L’Edipo Re e il virus del Pcc

L'antica saggezza contenuta nei classici può aiutarci a comprendere le cause profonde dell'attuale pandemia

Sin dai tempi antichi l’umanità ha ciclicamente attraversato epidemie, carestie e altri generi di disastri, dalla peste antonina che flagellò l’Impero romano nel II secolo dopo Cristo, alla terribile peste nera che fa da sfondo al Decamerone di Boccaccio, fino alla devastante epidemia descritta nei Promessi Sposi.

L’ultima grande pandemia è stata l’influenza spagnola del 1918, che dopo aver seminato terrore e morte in tutto il mondo è scomparsa in modo repentino e misterioso, così come del resto era arrivata.
In effetti si tratta di eventi in qualche modo trascendenti, che mettono a nudo i limiti e la precarietà dell’esistenza umana: la nostra grande e sviluppata società tecnologica è in ginocchio difronte a un nemico invisibile, così piccolo da non poter essere osservato ad occhi nudi, ma al contempo così temibile.

L’Edipo Re

Nell’Edipo Re di Sofocle (496 a.C.- 406 a.C.), annoverata come una delle più grandi opere del mondo classico, emerge con chiarezza quali fossero secondo gli antichi greci le cause di questi tremendi avvenimenti.

La tragedia si svolge nella città di Tebe, che per l’appunto era afflitta da una terribile pestilenza; Edipo è il re della città, e per capire come risolvere le sofferenze del suo popolo invia Creonte a chiedere consiglio all’oracolo di Delfi. Il responso è che per scacciare la pestilenza sarà necessario trovare e punire l’assassino dell’uomo che prima di Edipo regnava su Tebe, poiché egli vive ancora nella città e con le sue enormi colpe la contamina.

L’epidemia è dunque il risultato delle cattive azioni commesse dagli uomini; ma non finisce qui.
Durante l’indagine condotta da Edipo, si scopre che in realtà era stato egli stesso a uccidere in una disputa il precedente Re, ignorando la sua identità poiché era appena approdato in quella terra. La congiuntura sarebbe già tragica di per sé, ma il peggio deve ancora arrivare. Infatti, si scopre che in realtà Edipo era il figlio del Re, abbandonato in fasce a causa di un terribile presagio, e che dunque sua madre era diventata inconsapevolmente la sua attuale moglie.

Nella cultura greca infatti il parricidio e l’incesto erano considerati in assoluto le peggiori azioni che un uomo potesse commettere, e lo avrebbero destinato senza dubbio alla sorte più disgraziata, nella vita mortale e finanche ben oltre. Dopo aver scoperto la verità, la moglie-madre di Edipo si impicca, mentre lui si toglie la vista con la fibbia della veste di lei. Così, alla fine, cieco e in disgrazia viene condannato all’esilio, nella speranza che sulla città di Tebe possa tornare a regnare pace e prosperità.

Questo mito senza tempo ha commosso e spinto alla riflessione le persone di tutto il mondo per migliaia di anni. Uno dei suoi temi è senz’altro la transitorietà della condizione umana, poiché Edipo passa da un momento all’altro dall’essere il più rispettato e ammirato tra gli uomini all’essere il più disgraziato e derelitto, senza peraltro aver fatto nulla di propriamente intenzionale.

Un altro grande significato è dunque che ogni persona deve assumersi la responsabilità delle proprie azioni, anche quando inconsapevoli. Addirittura in questa storia è il popolo tebano che viene flagellato dalla pestilenza, forse per non aver indagato abbastanza a fondo sull’assassinio del Re o forse per aver scelto inconsapevolmente un sovrano che, pur inconsapevolmente, aveva commesso le peggiori azioni che si possano commettere.

Il legame tra l’attuale pandemia e i crimini del Partito Comunista Cinese

Oggi il mondo intero, e in particolar modo l’Italia, è travolto da una grande epidemia che ha avuto origine nella città di Wuhan, in Cina, e che si è potuta propagare in tutto il mondo a causa dell’irresponsabile e intenzionale insabbiamento del Partito Comunista Cinese; anche per questo in molti hanno scelto di ribattezzare il nuovo coronavirus come ‘virus del Pcc’.

In effetti la nostra cultura è intrisa di profondi valori e insegnamenti che possono consentire di comprendere in maniera più profonda questa epidemia e il mondo che ci circonda, sebbene negli ultimi tempi, persino nella culla del Rinascimento, erede della civiltà greca e romana, sia diventato sempre più raro ragionare in base alle logiche tradizionali, che hanno accompagnato l’umanità per migliaia di anni.

Facendo un ragionamento un po’ ardito si potrebbe paragonare l’atteggiamento dei tebani a quello del popolo italiano, e quello di Edipo – che inconsapevolmente si è macchiato del peggiore dei misfatti – con quello della nostra attuale leadership che – forse in maniera altrettanto inconsapevole – ha scelto di avvicinarsi a una delle più sanguinarie e perverse bande di criminali della storia umana: il Partito Comunista Cinese (Pcc).

Se infatti i misfatti commessi da Edipo sono enormi e imperdonabili agli occhi del Cielo, quelli del Partito Comunista Cinese sono addirittura incommensurabili, e nessun essere umano dovrebbe schierarsi al suo fianco o favorirne le perniciose ambizioni, come purtroppo ha fatto l’Italia in nome di alcuni miseri interessi economici, diventando l’unico Paese del G7 ad aderire alla Nuova Via della Seta, un enorme progetto egemonico che ha lo scopo di estendere l’influenza politica ed economica del Pcc in tutto il mondo, partendo dall’Asia, fino a raggiungere l’Africa e l’Europa.

I misfatti commessi dal Pcc non sono riassumibili in poche parole, ma d’altra parte sono ormai ben noti e comprovati, sebbene ancora poco studiati nelle scuole e nelle università. Sin da quando ha preso il controllo del territorio cinese nel 1949, il Pcc guidato da Mao Zedong ha ucciso milioni di persone per realizzare i suoi ‘grandiosi’ progetti; dall’uccisione di milioni di proprietari terrieri, a quella di milioni di intellettuali, fino alle persecuzioni religiose e culturali che hanno condotto al quasi completo sradicamento della millenaria cultura tradizionale cinese, un’operazione di sradicamento che ha raggiunto il suo apice durante la Rivoluzione Culturale. Un drammatico periodo durante il quale anche il solo possedere un libro di Confucio – i cui virtuosi insegnamenti sono stati studiati in Cina con rispetto e venerazione per oltre 2 mila anni – poteva costare la vita al malcapitato di turno.

Qualcuno potrebbe dire che la Cina è cambiata dopo la morte di Mao Zedong e la fine della Rivoluzione Culturale nel 1976, e in effetti è certamente così. Tuttavia, al potere è rimasto lo stesso Partito Comunista Cinese, che nonostante i cambiamenti superficiali ha preservato la sua natura malvagia, che nei momenti cruciali torna a manifestarsi con drammatica irruenza e chiarezza. Gli esempi più clamorosi sono il massacro di Piazza Tiananmen del 1989, quando messo sotto pressione dal desiderio di democrazia della gioventù cinese, il Pcc ha scelto di reprimere nel sangue le pacifiche manifestazioni, uccidendo un numero imprecisato di studenti innocenti (nell’ordine comunque di diverse migliaia).

Nel frattempo, la brutale persecuzione del Falun Gong prosegue ormai da oltre 20 anni, dopo che l’allora segretario del Partito Jiang Zemin ha deciso che bisognava sradicare dalla Cina questa popolare disciplina tradizionale, basata sulla meditazione e sui principi di verità, compassione e tolleranza. Come se non bastasse, dal 2006 sono emerse le prove – e nessun politico può lecitamente dire di esserne completamente all’oscuro – che in Cina per effettuare gran parte dei trapianti di organi vengono utilizzati prigionieri di coscienza (Tibetani, uiguri, cristiani e praticanti del Falun Gong) ancora vivi, a cui vengono prelevati con la forza organi vitali da destinare al tanto redditizio quanto oscuro mercato dei trapianti.

Più recentemente anche la gestione dell’attuale epidemia ha rivelato, e sta continuando a mostrare al mondo la natura malvagia del Pcc, che ha nascosto l’esistenza della malattia alla popolazione e al mondo intero per circa due mesi, esacerbando la crisi sanitaria che sta sconvolgendo il mondo e provocando migliaia di vittime. Inoltre, il fatto che le autorità del Partito abbiano comunicato dati palesemente distorti circa il numero dei contagi e delle vittime ha prodotto la reazione assolutamente inadeguata e intempestiva di tutti i governi che hanno prestato fede a tali informazioni – seppur solo parzialmente – come ad esempio l’Italia.

Prendere le distanze dal Pcc

Alla luce della morale contenuta nel mito di Edipo si potrebbe dire che la soluzione per l’Italia sia innanzitutto quella di cercare la verità – quella che nell’Edipo Re è rappresentata dall’identità dell’assassino – e ravvedersi dei propri errori; in maniera simile a come, per ironia della sorte, ha dichiarato lo stesso premier Giuseppe Conte durante la conferenza stampa del 24 marzo: «Sono convinto che questa prova durissima che tutti noi stiamo affrontando ci renderà migliori. Perché in questo momento tutti quanti, io stesso, ma penso ognuno di voi sta riflettendo su quel che ha fatto, sulla propria vita, sul proprio stile di vita, sulla propria scala di valori, questa è l’occasione per fermarsi a fare delle riflessioni che di solito non riusciamo a fare perché siamo presi da un tram tram frenetico, un via vai frenetico. Da questo punto di visto in queste giornate , ahimè purtroppo, abbiamo più tempo per riflettere, e io credo che ne approfitteremo anche per trarne il giusto insegnamento».

A livello pragmatico e tangibile l’Italia dovrebbe accorgersi di aver commesso un enorme errore a stabilire una partnership strategica con il malvagio Partito Comunista Cinese, mettendo da parte tutti i valori propri della nostra cultura in nome di alcuni piccoli ed evanescenti interessi economici, che come sta dimostrando ancora una volta l’attuale pandemia possono svanire da un momento all’altro.

 
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