a fare più affari possibili con la Cina. Ci si scordi tutte quelle chiacchiere sul ‘distanziamento’ dalla Cina. La loro penicillina è buona quanto la nostra, forse migliore, e più economica. Perché i nostri grandi pensatori dovrebbero sprecare il loro tempo a produrre chip per computer 24 ore su 24, 7 giorni su 7? Loro devono creare. Chi se ne frega se i cinesi rubano una o due idee? Ne arriveranno comunque altre.

E in men che non si dica l’America si ritroverebbe punto a capo. In realtà andando avanti su questa linea pericolosa, i ruoli finirebbero per invertirsi e l’America in futuro dovrebbe lavorare per loro e fare il loro gioco, proprio come il resto del mondo.

Un leader giapponese aveva pronunciato le seguenti parole durante il periodo di massimo splendore del Giappone: «L’America sarà la nostra fattoria e l’Europa la nostra boutique».

La cosa poi non è durata a lungo. Ma per quanto riguarda la Cina, con la collaborazione di Biden, la minaccia rischia di essere più concreta, molto più concreta.

Il comunismo noi è poi cosi male vero? Forse potremmo provare anche noi qualcosa, le parti migliori naturalmente. Nulla di violento. Nulla che assomigli al massacro di Tiananmen.

Ma ad esempio il sistema di ‘credito sociale’ sembra funzionare bene. Alla gente piace, è una specie di gioco. Beh, naturalmente non è divertente per tutti, ma, insomma…

La verità è che se Biden venisse eletto, la Cina ‘meriterebbe’ di prendere il controllo; sarebbe una scelta veramente stupida.

 

Le opinioni espresse in quest’articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

 

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Articolo in inglese: Electing Biden Would Cede the World to China

 
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