L’economia cinese in crisi per la Zero-Covid: «Non esiste una cura»

Di Dorothy Li

Le prospettive economiche della Cina sono cupe dopo che mesi di lockdown per Covid-19 intermittenti hanno sconvolto l’industria in tutto il Paese, lasciando la massima leadership del Partito Comunista Cinese (Pcc) in uno stato d’ansia.

Ai funzionari locali è stato recentemente ordinato di stimolare l’economia ora in contrazione. Il tutto in questo anno politico cruciale, dato che il leader del Pcc Xi Jinping cercherà di ottenere un terzo mandato al 20° Congresso Nazionale questo autunno. Ma secondo gli analisti, l’ordine di stimolare l’economia sarà difficile da attuare date le deboli condizioni economiche sottostanti e il fatto che la politica intransigente del regime chiamata «Zero-Covid» ha l’imprimatur di Xi ed è quindi improbabile che venga allentata.

In questo contesto, il 25 maggio il premier Li Keqiang, il secondo in comando della Cina, ha intrapreso il passo senza precedenti di condurre una conferenza virtuale con 100 mila funzionari delle autorità provinciali, cittadine e di contea per lanciare severi avvertimenti sullo stato dell’economia.

«Le difficoltà, per alcuni aspetti e in una certa misura, sono persino maggiori del 2020, quando la pandemia ha colpito duramente», ha affermato Li, secondo una breve versione del suo discorso pubblicata dai media statali cinesi.

L’avvertimento è arrivato sulla scia della crescente frustrazione tra gli economisti, i gruppi d’affari e persino il pubblico in generale per l’impegno dei leader del Pcc nei confronti della politica Zero-Covid. Molti infatti credono che sia impossibile mantenere la crescita economica mantenendo l’approccio di tolleranza zero di Xi nei confronti del virus.

La politica Zero Covid ha portato al lockdown di decine di città dalla fine dello scorso anno mentre il regime cerca di contenere la variante Omicron in rapida diffusione, sconvolgendo gravemente la vita e le imprese nella seconda economia più grande del mondo.

Gli analisti della banca giapponese Nomura hanno stimato che 26 città cinesi stavano implementando lockdown totali o parziali o altre misure Covid a partire dal 23 maggio, per un totale di 208 milioni di persone e il 20,5% della produzione economica cinese.

La mossa di Li ha anche alimentato la speculazione su una scissione, o lotta interna politica, all’interno dei vertici del Pcc. Alcuni osservatori hanno sottolineato che alla conferenza, la strategia Zero-Covid di Xi non è stata nemmeno menzionata.

«I messaggi di Xi e Li sono in conflitto, quindi i funzionari locali ora sono confusi», ha affermato Li Hengqing, un esperto cinese del think tank del Washington Institute for Information and Strategy, che ha aggiunto che i funzionari stanno ora «aspettando di vedere da che parte soffia il vento» prima di decidere se dare la priorità allo sviluppo economico o alle misure di controllo del Covid-19.

Ma per Li del Washington Institute, i massimi leader del Pcc probabilmente non stanno affatto segnalando «un passaggio allo sviluppo dell’economia» a spese della Zero-Covid. E a sostegno di questa lettura cita un articolo apparso sui media cinesi: l’Economic Daily, un quotidiano affiliato al Consiglio di Stato guidato dal premier Li, ha pubblicato infatti un lungo commento poche ore dopo la videoconferenza, che presentava in modo ottimistico la situazione dell’economia del Paese. L’articolo chiedeva una valutazione razionale dell’economia cinese e ne evidenziava i «fondamentali di crescita a lungo termine», senza menzionare le osservazioni del premier.

Il testo completo del commento è stato ampiamente ristampato dai portavoce del Pcc il 26 maggio.

Prospettiva cupa

La crociata Zero-Covid di Xi ha fermato bruscamente decine di città, fatto chiudere fabbriche e negozi e aumentato la pressione sull’economia traballante del Paese.

In un caso estremo, l’hub finanziario di Shanghai, che ha subito un lockdown di oltre due mesi a partire da marzo, ha registrato zero vendite di auto ad aprile, secondo l’Associazione di Shanghai per il Commercio e la Venduta delle Automobili.

Le banche di investimento hanno abbassato le loro proiezioni per la crescita economica della Cina dopo la pubblicazione dei dati economici ufficiali di aprile. E anche le aspettative più ottimistiche sono al di sotto dell’obiettivo di crescita ufficiale del Pcc di «circa il 5,5 per cento».

Citigroup e S&P Global prevedevano un’espansione dell’economia cinese rispettivamente del 4,2% e del 4,9%. Ubs ha tagliato la previsione del prodotto interno lordo (Pil) al 3% quest’anno. La previsione più cupa è quella degli economisti di Bloomberg, che prevedevano una crescita solo del 2% quest’anno. Bloomberg Economics ha affermato che la crescita economica degli Stati Uniti potrebbe superare la Cina per la prima volta dal 1976, l’ultimo anno della tumultuosa Rivoluzione Culturale cinese.

Secondo gli analisti, anche se il regime non raggiungesse l’obiettivo di crescita, il Pcc gonfierebbe i dati pubblicati in modo che l’obiettivo venga raggiunto sulla carta, soprattutto considerando quanto questo sia importante per Xi, che si candida a un altro mandato: «Modificherà sicuramente la cifra se sarà al comando [quando verranno rilasciati i dati ufficiali, ndr]», ha sostenuto Li Hengqing, riferendosi a Xi. «I veri dati saranno rivelati solo se Xi non sarà il leader del Partito o non avrà il controllo diretto».

‘Senza cura’

Nonostante la loro scarsa affidabilità, i dati ufficiali di aprile hanno comunque già mostrato un forte rallentamento.

Dato che decine di milioni di consumatori sono stati tenuti a casa, le vendite al dettaglio sono diminuite per due mesi consecutivi ad aprile e hanno raggiunto il livello più basso dall’inizio della pandemia nel 2020, secondo i dati ufficiali. E sebbene ad alcuni lavoratori sia stato permesso di lavorare e vivere nelle fabbriche, la produzione industriale ad aprile è diminuita del 2,9% rispetto all’anno precedente.

Gli ultimi dati pubblicati dall’ufficio statistico cinese il 31 maggio hanno mostrato che l’attività delle fabbriche ha continuato ad essere in difficoltà a maggio, anche se a un ritmo di contrazione più lento. L’indice ufficiale dei responsabili degli acquisti del settore manifatturiero è sceso a 49,6, in leggero aumento dal 47,4 di aprile. La lettura è rimasta ancora al di sotto del segno di 50 punti, il che indica una contrazione.

Il 31 maggio, il Consiglio di Stato cinese ha pubblicato i dettagli di un piano in 33 punti, che copre misure fiscali, politiche finanziarie, di investimento e industriali per rilanciare l’economia.

Gli analisti, tuttavia, non si dicono ottimisti, affermando che le politiche di Xi hanno danneggiato la fiducia delle imprese: «Il rallentamento dell’economia cinese negli ultimi anni è stato in gran parte il risultato del modello di controllo di Xi, che è come tornare all’era di Mao Zedong», ha affermato Hsieh Chin-ho, studioso di economia taiwanese, in riferimento al primo leader del Pcc che ha tentato di attuare un’economia pianificata socialista.

L’anno scorso, le autorità hanno lanciato un’ampia repressione normativa nell’ambito della campagna di «prosperità comune» di Xi, eliminando miliardi di euro nel valore dei giganti della tecnologia cinesi e portando a decine di migliaia di licenziamenti.

L’ultimo lockdown del Covid-19 ha ulteriormente inibito la domanda nei mercati del lavoro del Paese. Il tasso di disoccupazione cinese ha raggiunto il massimo da due anni ad aprile, quando i funzionari hanno chiuso le attività in metropoli come Shanghai. Il tasso di disoccupazione giovanile urbana tra i 16 ei 24 anni ha raggiunto il 18,2%.

Inoltre, quest’estate dovrebbero laurearsi oltre 10 milioni di nuovi studenti universitari. Il numero record di nuove persone in cerca di lavoro arriverà proprio quando la minaccia di ripetuti lockdown ha ridotto i ricavi delle imprese e abbattuto il morale.

«Molte piccole e medie imprese sono fallite», ha raccontato a Epoch Times il 30 maggio un proprietario di una piccola impresa a Pechino. «Abbiamo già perso fiducia, sicuramente».

Le incertezze delle autorità hanno portato a un calo della fiducia delle imprese, e i residenti tendono a risparmiare invece di spendere, ha affermato Li: «Come puoi aspettarti una grande inversione di tendenza nell’economia cinese? Non esiste una cura per l’economia cinese».

 

Articolo in inglese: China’s Flagging Economy Fueled by ‘Zero-COVID’ Has ‘No Cure,’ Analysts Say

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